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Affrontare un colloquio di lavoro con metodo

Ci sono alcuni modelli collaudati che aiuta ad affrontare un colloquio di lavoro con metodo ed in maniera efficace.

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Come affrontare un colloquio di lavoro? Va prima di tutto detto che un colloquio è anche, (ma non solo) qualcosa di molto personale, quindi è possibile ed a volte è anche consigliato trovare metodi soggettivi per fronteggiare un simile evento. Vanno però fatte alcune precisazioni in merito. La prima è che non è detto che utilizzare un metodo personale sia sempre la soluzione migliore, dipende anche da chi si ha di fronte e dal tipo di lavoro per il quale si è deciso di andare a colloquio. La seconda è che per affinare un modo personale bisogna essere piuttosto esperti in colloqui ed anche conoscere decisamente bene il tipo di lavoro per il quale ci si sta candidando. La terza e forse la più importante è che certe cose bisogna comunque dirle, perché il selezionatore le chiederà, quindi tecnicamente sono informazioni standard ed è necessario conoscerle e sapere come rispondere. In ogni caso, i modelli per affrontare un colloquio di lavoro sono molteplici, vediamone alcuni.

I modelli per affrontare un colloquio di lavoro

Il modello STAR

Ad esempio, fornire esempi concreti durante un colloquio di lavoro è un modo efficace per dimostrare le proprie competenze ed illustrare come il modo in cui sono state risolte situazioni complesse. Per fare questo vi sono alcuni modelli già sperimentati e collaudati, il più famoso è il cosiddetto modello STAR, che esiste da decenni ed è utilizzato in tutto il mondo. Se il nome, che è poi un acronimo, richiama qualcosa di molto lontano e nell’immaginazione anche un po’ aleatorio (star in inglese significa stella), è invece palese che ciò che questo modello descrive sia tremendamente concreto. STAR sta per Situation (situazione), Task (ruolo), Action (Azione) e Result (risultato). Per essere più esplicativi ed immediati, chi vuole usare questo modello per affrontare un colloquio deve essere in grado di spiegare in sequenza ed in modo decisamente dettagliato la situazione in cui si trovava al momento dell’esempio di lavoro che vuole descrivere, il suo ruolo (task) lavorativo (operaio, impiegato, dirigente, collaboratore), cosa ha fatto (le azioni che ha intrapreso), e cosa ne è risultato da quelle azioni. Se si vuole avere la certezza di essere chiari e, per così dire, fare colpo sul recruiter, queste quattro voci sono letteralmente indispensabili e soprattutto lo è la loro descrizione calata in una situazione realmente avvenuta.

Ad un colloquio, a seconda della sua lunghezza, può anche capitare di dover, o comunque poter, fornire esempi multipli, quindi il consiglio è quello di prepararsi al meglio qualcosa da dire per non fare la figura di quelli colti di sorpresa. Chiunque abbia avuto un’esperienza lavorativa più o meno lunga ha episodi da raccontare. Quindi il problema non sta sicuramente nel poter reperire il contenuto degli esempi di cui sopra, ma avere bene in mente come raccontarli. Anche la sequenza è ovviamente importante. Non è plausibile infatti raccontare l’azione prima della situazione, perché non essendo la seconda calata nel contesto (appunto la situazione), molto probabilmente non verrà capita e la comunicazione risulterà meno efficace e un po’ confusionaria.

Proviamo ora, per essere ancora più chiari, a fare un esempio concreto: per essere più efficaci nell’esempio non descriveremo una situazione generale, ma un problema aziendale. Partiamo quindi col raccontare la situazione che in questo caso è quella per la quale in azienda purtroppo si è rotto un macchinario molto importante. Andiamo poi a descrivere il ruolo (del candidato) che è quello del responsabile di manutenzione. L’azione intrapresa sarà sicuramente quella di fare un’analisi dei danni riportati dal macchinario, seguita da una valutazione di come poterlo riparare e conseguentemente il verificarsi di un intervento concreto, effettuato dallo stesso responsabile o da un tecnico esperto chiamato dal primo.Il risultato sarà quindi quello della ripresa del funzionamento del macchinario e quindi della produzione. Fin qui è facile, ma in un colloquio per un posto tecnico bisogna essere in grado di fornire diversi dettagli, come ad esempio il tipo ed il modello di macchinario, quale è stato il danno ed in che modo ne ha risentito la produzione (situazione). E poi, da quanto tempo si era responsabili di manutenzione (ruolo). Chi ha aggiustato il macchinario e come, quanto tempo ci ha messo e perché si è presa una determinata decisione che può essere stata quella di aggiustarlo autonomamente o chiamare qualcuno (azione). Quale danno ha subito la produzione, ma soprattutto quale danno è stato evitato alla stessa aggiustando il macchinario tempestivamente (risultato). Essere specifici e quantificabili è fondamentale. E, come detto, anche adattare gli esempi al tipo di colloquio e quindi anche all’annuncio di lavoro al quale si è rispostoha un’importanza molto alta. Cercare di collegare gli esempi alle competenze ed alle qualità che l’azienda sta cercando è un altro piccolo segreto da tenere presente. Mostrare come le esperienze passate siano state importanti per la nuova posizione alla quale ci si sta candidando pure.

