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CED, nuovo contratto di lavoro al posto delle collaborazioni

Alla scoperta del CED, il nuovo contratto economicamente dipendente, da inserirsi nei decreti attuativi del Jobs act.

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Negli ultimi giorni si è tornato a parlare prepotentemente del CED (la sigla sta per “contratto economicamente dipendente“), una nuova particolare forma di contratto che potrebbe sostituire gradualmente le collaborazioni a partire dal 2016, e arricchendo, in fondo, il già ampio novero di novità introdotte dai decreti delegati di attuazione del Jobs act. Ma di cosa si tratta? E quali sono le reali possibilità che il CED vada a sostituire le odierne forme collaborative?

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CED, quali sono gli obiettivi del governo?

La finalità derivante dall’introduzione del CED sembra essere abbastanza chiara: cercare di condurre in graduale abbandono le odierne forme di collaborazione. A partire dal 2016, pertanto, le “vecchie” forme giuridiche di collaborazione potrebbero essere condotte in soffitta, introducendo una nuova forma contrattuale che sembra racchiudere contemporaneamente sia le caratteristiche dei contratti di lavoro dipendente, che gli schemi fruiti dai lavoratori autonomi.

La base di partenza concettuale è d’altronde abbastanza condivisibile (rimane invece da comprendere se la stessa condivisione possa essere espressa negli step successivi): al fine di limitare le forme di lavoro più precarie si cercherà di fare in modo che una buona parte dei contratti di collaborazione, che non riescono a “evolversi” nelle partite Iva (che dovranno necessariamente essere attribuite ai lavoratori effettivamente autonomi), o a indirizzarsi nel nuovo contratto a tutele crescenti (che invece sembra essere maggiormente in linea con le esigenze di un lavoro subordinato), vada ad essere inglobato nel nuovo “contratto economicamente dipendente”, tutelando in modo più congruo le persone che hanno una collaborazione in monocommittenza.

CED, prime dichiarazioni dalle parti in causa

A confermare lo stato dei lavori è stato, negli ultimi giorni, il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, secondo cui “stiamo lavorando per trovare soluzioni che semplifichino e non creino problemi, vogliamo ridurre le tipologie contrattuali ma non possiamo irreggimentare quello che non è irreggimentabile. Ci facciamo carico del mondo del lavoro reale. Non vogliamo che alcuni lavori vadano nel sommerso”.

Sicuramente più scettici, ma comunque ben pronti a valutare eventuali novità più tutelanti per i lavoratori, i sindacati. Come ricordava il segretario generale Cgil Susanna Camusso sulle pagine de l’Avvenire, “la Cgil si augura che il 18 il governo intenda fare una discussione vera e non un monologo. Purtroppo l’esperienza di questi mesi è di monologhi, sui quali non era possibile dir nulla; nell’ultimo incontro sui decreti, non ce li hanno nemmeno presentati. Siamo sempre disposti a farci stupire da effetti speciali”.

Vi terremo informati sulle prossime novità.

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