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Agricoltura e innovazione tecnologica: le start up rivoluzionano il settore

Agricoltura e innovazione: quando la tecnologia sviluppa nuovi modelli imprenditoriali in grado di fare la differenza. Le 3 start up che rivoluzioneranno il settore.

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Chi aspira a diventare imprenditore e/o a lanciarsi in un nuovo business competitivo e all’avanguardia, oggi come oggi, non può non tenere conto dei progressi in campo tecnologico. Essere innovativi e stare a passo con i tempi è fondamentale in questi casi. A prescindere dal settore in cui si opera, difatti, rimanere indietro significa rischiare di vedere le proprie idee fallire.

agricoltura e innovazione tecnologica

Agricoltura e innovazione tecnologica: come si sono adattate 3 start up

Vale per tutti, anche (e soprattutto) per gli imprenditori agricoli, che di anno in anno devono adattare alle esigenze di mercato i cicli biologici e naturali, cercando di andare incontro alle prime e di non sottovalutare o compromettere i secondi. È in questi casi che le nuove tecnologie vanno incontro all’uomo, creando delle situazioni in cui l’impossibile diventa fattibile e, cosa più importante, in grado di fare la differenza in questo settore. Su questa scia meritano di essere menzionate tre start up rivoluzionarie. Idee sviluppate da giovani imprenditori agricoli e che puntano a creare condizioni ottimali partendo, appunto, dallo sfruttamento delle risorse a propria disposizione.

Serre ipodromiche e agrimenager: in Toscana nasce Sfera

Quando si parla di innovazione tecnologica in campo agroalimentare non può non essere citato il caso Sfera. Sfera è il nome che è stato dato ad una delle prime serre ipodromiche nate e sviluppate in Italia. Dietro a questo progetto c’è l’idea di Luigi Galimberti, ceo e fonder di una società agricola situata in provincia di Grosseto, in Toscana. Nei terreni scelti da Gilberti è stata posizionata una serra ipodromica di ben 13 ettari, dando il via ad un esperimento che, partendo da pomodori ed erbe aromatiche, punta a garantire determinati vegetali e spezie durante diversi periodi dell’anno.

Quello che Sfera è in grado di fare è creare l’ambiente ottimale per la crescita degli ortaggi, adattando le temperature all’interno della serra al clima ideale per questi prodotti. A lavorare al progetto oggi sono ben 160 persone, tutte assunte per attività e competenze diverse. Si va dai neolaureati, agli esperti delle piante fino ad arrivare ai cosiddett agrimanager. Tutto è curato nei minimi dettagli, perché quello che conta non è solo produrre ma anche vendere. Con lo scopo di rimanere sempre a passo con i tempi, inoltre, Galimberti organizza periodicamente dei corsi di formazione destinati a dipendenti e nuovi assunti, perché la teoria è importante in questi casi ma ciò che conta veramente, in realtà, è conoscere le piante e la loro crescita.

AGRIshelter: l’architetta che trasforma gli scarti in case per senzatetto

Progetto nobile e decisamente innovativo anche quello di Narges Mofarahian, architetta di origine iraniana laureata al Politecnico di Milano che punta alla realizzazione di case per i senza tetto grazie all’utilizzo degli scarti dei campi. La sua start up si chiama AGRIshelter e ad ha come obiettivo il riutilizzo dei materiali di scarto dell’agricoltura per la costruzione di soluzioni abitative. In questo modo la paglia e altre materie prime scartate diventato delle vere e proprie risorse, impiegate in un settore diverso dell’agricoltura ma che da questa trae il miglior vantaggio.

L’idea è nata a seguito delle ricerche intraprese da Narges per la sua tesi di laurea. Dopo aver presentato il suo progetto alla commissione ha continuato a lavorare per rendere tutto concreto. I primi finanziamenti ricevuti grazie alla partecipazione (e vittoria) ai diversi concorsi e bandi hanno permesso alla fondatrice di AGRIshelter di far diventare il suo sogno realtà. La prima casa sarà costruita a Milano, ma l’obiettivo della start up è quello di arrivare nelle zone svantaggiate, tipo quelle colpiti da cataclismi naturali. Una casa di AGRIshelter può essere costruita da 10 operai e in un solo giorno. Questo modo di operare, come è facile intuire, apporterebbe un grosso vantaggio nelle terre distrutte da alluvioni, terremoti o qualsiasi altro disastro naturale.

3Bee: l’impresa che punta a salvare le api

Di recente si è molto discusso dei pericoli legati all’estinzione delle api. I rischi e le conseguenze delle loro scomparsa apporterebbero un grave danno all’ecosistema e, quindi, avrebbero dei riscontri negativi anche sugli esseri umani. Con l’obiettivo di preservare e tutelare questa specie, allora, è nata 3Bee, un impresa fondata da Niccolò Calandri e Riccardo Balzaretti che sfrutta le nuove tecnologie per un fine etico ed ecosostenibile.

3Bee ha inserito in apicoltura un metodo di allevamento nuovo. Quello che fa è sfruttare un sistema controllabile a distanza e 24 ore su 24, che monitora le condizioni dell’allevamento e permette di intervenire quando e se qualcosa rischia di compromettere il benessere degli insetti impollinatori. Nella arnie viene posizionata una scheda sim con dei sensori in grado di tenere d’occhio e, se necessario, regolare i livelli di umidità e la temperatura stessa dell’alveare. Questa operazione può essere eseguita da remoto, tramite un app collegata alle arnie. L’iniziativa imprenditoriale sta avendo un grande successo, tant’è che il software è stato già venduto sia in Italia che all’estero. Si tratta di un prodotto all’avanguardia, facile da usare e capace di aiutare concretamente l’apicoltore che, grazie alla gestione e al monitoraggio dati, potrà ottenere il massimo con il minimo sforzo.

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