Bamboccioni? Desiderosi di un lavoro semplice e sicuro? No. Qui siamo solo scoraggiati. Adesso non si parla più di trovare o meno un lavoro. Qui si è smesso proprio di cercarlo. La crisi c’è ancora e si vede. Il lavoro manca, ma le difficoltà non si fermano solo a questo. Gli uffici statistici Eurostat hanno …
Bamboccioni? Desiderosi di un lavoro semplice e sicuro? No. Qui siamo solo scoraggiati. Adesso non si parla più di trovare o meno un lavoro. Qui si è smesso proprio di cercarlo.
La crisi c’è ancora e si vede. Il lavoro manca, ma le difficoltà non si fermano solo a questo. Gli uffici statistici Eurostat hanno studiato nel 2010 chi non ha lavoro, ma soprattutto chi ha smesso di cercarlo pur volendo lavorare. Secondo gli ultimi dati del rapporto chiamato “Underemployed and potentially active labour force statistics”, che si riferisce a coloro che non solo non hanno un lavoro, ma che non lo cercano nemmeno, sono 8,25 milioni le persone che non ci credono più. Un numero enorme di persone, in costante crescita, che per motivi familiari o personali o perchè non può essere assunto, si sente scoraggiato pur avendo voglia di lavorare.
Ma la situazione peggiora se si guarda proprio il nostro Paese.
Secondo questi dati infatti, che hanno preso in considerazione i 27 Paesi dell’Unione Europea, a vincere il triste primato è proprio l’Italia, con 2,7 milioni persone, ben l’11% della potenziale forza lavoro attuale, ch hanno rinunciato a cercare lavoro.
Dopo di noi troviamo la Bulgaria con l’8,3% e la Lettonia con l’8%. Il più basso invece è il Belgio con lo 0,7%, seguito da Francia e Germania con rispettivamente l’1,1 e l’1,3%.
Senza contare che a batterci sono anche Grecia, Irlanda e Spagna, che hanno una percentuale molto inferiore rispetto al risultato del nostro amato Paese.
Torniamo a parlare dell’ Unione Europea. A rimetterci maggiormente, superando più della metà con 4.803 milioni, il 58,2%, sono le donne. Ma lo studio non si ferma solo a questo e propone anche una divisione in base all’età. Se si guarda la fascia di età infatti, i più colpiti rimangono gli under 25 con il 23% del totale. Questi numeri equivalgono al 3,5% della forza lavoro totale. La differenza tra uomo e donna c’è anche nella fasca di età. Quella femminile più colpita infatti risulta essere quella tra i 25 e i 54 anni. Le donne inattive sono il 21,9% di cui il 9,6% dichiara di non avere un lavoro per motivi personali o familiari. Al contrario gli uomini arrivano all’8,8% e solo lo 0,5% dà lo stesso motivo.
Per quanto riguarda l’Italia, il tasso di inattività in questa fascia per quanto riguarda le donne è del 35,6%.
Anche l’istruzione però dà il suo peso. Più si è istruiti, meno si ha la probabilità di inattività.
In Europa infatti, solo il 13% di persone istruite dichiara di aver smesso di cercare lavoro
Il dossier va avanti e propone anche un’altra area preoccupante, quella del part time e chi sta cercando un posto ma non è disponibile a breve termine. Proprio del primo gruppo fanno parte 8,5 milioni di persone in tutta l’Unione europea, ma solo l’1,7% in Italia. Una percentuale inferiore rispetto al 3,6% della media dell’Unione Europea.
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