Siamo proprio sicuri che la vita degli introversi sia più difficile di quella degli estroversi? E se il loro ripiegarsi in se stessi li mettesse al riparo dalle “turbolenze” che stressano chi, per natura, sceglie di esporvisi con disinvoltura? Essere introversi non è di per sé un difetto, così come essere estroversi non rappresenta necessariamente un pregio. Si tratta semplicemente di personalità diverse, con modi differenti di approcciarsi alle relazioni interpersonali, che, a seconda del contesto e della situazione in cui si trovano ad operare, possono cavarsela egregiamente o fallire rovinosamente. Cercare lavoro, ad esempio, risulta più facile agli introversi o agli estroversi? Per quanto possa suonare strano, anche chi fatica ad “attaccare bottone” e preferisce, di norma, ascoltare gli altri può avere ottime chance di farcela. Scopriamo quali sono le armi che gli introversi dovrebbero sfoderare in sede di colloquio e prepariamoci ad abbattere pregiudizi e false credenze sulla loro bassa socialità.
Indice
Introversi ed estroversi: chi sono e cosa fanno
Le persone estroverse hanno una forte natura gregaria che le spinge a cercare la compagnia degli altri e a concedersi rari momenti di isolamento. Hanno un’innata abilità ad interagire e riescono a calamitare facilmente l’attenzione su di loro. Gli introversi, di contro, sono individui votati all’introspezione, che – a differenza dei primi – non amano trovarsi in contesti chiassosi. E non perché siano misantropi o irrimediabilmente timidi, ma perché al confronto col mondo esteriore, preferiscono quello con la loro sfera interiore che li spinge a riflettere costantemente sul loro conto e su quello che fanno ogni giorno. Detta così sembrerebbe che gli estroversi siano sì delle persone socialmente vincenti, ma anche tendenzialmente superficiali e che gli introversi siano destinati a rimanere da soli e a perdersi nei loro intricati pensieri. Non è sempre così: ogni introverso ed estroverso presenta delle peculiarità tutte sue, che rendono inutile ogni tipo di generalizzazione. Pensare che un introverso non gradisca la compagnia delle persone o che un estroverso non senta il bisogno di starsene per i fatti suoi è una mera semplificazione da cui è bene prendere le distanze per approdare a considerazioni più centrate, capaci di consegnarci un quadro più veritiero della poliedrica realtà che ci circonda.
Quello che possiamo affermare con una certa sicurezza è che alla natura tendenzialmente socievole degli estroversi corrisponde quella tendenzialmente riflessiva degli introversi. Tanto gli uni quanto gli altri possono ottenere risultati importanti al lavoro, a patto che sappiano puntare sulle loro qualità e competenze e sfruttare al meglio le loro particolarità caratteriali. Occorre però badare bene a un fatto: la ricerca del lavoro può rappresentare un banco di prova particolarmente difficile per chi non ama lanciarsi nella mischia e vive con fastidio ogni forma di competizione. Ecco qualche semplice consiglio per evitare di chiudersi a riccio.
Tre consigli per gli introversi che cercano lavoro
Quello che può mettere le ganasce agli introversi, in ambito lavorativo, è la paura di fallire che deriva dalla loro marcata tendenza a fare autocritica. Essendo persone abituate a guardarsi molto dentro, maturano una spiccata capacità di autoanalisi che può portarle a essere troppo severe e ad auto-censurare idee e azioni proprie. Non amano improvvisare e non vivono serenamente l’esperienza della competizione, che concepiscono come una forma di inutile “muscolarismo” tra pari. Ciò su cui gli introversi dovrebbero però riflettere è che, quando si tratta di cercare lavoro, occorre necessariamente mettersi in gioco e scendere nell’arena del sano agonismo. Come? Puntando sulle proprie competenze e abilità e superando lo scoglio rappresentato dal faccia a faccia col selezionatore che non si conosce.
