La Retail Apocalypse indica la chiusura di massa dei negozi di prossimità, un fenomeno in aumento. Gli e-commerce invece continuano a crescere.
Il termine Retail Apocalypse, che è diventato di uso comune a partire dal 2017, indica un processo continuo di chiusura dei cosiddetti negozi di prossimità, quelli dove i nostri genitori ed i nostri nonni andavano a comprare un po’ tutto insomma. Il fenomeno ha diverse cause ed esiste almeno dal 2010. Negli Stati Uniti la Retail Apocalypse rischia di impattare fortemente sull’economia anche nei prossimi anni. Secondo uno studio di Wall Street da qui al 2027 in Usa chiuderanno almeno 50.000 negozi, ma la cifra potrebbe anche arrivare a 90.000, ovvero quasi il doppio. Il motivo principale è la perdita del potere d’acquisto da parte delle famiglie. Una tendenza che se dovesse continuare causerebbe l’aggravarsi del fenomeno di cui sopra. A subire le maggiori chiusure sono (e saranno) i negozi di abbigliamento, accessori, elettronica e arredamento per la casa.
Non c’è però solo questo: di pari passo ma di tendenza inversa appare essere il destino dell’e-commerce, che infatti secondo le previsioni crescerà dal 20% attuale fino al 26%. Ovviamente più si compra online, meno lo si fa di persona, anche, ma non solo, a causa della perdita del potere d’acquisto. Tale tendenza infatti rimarrebbe anche se il suddetto potere restasse sempre lo stesso. C’è poi da dire che negli ultimi anni il fenomeno e-commerce è letteralmente esploso a causa del periodo della pandemia, quando praticamente tutti hanno utilizzato molto di più siti e app per fare i loro acquisti.
E in Italia come sta andando? Secondo uno studio di Confersercenti più o meno nello stesso modo. La Campania è la regione italiana che in assoluto ha registrato la perdita più alta di negozi. Nel 2022 hanno chiuso in 2.707, segue il Lazio con 2.215 e la Sicilia con 2.142, ma anche al Centro e al Nord la situazione non è rosea. Anche nel Bel Paese c’entra il potere d’acquisto ma più ancora c’entra il fenomeno della “gentrification”, ovvero l’abbandono delle città da parte dei residenti che si spostano in periferia o in campagna, per sfuggire ai costi della vita sempre crescenti (come ad esempio gli affitti, per chi non ha una casa di proprietà).
E’ chiaro che la maggiore concentrazione di negozi di prossimità si verifica nei grandi centri urbani e se questi vengono lasciati al loro destino dagli abitanti che si spostano in zone meno costose, tali negozi soffrono. Resta infatti loro il mercato dei turisti, che però se vogliamo parlare delle grandi masse, è perlopiù stagionale, e quello dei più abbienti, ovvero chi ancora può permettersi di restare in città. Questi ultimi quasi sicuramente comprano di più, ma sono in numero sempre minore. E poi, ovviamente, anche loro acquistano online, quindi le spese restano comunque suddivise tra negozio e web.
Un fenomeno positivo ed interessante è invece quello cosiddetto dell’omnicanalità. Molti negozi di prossimità infatti sopravvivono grazie a questa che sostanzialmente è la vendita multicanale, quindi anche via web, da parte del cosiddetto negozietto. Se all’inizio i grandi e-commerce hanno affossato le piccole attività, adesso queste ultime sembrano aver trovato un modo concreto di sopravvivere, dedicandosi proprio all’e-commerce, ognuna col suo brand. Ovviamente per queste realtà, anche quando sono grandi catene, è impossibile o quasi competere con colossi come Amazon, ma sono però riuscite a ritagliarsi un loro spazio nella rete che garantisce buoni introiti.
I motivi della Retail Apocalypse però non sono solo economici. Infatti l’inizio di questo fenomeno più di dieci anni fa ha coinciso con il cambio generazionale. Di fatto la cosiddetta generazione Z considera spesso tempo sprecato quello utilizzato per recarsi al negozio, acquistare e tornare indietro. Non sembra comunque accettare il doverlo fare quando ha a disposizione siti e app per comprare da casa. I motivi sono tanti, tra i quali la comodità, la rapidità e la vastità di scelta e assortimento. E’ cambiata insomma la tipologia di clientela ed ovviamente ciò ha influito grandemente sull’economia di settore. Questo anche se a volte la colpa di una chiusura o addirittura di un fallimento è imputabile alla cattiva gestione del singolo negozio.
Cerchi un nuovo lavoro?
Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro