Considerato da Pietro Ichino (qui la nostra intervista al noto giuslavorista) uno dei maggiori esperti italiani in comparazione internazionale dei Servizi pubblici per l’Impiego, consulente di Regione Lombardia e Friuli Venezia Giulia (nonché di Bianco Lavoro) in politiche attive del lavoro, Francesco Giubileo è stato nominato nell’ultima Assemblea dei soci di AFOL Metropolitana dell’area di Milano (tenutasi il 1° dicembre) nuovo membro del Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia (confermata a Mario Donno la carica di Presidente di AFOL e a Mattia Granata il ruolo di vice-presidente). L’occasione è stata propizia e l’abbiamo sfruttata per chiedere alcuni chiarimenti in merito al Jobs Act ed al futuro di AFOL Metropolitana.
Giubileo, come sta procedendo la fase di attuazione del Jobs Act in materia di politiche attive del lavoro e servizi pubblici per l’impiego?
La sua attuazione sarà lunga, saranno necessari un paio di anni per andare a “regime”. Al momento il “tema” non è tanto l’applicazione del Jobs Act (L. 150/2015) ma piuttosto la copertura economica dei Centri per l’impiego in seguito al riordino degli enti locali collegato alla riforma del lavoro; argomento oggetto di un “acceso” dibattito negli ultimi Accordi Stato-Regioni (la decisione finale prevede una copertura regionale di 1/3 della spesa complessiva, mentre i restanti 2/3 spettano allo Stato). All’interno di questo quadro, è possibile che i CPI (Centro per l’Impiego) si trovino coinvolti in una situazione di “transizione” di medio periodo (almeno due anni) fino all’effettiva applicazione del Titolo V e al conseguente passaggio di consegne in tema di politiche attive dalle Regioni all’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (rimane non chiara la forma e il contenuto di questa consegna).
Entrando nel dettaglio di AFOL Metropolitana, quali sono secondo lei i “punti” di forza che deve avere l’agenzia metropolitana ?
Diciamo subito che per poter formulare una risposta a tale domanda, è bene aver modo di studiare e analizzare il quadro complessivo, quindi non sono ancora in grado di rispondere. Sicuramente, a mio giudizio, esistono tre grandi “aree” che dovrebbero rappresentare il cuore dei futuri Centri per l’impiego nel nostro Paese, non solo di AFOL: lo sviluppo di una piattaforma in grado di poter realizzare agevolmente attività di orientamento professionale e di marketing territoriale per migliorare l’attività di incontro domanda/offerta di lavoro (a regime questo dovremmo vederlo nel Portale unico del lavoro previsto dal Jobs Act); il secondo aspetto è quello di potenziare l’attività di auto-impiego ed in generale i servizi per le imprese; infine investire il più possibile nei servizi Eures e in materia di progettazione europea (in due ambiti, quello della mobilità internazionale e quello di accesso a risorse da bandi europei li vedo in sinergia tra loro, ovvero grazie alla rete Eures si trovano partner per partecipare ai bandi). Per realizzare queste aree, sono necessarie competenze e soprattutto risorse, faccio mie le parole del ministro Poletti, che evidenziava come in Italia le risorse dedicate ai Servizi pubblici per l’impiego siano nettamente inferiori rispetto ad altri paesi. Lo sa che in Gran Bretagna, si spendono per i CPI 5 miliardi di euro (in Italia neppure 400 milioni) ed il personale è di 75mila unità (in Italia circa 6-7mila).
Una bella differenza, non c’è che dire. Invece, quali sono le priorità dell’Agenzia metropolitana ?
Sicuramente sono due: la prima è quella di comunicare il suo ruolo strategico per Milano a Regione Lombardia e Agenzia nazionale per le politiche del lavoro (Anpal ), soprattutto far capire che l’Agenzia è fondamentale per garantire servizi per l’impiego ai più svantaggiati, “target” quasi sempre ignorato dall’operatore privato perché difficilmente ricollocabile; la seconda è la fusione delle restanti AFOL (ad eccezione di AFOL Monza e Brianza) in AFOL Mentropolitana. Ritengo fondamentale questo secondo passaggio, perché una volta a regime AFOL rappresenterà l’Agenzia pubblica del lavoro più importante del paese, d’altronde siamo in una metropoli che da sola fa il 10-12 % dell’intero mercato del lavoro nazionale. In entrambe le priorità, mi pare che l’attuale direzione si stia muovendo molto bene.
Dopo Expo, negli sportelli AFOL si sono riversate diverse migliaia di persone, si parla di circa 4mila individui, che hanno lavorato all’Esposizione universale e adesso cercano un nuovo lavoro, quali secondo lei sono le azioni da intraprendere ?
La questione Rappresenta certamente una sfida importante per AFOL Metropolitana. Il numero consistente di persone non è facile da ricollocare, soprattutto perché concentrato in un settore specifico. Temo che se lasciata sola, Afol rischia di non poter reinserire nel mercato del lavoro così tante persone.
Quindi cosa suggerisce,perchè qualcosa bisognerà pur fare, no?
Analogamente a quanto realizzato dai Centri per l’impiego di Como e da AFOL Monza e Brianza, svilupperei una proposta di “Azione di rete” (si tratta di uno strumento di politiche attive gestito e sostenuto economicamente da Regione Lombardia volto a realizzare programmi di ricollocazione differenti dalla Dote Unica del lavoro). Un progetto con AFOL Metropolitana capofila di un consorzio che vede diversi operatori profit e no-profit collaborare nell’attività di intermediazione, sfruttando l’analisi delle Comunicazioni obbligatorie per azioni di marketing territoriale in riferimento a settori e qualifiche professionali analoghi a quelli presenti in Expo.
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