Compila un curriculum esaustivo e dettagliato
Partire da un curriculum ben fatto può renderti la vita più facile. Se il selezionatore troverà tutte le informazioni che gli servono per capire che sei un candidato valido – perché hai indicato, con dovizia di particolari, il tuo percorso formativo e le tue esperienze pregresse, e hai messo in evidenza le tue competenze trasversali e gli obiettivi che sei riuscito a raggiungere con successo – in sede di colloquio di lavoro, non dovrai fare altro che fornire qualche informazione aggiuntiva o riferire di qualche “case history” da cui hai tratto insegnamento. Preparati a “colpire” il reclutatore con integrazioni efficaci e marca l’accento sui successi ottenuti. Non si tratta di fare il “pallone gonfiato”, ma di dimostrare che tutto quello che hai riportato sul CV trova riscontro nei dati che gli consegnerai, una volta entrato nella sua stanza. Un curriculum esaustivo e dettagliato ti mette al riparo dall’improvvisazione che ti agita tanto.
Esci dal guscio e allenati con le persone giuste
Per vincere la paura e il disagio legati alla necessità di parlare con una persona che non conosci e che dovrà esprimere un giudizio sul tuo conto, devi provare a uscire dal guscio in cui solitamente ti ripari. Apriti alla conoscenza di persone che possono farti stare bene perché condividono i tuoi interessi o la tua visione del mondo. L’importante – soprattutto all’inizio – è evitare la frequentazione di soggetti (apparentemente o realisticamente) superficiali che potrebbero rafforzare la tua convinzione che sia meglio starsene da soli. Basta mettersi in contatto con individui che orbitano intorno alla tua sfera di interesse, qualunque essa sia: collezionismo, giardinaggio, pittura, cinema, esoterismo, sport ecc… Partecipa a eventi e raduni specifici e allenati a stringere le mani e a scambiare quattro chiacchiere con dei perfetti sconosciuti, aprendoti alla possibilità di scoprire quanto sia bello e stimolante confrontarsi con chi vive al di fuori del tuo consolidato recinto relazionale.
Sfrutta al meglio i tuoi tratti caratteriali
Sfrutta a tuo vantaggio il fatto di essere un socio onorario del club degli introversi e dimostra al selezionatore quanto puoi essere riflessivo, analitico, serio, affidabile e creativo quando si parla di lavoro. Fai emergere la tua innata propensione ad andare al fondo delle questioni e ad approntare strategie mirate ed efficaci per risolvere problemi. Punta sulla tua preparazione e sulla tua capacità di ascolto: a differenza della maggior parte degli estroversi, presti sempre grande attenzione ai tuoi interlocutori e, grazie alla tua carica empatica, riesci a captare con una certa immediatezza i loro bisogni e le loro richieste. Parla con chi ti conosce bene (amici, parenti, ex colleghi e compagni di scuola) e fatti riferire quali sono, a loro giudizio, i tuoi punti di forza. Un’iniezione di autostima, alla vigilia del colloquio di lavoro, non potrà che farti bene. Non convincerti che il tuo essere introverso rappresenti un ostacolo insormontabile, ma concentrati sui benefici che ne puoi ricavare. Se sei un tipo scrupoloso e risoluto, riservato e paziente, autonomo e fantasioso, hai tutte le carte in tavola per convincere il reclutatore che sei la persona giusta su cui scommettere.
Credi in te e punta bene le tue fiches
Essere consapevole di quello che sei ti consentirà di arrivare preparato all’appuntamento e di non vivere la tua naturale propensione a startene in disparte come un handicap di cui vergognarti. Se le aziende pullulassero di incontenibili chiacchieroni, i ritmi di produzione rischierebbero di calare a picco. Dunque, riconosci il valore delle tue peculiarità umane e professionali e il resto verrà da sé. Ricorda che, per quanto puoi sembrare impacciato e socialmente inibito, non hai meno chance di farcela rispetto a un candidato estroverso, specie se ti proponi per una posizione che non richiede particolari doti relazionali, ma specifiche abilità di problem-solving e decision making. Scegli con cura le candidature e credi in te stesso. Magari non diventerai il PR più richiesto della riviera romagnola, ma potrai arrivare a ricoprire ruoli di grande responsabilità all’interno di una qualsiasi azienda. Punta bene le tue fiches e impegnati a vincere la partita.
L’introversione non è una patologia da combattere né un difetto da nascondere, ma una caratteristica da accettare e valorizzare (esattamente come l’estroversione, la timidezza, la sfacciataggine ecc…). Continua a lavorare su te stesso, ma non arrivare mai a snaturarti perché venderti per quello che non sei è l’unico modo sicuro per procurarti un futuro precario e incerto.
Cerchi un nuovo lavoro?
Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro