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4 cose che possiamo imparare dai bambini

Per diventare grandi al lavoro, occorre essere curiosi, fiduciosi e positivi. Proprio come i più piccoli

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Quando qualcuno ci dice: “Ti comporti come un bambino”, di norma, non vuole farci un complimento. I bambini sono irragionevoli, capricciosi e a tratti indisponenti; pretendono, consumano e dimenticano in fretta. Quando un adulto viene tacciato di agire come un bambino, di solito non reagisce bene; ma siamo sicuri che si tratti di una vera offesa? Il mondo dei più piccoli è regolato da dinamiche particolari, che sfuggono agli asfittici schematismi dei grandi. E alle sovrastrutture mentali più ingombranti. Non ci sono verità assolute, ma istruzioni a cui attenersi; non c’è paura dell’ignoto, ma voglia di scoprire.

4 cose che possiamo imparare dai bambini e che possono aiutarci nel lavoro

Diventare grandi non vuol dire necessariamente esserlo: soltanto chi comprende che la vita è una continua lezione e che, in cattedra, può salire chiunque, può dirsi realmente cresciuto. Soprattutto se riconosce che ci sono molte cose che possiamo imparare dai bambini. Anche al lavoro.

La voglia di imparare

Avete mai visto un bambino starsene con le mani in mano? A meno che non li piazziate davanti a una televisione o ad una console, l’attitudine fisiologica dei bambini è quella di correre, muoversi, darsi da fare. Hanno un’insaziabile voglia di imparare, di conoscere cose nuove e di fare esperienza. E guardano, con sincera ammirazione, a chi ne sa più di loro. E’ un atteggiamento che anche gli adulti dovrebbero impegnarsi a mantenere, specie quando sono al lavoro. La pigrizia e l’apatia possono rendere le giornate interminabili; per far sì che il tempo scorra piacevolmente, bisognerebbe, al contrario, trovare sempre nuovi stimoli. Quanto alla possibilità di apprendere da chi è più bravo di noi, è una lezione che dovremmo tenere in grande considerazione. I bambini riconoscono i meriti degli altri, ne gioiscono e tentano di emularli; i grandi, al contrario, fanno spesso fatica a condividere i successi di chi è più in gamba e capace di loro. E vinti dall’invidia, tentano di sminuire il valore di quello che fanno.

La sincerità

I piccoli non sanno mentire: tendono a dire le cose come sono (o per lo meno a descriverle come le percepiscono) e quando dicono una bugia, fanno fatica a non farsi scoprire. Sono prerogative che dovremo salvaguardare anche da grandi, evitando di perderci in falsità e ipocrisie che possono compromettere i rapporti con gli altri. Sia ben chiaro: se nutriamo una forte antipatia per il nostro capoufficio, non è strettamente necessario che glielo confessiamo apertamente; ma evitiamo, perlomeno, di mostrarci eccessivamente accondiscendenti e cerchiamo di prendere le giuste distanze (senza mai mancargli di rispetto). Il consiglio è, insomma, quello di essere il più onesti possibile e di mostrarci trasparenti e autentici, ogni volta che ne abbiamo l’occasione.

La fiducia in se stessi e negli altri

I bambini sono ottimisti per natura. Pensano che il mondo sia un grande parco giochi e che ogni incontro possa procurare divertimento. Per questo, si approcciano in maniera positiva a tutto e a tutti, facendo spesso fatica a riconoscere le insidie che li circondano (e da cui, noi adulti, dobbiamo ovviamente difenderli). Si lanciano con entusiasmo in ogni cosa che fanno perché hanno fiducia in loro. Non pensano troppo alle conseguenze e non si lasciano condizionare (salvo casi particolari) dalla possibilità di fallire. Affrontare, senza troppe paure, la vita è qualcosa che gli adulti dovrebbero (re)imparare dai bambini. Facendo anche tesoro della loro fisiologica apertura agli altri. Fidarsi di chi ci sta accanto può fare la differenza: soltanto se ci impegneremo a scovare il meglio negli altri, potremo sperare di essere, a nostra volta, apprezzati. E innescare un circolo virtuoso che non potrà non sortire risultati importanti per tutti.

La curiosità

E’ una caratteristica strettamente correlata a quanto detto prima. I bambini sono curiosi, non si accontentano di quello che sanno o che hanno e, quando si imbattono in qualcosa di nuovo, non indietreggiano, ma cercano anzi di ricavarne quante più informazioni possibili. Inanellano domande su domande (arrivando, a volte, a sfinire l’interlocutore) perché sentono l’esigenza di ampliare i confini del loro mondo. Di acquisire nuove conoscenze. Se gli adulti imparassero a mantenere viva la loro curiosità, il mondo sarebbe un posto migliore. E le aziende, luoghi più produttivi, popolati da persone entusiaste e perennemente coinvolte. L’attitudine ad annusare, toccare, sperimentare, domandare (per crescere e migliorarsi) non dovrebbe mai essere trascurata. O peggio ancora, abbandonata.

Per diventare grandi – anche al lavoro – occorre, insomma, riscoprire e valorizzare l’entusiasmo del bambino che è in noi. Coltiviamolo, giorno dopo giorno.

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