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Agenzia Delle Entrate: cosa è, come funziona, quali compiti ha e come lavorarci

Agenzia delle Entrate: che cosa è? Quali funzioni ha? Storia, origine ed evoluzione dell’Ente, funzioni ad essa attribuite, soggetti controllati, concorsi e come lavorarci.

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L’Agenzia Delle Entrate è probabilmente tra gli enti pubblici che più è stato al centro del dibattito politico e sociale negli ultimi anni. Il ruolo che ricopre, così come le sue responsabilità e i suoi modi di agire, sono infatti spesso state oggetto di modifiche e correzioni, tutte finalizzate ad ottimizzare i tempi della sua azione e a tutelare sia i diritti dei cittadini che quelli dell’Erario. Ad oggi, comunque, le attività svolte dall’Agenzia delle Entrate così come gli uffici attraverso i quali essa opera sono chiari e riconducibili  all’interno di confini ben definiti che, di seguito, proveremo a chiarire meglio.

Che cosa è l’Agenzia delle Entrate

Prima di capire meglio che cosa fa e quali sono i compiti dell’Agenzia delle Entrate è fondamentale, soprattutto per una questione di completezza, definire l’Ente di per sé. Che cosa è, dunque, l’Agenzia delle Entrate? Come e dove possiamo classificarla all’interno del Sistema Pubblico Nazionale Italiano? Ebbene, come molti forse sapranno, l’Agenzia delle Entrate è un Ente Pubblico o, per meglio dire, un’Agenzia Pubblica Italiana cui compito principale è quello di sorveglianza e controllo dei contribuenti (cittadini e non) residenti e/o operanti sul territorio dello Stato Italiano. La sua attività principale, dunque, riguarda l’accertamento e la definizione della posizione fiscale e tributaria di un determinato soggetto (persona fisica o giuridica), tenendo conto di quello che è stato dichiarato dallo stesso con ciò che, invece, corrisponde a realtà. All’Agenzia delle Entrate, in fine, spetta anche la gestione dell’Anagrafe dei rapporti finanziari, ovvero della banca dati contenente informazioni e notizie relative alle posizioni fiscali dei contribuenti italiani. Il suo compito, nello specifico, è quello di mantenere aggiornati questi dati, verificandoli e – ovviamente – accertandosi della veridicità degli stessi, in modo tale che questi risultino attendibili, soprattutto se e quando sarà necessario ricorrere a tali informazioni come prove.

Storia, origini ed evoluzione

L’Agenzia delle Entrante viene istituita nel 1999 dalla cd. Riforma Bassanini, contenente al suo interno provvedimenti normativi fortemente voluti da colui che di questa riforma si è fatto promotore, ovvero l’allora ministro Franco Bassanini. Le leggi al suo interno contenute sono quattro e, nel loro insieme, hanno avuto tutte come obiettivo principale quello del decentramento di alcune funzioni della Pubblica Amministrazione e la conseguente semplificazione del sistema di azione stessa.

Con la legge Bassanini quarter (la L. 50/1999), in un’ottica policentrista, sono state allora istituite dodici Agenzie Dipendenti, ovvero delle organizzazioni autonome responsabili di specifiche attività di controllo e dotate di particolari funzioni tecnico – operative  ben circoscrivete e ordinate. Tra queste agenzie, come è facile intuire, c’era anche l’Agenzia delle Entrate, diventata operativa a tutti gli effetti dal 1 gennaio 2001.  Prima della Riforma Bassanini sparsi su tutto il territorio vi erano più di mille uffici responsabili della gestione e riscossione dei tributi. Diversi sono stati quindi i vantaggi conseguenti a questo nuovo tipo di disposizione e questo perché a beneficiarne, a livello di semplificazione burocratica e risparmio economico, è stato sia lo Stato che il contribuente. Con la riduzione del numero di uffici, infatti, sono anche diminuite le voci di uscita della spesa pubblica e, cosa più importante, il riordino è riuscito a dare ai cittadini maggiori sicurezze, riducendo il numero di intermediari nella riscossione e rendendo unico il soggetto a cui avanzare domande e chiarimenti in caso di controversie in ambito fiscale – contributivo.

L’Agenzia delle Entrate oggi: da Equitalia ad Agenzia delle Entrate – Riscossione

Oggi l’essenza e la missione dell’Agenzia delle Entrate non è cambiata più di tanto rispetto alle sue origini. Negli anni, ovviamente, diversi sono stati gli interventi legislativi e le direttive impartite dagli Organi di Governo volte a migliorare la sua azione. L’intervento più recente, per esempio, risale al 2017 quando, a seguito della proclamazione del Decreto Legge 193/2016  convertito con modificazioni dalla Legge 225/2016, Agenzia delle Entrate – Riscossione dal 1 luglio 2017 è subentrata a titolo universale ai rapporti attivi e passivi delle società del Gruppo Equitalia (tranne in quelli di Equitalia Giustizia). Gli uffici e gli organi dell’Agenzia delle Entrate, in pratica, oltre che dei controlli sui contribuenti sono stati autorizzati in questo modo a gestire anche le azioni di comunicazione delle irregolarità fiscali e di riscossioni dei debiti contributivi. Quello dell’Agenzia, dunque, oggi non si limita più a essere un mero controllo formale poiché, con dati alla mano, essa ha adesso il compito e il dovere di agire tutte le volte in cui lo ritiene necessario, recuperando liquidi e passività imputabili ai contribuenti e vantati dall’Erario.

Quali funzioni ha

Funzione principale dell’Agenzia delle Entrate è indubbiamente il contrasto e la lotta all’evasione fiscale. Tutti gli operatori economici e i cittadini dello Stato Italiano hanno il dovere di contribuire alla spesa pubblica in base alla propria disponibilità di reddito e chi non lo fa, ovviamente, commette reato. La tutela della Res Publica, di fatto, interessa e coinvolge tutti e deve essere tutelata in ogni suo aspetto in uno Stato di Diritto.  Attività e funzioni dell’Agenzia delle Entrate, perciò, coincidendo con la salvaguardia degli interessi pubblici, diventano di fatto dei precisi doveri definiti dalla legge.

Il modus operandi dell’ente, dunque, è e deve essere sempre lo stesso, per assicurare parità di trattamento ai contribuenti e per rendere il più trasparente possibile l’azione della Pubblica Amministrazione. La persona tenuta al versamento dei contributi, una volta presentata la dichiarazione dei redditi, sarà soggetto dunque ad una serie di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, tutti però previsti e disciplinati espressamente dal DPR 600/1973. Gli uffici preposti, tramite il cosiddetto controllo automatizzato dell’Agenzia delle Entrate, avranno modo di mettere a confronto i dati presenti nell’anagrafe tributaria con quelli dichiarati dal contribuente e, di conseguenza, trarne le relative conclusioni. Ultimata questa fase, se e qualora dovessero emergere incongruenze, i funzionari avranno il diritto di procedere tramite controllo formale.  Questo, in pratica, vuol dire che l’Agenzia delle Entrate si troverà nella posizione di poter richiedere documenti e prove materiali all’interessato, per accertarsi che quanto dichiarato corrisponda al vero (e sia dimostrabile da fatti certi).

Controllo formale e comunicazione di irregolarità

Il controllo automatizzato dell’Agenzia delle Entrate coincide con l’attività di liquidazione dell’Amministrazione finanziaria. Una volta messi a confronto quanto dichiarato con quanto risulta dai dati in possesso dell’Agenzia, dunque, possono emergere delle incongruenze che, di fatto, potrebbero portare i funzionari responsabili del controllo a pensare che quanto dichiarato dal contribuente non coincida con la realtà dei fatti. Qualora gli uffici preposti lo ritengano opportuno, come anticipato sopra, al contribuente potrebbe essere chiesto di presentare (tramite controllo formale) prove e documenti specifici a sua difesa. Questi, ovviamente, verrebbero verificati attentamente da chi ha avviato il procedimento, sempre col fine ultimo di arrivare presto ad avere un quadro chiaro della situazione. L’Agenzia delle Entrate, a questo punto, sulla base dei controlli effettuati, dei dati posseduti e delle dichiarazioni emerse può agire inviando una comunicazione di irregolarità al contribuente che, una volta notificatagli, può concludersi in due modi:

  • la persona alla quale si contesta l’irregolarità riconosce di essere nella posizione di aver commesso un errore e, quindi, regolarizza la sua posizione pagando entro 30 giorni dell’imposta rettificata e relativa sanzione;
  • il contribuente contesta l’addebito all’Agenzia delle Entrate fornendo documenti e ulteriori dimostrazioni agli uffici preposti che, nel concreto, siano tali da dimostrare la correttezza delle sue dichiarazioni.

Controllo sostanziale e avviso di accertamento

Diverso dal controllo formale è invece il controllo sostanziale. Questo, di fatto, coincide con l’accertamento vero e proprio della posizione fiscale del soggetto a cui, a seguito di indagine o di controlli con ispezione, possono essere imputate somme non versate e debiti tributari nei confronti dell’Erario. L’atto con cui gli uffici comunicano e notificano le irregolarità riscontrate durante il controllo e forniscono i dati che giustificano le preteste dell’Agenzia è l’avviso di accertamento. Essendo questo un atto formale dell’Amministrazione finanziaria, e prova stessa delle obbligazioni contestate, non può essere redatto e notificato al contribuente liberamente, ma deve contenere i dati di fatto e di diritto che motivano l’azione stessa del fisco. Per tali motivi, dunque, l’avviso di accertamento deve essere sempre motivato e, a pena di nullità, deve obbligatoriamente indicare:

  • gli imponibili accertati con le relative aliquote applicate;
  • le imposte liquidate, sia al lordo che al netto di deduzioni, detrazioni, ritenute d’acconto e crediti d’imposta vantati;
  • il responsabile del procedimento e l’ufficio al quale rivolgersi per ottenere informazioni e chiarimenti riguardo all’accertamento;
  • modalità e termine entro il quale pagare le somme contestate;
  • organo giurisdizionale al quale è possibile presentare ricorso.

