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Baratto amministrativo: cos’è e come funziona

Il cittadino che non riesce a pagare le tasse può essere esonerato dal pagamento di determinati tributi. Ma deve impegnarsi a fare qualcosa per la collettività

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Barattare vuol dire permutare, dare una cosa in cambio di un’altra. Lo facevano gli antichi a corto di monete e continuano a farlo anche i moderni. Forse non tutti lo sanno, ma i cittadini in difficoltà economica, che faticano a pagare le tasse, possono negoziare il baratto amministrativo col loro Comune. Scopriamo di cosa si tratta e quali sono i requisiti e le condizioni che regolano questo particolare rapporto di mutualità. Che, a conti fatti, può accorciare le distanze tra i cittadini e la pubblica amministrazione, almeno a livello locale.

Cos’è il baratto amministrativo e come funziona

Il baratto amministrativo è uno strumento regolato dall’articolo 24 della legge n.164 del 2014 che riguarda le “Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio”. Detta così potrebbe sembrare poco chiara, ma la faccenda è piuttosto semplice. In pratica, si tratta della possibilità, da parte dei Comuni, di definire, con apposita delibera, i criteri e le condizioni che consentono a determinati cittadini di proporre e mettere in atto interventi di pubblica utilità per sgravarsi degli oneri tributari che non riescono a corrispondere alla stessa amministrazione. In poche parole, chi non riesce a pagare le tasse locali, può ottenere un esonero, se si impegna a fare qualcosa che giovi all’intera comunità. Sì, ma cosa?

I cittadini con comprovate difficoltà economiche possono presentare al Comune di appartenenza dei progetti tesi a fornire un servizio di pubblica utilità alternativo, sostitutivo o integrativo a quelli forniti dalla stessa amministrazione. Nello specifico, possono proporre:

  • interventi di pulizia;
  • interventi di manutenzione;
  • interventi di abbellimento di aree verdi, piazze, strade;
  • interventi di decoro urbano;
  • interventi di recupero e riuso di aree e immobili inutilizzati (purché abbiano una finalità di interesse generale);
  • interventi di valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano.

Dalla pulizia delle strade alla potatura dei cespugli; dalla ristrutturazione di un antico palazzo pericolante all’attrezzatura di un parco gioco per bambini: le possibilità sono tante, basta farsi avanti con un progetto valido e rimboccarsi le maniche.

Quali sono i requisiti per ottenere il baratto amministrativo

Occorre innanzitutto precisare che non tutti i Comuni hanno adottato il baratto amministrativo che resta, anzi, uno strumento ancora poco diffuso. Elencare con precisione i requisiti che permettono ai cittadini (singoli o associati) di ottenerlo non è facile, anche perché ogni singola amministrazione può deliberare in completa autonomia, definendo i criteri e le condizioni che ritiene più consoni e convenienti. Per darvi comunque un’idea di cosa occorre documentare, ci rifacciamo agli esempi di due Comuni italiani che hanno concesso ai loro cittadini la possibilità di ottenere il baratto amministrativo.

Nel Comune di Invorio (in provincia di Novara), che ha fatto da apripista nel 2014, il richiedente:

  • deve essere maggiorenne e residente nel Comune;
  • deve avere un debito non superiore ai 5 mila euro;
  • deve avere un ISEE non superiore agli 8.500 euro;
  • non deve aver pagato il tributo (o i tributi) di cui chiede l’esenzione.

Nel Comune di Casale Marittimo (in provincia di Pisa), che ha regolato il baratto amministrativo con una delibera del 2016, il richiedente:

  • deve essere maggiorenne e residente nel Comune;
  • deve dimostrare l’idoneità psicofisica all’attività o al servizio che vuole svolgere;
  • non deve avere condanne penali;
  • deve avere un ISEE non superiore ai 36 mila euro.

Si tratta di requisiti molto differenti, che dimostrano come ogni situazione possa essere normata e definita a livello territoriale.

Quali sono i tributi per cui il cittadino può chiedere il baratto amministrativo

Quelli che finiscono direttamente nelle casse del Comune come la Tasi, l’Imu, la Tari ecc… L’esenzione (o la riduzione) viene concessa per un periodo di tempo limitato e definito ed è commisurata all’entità del lavoro svolto dal cittadino (o dai cittadini) e all’ammontare del debito contratto con il Comune.

Quali sono i Comuni che hanno adottato il baratto amministrativo

Oltre ai due Comuni sopra citati, il baratto amministrativo è una realtà che ha già preso piede in città come Marcellinara (in provincia di Catanzaro), Novara, Torino (dove è stato introdotto in forma sperimentale, per un solo anno), Milano (dove è stato accordato solo ai cittadini che versano in una condizione di “morosità incolpevole”), Napoli e Bologna.

Si tratta di uno strumento che può procurare vantaggi tanto ai cittadini quanto alle amministrazioni. E che, se ben utilizzato, può rinforzare il senso civico della collettività e ricucire lo strappo con la politica locale.

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