Perché diventare amministratore di condominio? Vivere in un condominio non è sempre facile: il cane della signora di sotto che abbaia a tutte le ore del giorno e della notte, l’ascensore lasciato sistematicamente aperto dal condomino dell’ultimo piano e le continue sfuriate dei neo-sposi che occupano l’appartamento accanto al nostro possono renderci la vita difficile. Con un po’ di buon senso e una massiccia dose di educazione, tutto può risolversi da sé; ma se le cose continuano a degenerare, è meglio chiedere aiuto ad un professionista come l’amministratore di condominio. Che, sia ben chiaro, non si limita a mediare tra persone più o meno propense a litigare, ma si fa carico di molte e onerose responsabilità. Se la cosa vi interessa, proseguite nella lettura e scoprite insieme a noi quali sono i passi da compiere per avere successo in questo settore.
Indice
Chi è e cosa fa l’amministratore di condominio
L’amministratore di condominio è il professionista che deve occuparsi della gestione degli spazi comuni di uno stabile. La risoluzione delle “scaramucce” tra vicini di casa (come quelle elencate sopra) non rientra di fatto nei suoi compiti, ma nella stragrande maggioranza dei casi, è a lui che si rivolge – per chiedergli di intervenire col pugno duro – chiunque avverte la necessità di denunciare la cattiva condotta di un condomino molesto.
Gli oneri di cui deve farsi carico non sono pochi, un amministratore di condominio deve infatti:
- avere competenze specifiche in materia di urbanistica (deve conoscere a menadito i regolamenti edilizi, abbattere le barriere architettoniche e vigilare sulla sicurezza dello stabile, verificando che tutto sia a norma);
- saper calcolare le spese condominiali e ripartirle equamente tra i condomini, basandosi sulle tabelle millesimali;
- saper gestire i conflitti tra i vicini di casa, specialmente quando riguardano l’uso di spazi comuni, e moderare le assemblee;
- avere competenze fiscali e contabili (deve essere aggiornato su eventuali esenzioni e sgravi, deve gestire e giustificare le spese condominiali e redigere un bilancio che deve incassare l’approvazione dell’assemblea).
Si tratta, insomma, di una professione impegnativa: se state pensando di intraprenderla, preparatevi a lavorare parecchio e munitevi di tanta pazienza perché avrete a che fare con persone di ogni tipo. Che proveranno a tirarvi costantemente per la giacchetta.
Come diventare amministratore di condominio
Partiamo dalla formazione: fino a poco tempo fa, non occorreva avere particolari competenze o requisiti, tant’è vero che ad occuparsi (in maniera più o meno improvvisata) della gestione dello stabile erano spesso gli stessi condomini che avevano sufficiente tempo a disposizione. Non è più così: la nuova normativa (che fa riferimento alla legge n.220 del 2012) prevede, innanzitutto, l’obbligo di nominare un amministratore di condominio negli stabili occupati da più di 8 condomini. E specifica che chi vuole accostarsi a questa professione deve:
- avere un diploma di scuola superiore
- avere la fedina penale pulita
- avere pieno godimento dei Diritti Civili
- non deve essere segnalato nell’elenco dei protesti cambiari
- frequentare uno specifico corso di formazione
L’offerta è variegata, per farvi un’idea vi segnaliamo i corsi organizzati dall’Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali), dall’Unai (Unione nazionale amministratori di immobili) e dall’Anammi (Associazione nazional-europea amministratori di immobili). A conclusione del percorso formativo, è prevista una prova finale con il rilascio di un attestato che non “abilita” alla professione (non esiste un albo nazionale degli amministratori di condominio a cui potersi iscrivere), ma certifica l’acquisizione delle competenze necessarie a svolgere bene questa professione.
E passiamo alle doti personali o alle soft skill. Chi sceglie di diventare amministratore di condominio deve avere:
- ottime capacità relazionali (deve essere in grado di trattare con gente di ogni tipo)
- ottime doti organizzative e gestionali
- capacità di negoziazione (deve mediare tra persone solitamente litigiose e mostrarsi quanto più obiettivo possibile)
- capacità di problem-solving (negli stabili condominiali, specie in quelli più grandi, i problemi non mancano mai)
Bisogna, infine, provvedere all’apertura di una Partita Iva e dotarsi di un’assicurazione per la professione.
Costi e possibili guadagni
Le spese inziali non sono particolarmente onerose. Dovete mettere in preventivo:
- il costo del corso di formazione (come già detto, ne esistono di vari tipi: si va da un minimo di 800 euro ad un massimo di 1.000-1.200 euro);
- il costo dell’iscrizione ad un’associazione di categoria (le rette annuali si aggirano intorno ai 100-200 euro) che forniscono assistenza e permettono di rimanere sempre aggiornati sulle normative vigenti;
- il costo per l’acquisto di un software gestionale (anche in questo caso, il prezzo è fortemente variabile: si può andare da poche decine di euro a 400-500 euro);
- le spese legate alla logistica e agli spostamenti (coi mezzi pubblici o con un veicolo di proprietà).
Quanto ai guadagni: gestire un solo condominio di media grandezza non vi procurerà i mezzi per poter arrivare a fine mese, visto che parliamo di una cifra che si aggira intorno ai 200-220 euro. Il consiglio è quello di amministrare quanti più condomini possibili (chi arriva a gestirne 20 può mettersi in tasca più di 4 mila euro al mese) e di ampliare la vostra rete di conoscenze. Se darete prova di professionalità, i condomini parleranno bene di voi e vi suggeriranno ad amici e parenti. Il passaparola resta la migliore forma di pubblicità su cui puntare.
Kit di supporto
A chi volesse ricevere consigli o informazioni dettagliate su eventuali finanziamenti, contributi a fondo perduto, agevolazioni pubbliche e molto altro ancora, segnaliamo il kit di supporto Creaimpresa: Come diventare amministratore di condomini (da noi consultato e ritenuto veramente valido).