Le pretese avanzate da parte dell’Agenzia delle Entrate, come è facile capire, possono ovviamente essere contestate da parte del contribuente (soprattutto se quest’ultimo ha dei motivi validi per ritenere che ci siano state delle inesattezze o degli errori di valutazione). Qualora lo stesso decida di rinunciare al ricorso, perché magari non ha nulla da recriminare o semplicemente perché vuole evitare il contenzioso tributario, le possibilità che gli si prospettano davanti sono due in questo caso, e cioè:

  • accettare gli atti contenuti nell’avviso di accertamento (azione definita giuridicamente con il termine acquiescenza) e pagare gli importi entro 60 giorni, godendo di una riduzione delle sanzioni irrogate pari ad 1/3;
  • procedere tramite accertamento con adesione e cercare di trovare un accordo con l’ufficio che gli ha notificato l’avviso;

Sia l’acquiescenza che l’accertamento con adesione riguardano tutte le imposte dirette e indirette e sono strumenti di azione che si escludono a vicenda. Chi sceglie di accettare tramite acquiescenza, difatti, oltre a rinunciare al ricordo deve astenersi anche dal presentare richiesta di accertamento con adesione in futuro. Per evitare le lunghe procedure delle dispute tributarie e ridurre i tempi della burocrazia fiscale, inoltre, l’accertamento con adesione è un’azione riconosciuta anche all’Agenzia delle Entrate. Gli uffici nella cui circoscrizione territoriale ha il domicilio fiscale il soggetto sottoposto ad accertamento possono pertanto farsi promotori dell’accordo, arrivando ad un compromesso che sia in grado di soddisfare gli interessi vantati dall’Erario e quelli del contribuente.

Cos’è la tax compliance

Tra le missioni affidate all’Agenzia delle Entrate, proprio recentemente, è stata messa a punto la tax compliance. Questo termine, nello specifico, non si riferisce solo all’azione di adempimento spontaneo degli obblighi tributari. Nel suo complesso, infatti, racchiude in sé tutta una seria di procedure che, a partire dal 2019, avranno come obiettivo principale quello di rendere più chiaro e semplice possibile il rispetto degli impegni fiscali da parte dei contribuenti. L’amministrazione finanziaria, dunque, dal prossimo anno dovrà ispirare la propria azione tenendo conto di due principi, ovvero:

  • facilitare il pagamento spontaneo di imposte e contributi;
  • fornire servizi di qualità per ottimizzare i tempi e semplificare le procedure;
  • fornire assistenza e informazioni chiare e veritiere ai contribuenti che, in questo modo, avranno ben chiari diritti e doveri a loro riconosciuti e, di conseguenza, agiranno senza intoppi e riducendo al minimo le possibilità di commettere un illecito (per negligenza o per cattiva interpretazione della normativa).

Riassumendo, quindi, la tax compliance, intesa come adempimento spontaneo del contribuente, rappresenta lo scopo principale dell’Agenzia delle Entrate che può e deve essere raggiunto attraverso:

  • la lotta all’evasione fiscale;
  • una efficiente e mirata azione di prevenzione;
  • e una sempre più alta qualità dei servizi di assistenza e informazione all’utenza di riferimento.

Cosa e chi controlla l’Agenzia delle Entrate

L’agenzia delle Entrate, come molti sapranno, della sua azione risponde direttamente al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Prima di arrivare all’organo di governo responsabile dell’operato generale dell’Agenzia, però, vi sono altri uffici da considerare a tal proposito. Come ogni settore della Pubblica Amministrazione, infatti, anche all’interno dell’Amministrazione finanziaria vi è un organigramma gerarchico di cui tenere conto. Ogni ufficio, nello specifico, fa capo ad una Direzione Generale che, a sua volta, può far parte della Divisione Servizi o della Divisione Contribuenti (inquadramento che ovviamente dipende dal tipo di attività svolta).