Tra i modelli per affrontare un colloquio di lavoro lo STAR è sostanzialmente una metodologia di risposta alle domande comportamentali nei colloqui di lavoro e come prima accennato è utilizzato ovunque da decenni. Questo, sebbene non sia possibile attribuirne l’invenzione ad una singola persona né essere troppo precisi sulla data della sua nascita. Esso però nella pratica delle cose è stato adottato come strumento per strutturare risposte chiare ed efficaci durante un colloquio. Essendo molto performante, la sua popolarità è cresciuta negli ambienti aziendali e nelle pratiche di selezione del personale. L’uso del modello STAR è un grande aiuto per i candidati che vogliono presentare le proprie competenze ed esperienze in modo organizzato e dettagliato, in modo da offrire agli intervistatori un quadro completo delle abilità pratiche possedute. Nel contesto delle interviste comportamentali e più in generale dei colloqui di lavoro, il fin qui descritto modello STAR è stato ampiamente utilizzato e riconosciuto per la sua efficacia nel fornire risposte strutturate e dettagliate. Ma non è l’unico modello esistente. Nel corso del tempo infatti, alcuni professionisti delle risorse umane hanno sperimentato e sviluppato altre varianti o approcci per ottenere informazioni più approfondite o valutare abilità specifiche. Esistono quindi altri modelli abbastanza utilizzati durante i colloqui. Tali modelli possiedono altri nomi, ma verrebbe da dire che non si differenziano in modo così netto dal più noto modello STAR.

Gli altri modelli

Vi sono poi altri I modelli per affrontare un colloquio di lavoro, ad esempio il modello PAR (Problema, Azione, Risultato) è decisamente simile allo STAR, ma con l’aggiunta dell’elemento “Problema”, che evidenzia la capacità di risolvere situazioni problematiche. Ciò è vero fino ad un certo punto. Se lo star richiama una “Situazione”, che effettivamente può anche non essere problematica, è pur vero che se si vuole fornire un esempio concreto delle proprie capacità, è meglio descrivere un problema piuttosto che una situazione in cui difficoltà non ce ne sono state (come emerge dal nostro esempio), perché la spiegazione sarà molto più chiara, i dettagli forniti maggiori e più specifici e le proprie competenze risulteranno molto più importanti. Il modello CAR (Contesto, Azione, Risultato) introduce il contesto come primo elemento, ma anche qui, il contesto può tranquillamente essere un problema aziendale. E’ però vero che la parola contesto richiama qualcosa di molto più ampio, quindi se si vuole, o viene richiesto di utilizzare il modello CAR, è possibile descrivere ad esempio le condizioni di lavoro ed i rapporti tra colleghi. Ciò consente di spiegare meglio le circostanze iniziali di una situazione. Un altro tra i modelli per affrontare un colloquio di lavoro è Il SOAR (Situazione, Ostacolo, Azione, Risultato), che aggiunge l’elemento ostacolo per concentrarsi sul superamento di sfide specifiche, ma come è facile intuire non si distingue molto dal modello CAR o dallo STAR. E’ però possibile sostenere che in qualche modo integri i due, se si vuole assimilare la situazione del SOAR al contesto del CAR e l’ostacolo alla situazione dello STAR del nostro esempio. Sostanzialmente dipende appunto da come si vogliono utilizzare tali modelli. Per ultimo ma non per importanza il CARE (Challenge/sfida, Azione, Risultato, Evaluation/valutazione): non si discosta nemmeno lui granché dagli altri se non per il fatto che effettivamente include un elemento nuovo che corrisponde ad una valutazione personale, o una riflessione sulla situazione descritta a colloquio

Come più volte ripetuto, è importante notare e tenere presente che l’efficacia di questi di questi modelli per affrontare un colloquio di lavoro, dipende dal contesto e dagli obiettivi specifici dell’intervista. Alcune aziende possono preferire l’approccio classico del modello STAR, mentre altre potrebbero adottare varianti o sviluppare approcci personalizzati in base alle loro esigenze specifiche. La chiave resta la capacità di fornire risposte chiare, specifiche e rilevanti alle domande comportamentali durante un colloquio. Perché sostanzialmente questo è ciò che va fatto in un colloquio di lavoro per poter essere valutati in maniera attenta ed efficace dal selezionatore che poi dovrà dare decidere se assumere o meno il candidato ed a quali condizioni.

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