Tra maggio e giugno in Italia sono stati aperti oltre 7000 negozi. Di per sé una notizia indubbiamente buona, ma potrebbe non essere tutto oro quel che ora sembra luccicare. Un dato incontestabilmente positivo però c’è. Negli scorsi due mesi, ciò che è accaduto e che non si verificava da oltre un anno e mezzo è la cosiddetta inversione di tendenza, ovvero il saldo tra le attività chiuse e quelle aperte pende, per il periodo preso in considerazione, a favore di queste ultime, contrariamente ai periodi precedenti, nei quali il numero di attività cessate ha sempre superato quello delle imprese entrate nella fase di start-up. Per l’esattezza i negozi in più sono 1422. L’inversione non è stata così significativa da cambiare il trend annuale, che rimane piuttosto negativo, ma almeno qualcosa si è mosso. I dati, diffusi da Confesercenti, vedono concentrarsi il maggior numero di attività nel Nord-Italia.
L’interesse nel cercare di capire come sia avvenuto un simile cambio di rotta, nonostante le condizioni del Paese siano ancora quelle che sono, è decisamente alto. Le ipotesi sono tante e vanno da quelle più incoraggianti a quelle al limite dell'obbligatorietà. Tra le prime, una maggiore fiducia nel futuro di chi investe. Negozi di alimentari o no-food sembrano funzionare bene, ma è da dire che l’abbigliamento resta purtroppo ancora al palo. Tra le seconde, c’è quella che vede mettere i risparmi di famiglia, le ultime risorse, in un’attività di vendita al dettaglio. Insomma, tentare la strada del lavoro in proprio dopo averle provate tutte nella ricerca di un impiego da dipendente ed essersi arresi all’evidenza dei fatti, quella di non riuscire a trovarlo.
In mezzo, tante sfumature di grigio, situazioni a metà tra l’una e l’altra cosa, con orientamenti, motivazioni e speranze in parte o del tutto differenti. Chi cerca di sopravvivere creandosi personalmente un reddito, chi tenta la fortuna, chi riversa le conoscenze acquisite come dipendente in un’impresa di sua proprietà. Certo è che, per capire la reale portata del fenomeno, bisognerà attendere i prossimi mesi e verificare se il trend positivo accertato per maggio e giugno avrà un seguito. Va infatti ricordato che i consumi sono tornati ai livelli di 20 anni fa. In un secondo tempo, ci sarà da capire anche quante delle attività aperte in questo periodo riusciranno a rimanere tali, liberandosi così dalla morsa di una crisi che sembra attorcigliarsi continuamente su se stessa .
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