A questi uffici si aggiungono poi quelli delle altre Direzioni Generali non rientranti né nella Divisione Generale né nella Divisione Contribuenti. I dirigenti responsabili di tutti questi uffici risponderanno direttamente, e nell’esercizio delle proprie funzioni, al Direttore Generale. Questo tipo di organizzazione, di fatto, permette di gestire meglio le attività di controllo, ispezione e contatto con il pubblico, accorciando le distanze tra chi controlla e chi viene controllato. A proposito dei soggetti sottoposti alle verifiche e agli accertamenti dell’Agenzia, bisogna adesso fare una distinzione tra persone fisiche e giuridiche ed individuare, di conseguenza, le attività considerate rilevanti (e quindi sottoposti a controllo) da un punto di vista fiscale.

Persone fisiche e persone giuridiche

L’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate coinvolge sia le persone fisiche che le persone giuridiche. Nel diritto pubblico e privato, a tal proposito, queste due figure vengono così definite:

  • per persona fisica si intende ogni essere umano dotato di capacità giuridica e, quindi, titolare di diritti e di doveri all’interno dell’ordinamento giuridico. Si parla in questo caso di soggetto di diritto quando l’interessato può essere parte di rapporti giuridici e, perciò, destinatario anche delle norme dell’ordinamento stesso dentro il quale agisce;
  • con il termine persona giuridica, invece, ci si riferisce ad un insieme di beni o persone fisiche dotate di capacità giuridica e organizzati per il raggiungimento e/o la tutela di un interesse comune (come le organizzazioni, le associazioni etc.). La persona giuridica, dunque, per essere giuridicamente rilevante e per essere considerata soggetto di diritto deve essere costituita da un elemento materiale (ovvero l’insieme di cose o di persone) e un elemento formale (ovvero deve essere riconosciuta dall’ordinamento).

Fatte queste premesse, pertanto, è possibile affermare che, in linea generale, i soggetti di diritto sottoposti ai controlli dell’Agenzia delle Entrate oggi sono:

  • le imprese;
  • i cittadini e i professionisti;
  • gli Enti pubblici e della Pubblica Amministrazione (che comprendono gli Enti pubblici vigilati, le società partecipate e gli Enti di diritto privati controllati).

Attività sottoposte a controllo

Per capire in che modo l’attività dell’Amministrazione finanziaria coinvolge un determinato soggetto piuttosto che un altro bisogna, prima di tutto, fare una distinzione tra: persone fisiche e giuridiche che esercitano un’attività economica e commerciale e persone fisiche e giuridiche che invece non lo fanno. A tal proposito, dunque, è possibile affermare che:

  • Per le imprese, gli enti commerciali, i lavoratori autonomi e i professionisti si tiene conto di determinati limiti dimensionali e di reddito (superati i quali si è tenuti a fare la dichiarazione dei redditi, pagare i contributi, effettuare versamenti periodici e rispettare obblighi e oneri – fiscali e non – imposti dall’Agenzia delle Entrate);
  • Enti non commerciali e persone fisiche, invece, saranno soggetti ai controlli dell’Agenzia delle Entrate ed eventualmente ad indagine e ispezione sulla base di ricerche campione e/o dopo il verificarsi di movimenti sospetti che, ovviamente, potrebbero spingere il fisco a investigare e a chiedere spiegazioni al soggetto (come quando, per esempio, un soggetto disoccupato e titolare di nessun reddito che acquista una macchina di lusso).

Da un punto di vista fiscale, però, è necessario sottolineare che i soggetti appena citati sono tenuti all’autodichiarazione dei propri redditi. Ogni controllo, infatti, parte dall’analisi di quanto dichiarato (o non dichiarato) dal singolo individuo o ente. Questi, a loro volta, saranno ovviamente responsabili civilmente e penalmente se e qualora verrebbero scoperti a dichiarare il falso.

Come lavorare all’Agenzia delle Entrate

Per lavorare all’interno di uno degli uffici dell’Agenzia delle Entrate, a prescindere dal ruolo che si desidera ricoprire, è necessario aspettare prima l’indizione di un bando di concorso. Nel settore pubblico, infatti, l’assunzione di nuovo personale avviene sempre tramite l’indizione di un concorso. Modalità e tempi dello stesso, come molti già sapranno, saranno sempre ben specificate nel bando.

All’interno dello stesso, inoltre, saranno ampiamente indicate le materie oggetto delle prove di selezione e i criteri usati per la valutazione del candidato. Il reclutamento di nuovo personale può riguardare l’assunzione di nuovi impiegati amministrativi o tecnici, di funzionari e direttori o di tante altre figure interne all’Agenzia e, quindi, necessarie per il suo funzionamento. Il concorso pubblico, inoltre, è la modalità di reclutamento prediletta anche per quanto concerne l’avanzamento di ruolo. Chi è interessato a salire di livello o a ricoprire ruoli di maggior prestigio nell’Amministrazione fiscale, difatti, dovrà aspettare la pubblicazione del relativo bando di concorso anche in questo caso e sperare di avere tutte le carte in regola per poter partecipare alla selezione e rientrare tra i candidati risultati idonei per quel posto.

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