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Colloquio di lavoro: quando a sbagliare sono i selezionatori

C’è chi scrive annunci illeggibili, chi arriva tardi all’appuntamento e chi si dimentica di dare feedback ai candidati: l’elenco degli errori commessi dai datori di lavoro è davvero lungo

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Siamo abituati a “fare le pulci” ai poveri candidati, ai quali rimproveriamo spesso il modo di parlare, di vestirsi e finanche di mangiare. Ma siamo sicuri che le istruzioni, per affrontare al meglio il colloquio di lavoro, debbano essere impartite solo a loro? La possibilità che un’intervista si concluda con un nulla di fatto, per colpa dei datori di lavoro, non è poi così remota.

Ecco perché ci sembra utile focalizzare, per una volta, l’attenzione su di loro, snudando gli errori (a volte più che grossolani) che commettono prima, durante e dopo il colloquio di lavoro. E non per il semplice gusto di “metterli alla berlina”, ma per evitare che replichino comportamenti sbagliati, destinati a fare la loro sfortuna. Se nessuno risponde agli annunci o si presenta ai colloqui, allora il problema è dei datori di lavoro, che dovrebbero iniziare a farsi delle domande.

Gli errori prima del colloquio di lavoro

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Partono col piede sbagliato quei datori di lavoro che non destinano la giusta attenzione agli annunci. Quando li scrivono in fretta o con troppa approssimazione dimostrano, infatti, di non essere particolarmente intenzionati a far prosperare la loro azienda. Scorrere un annuncio pieno di errori rappresenta, di per sé, un deterrente a presentare la propria candidatura. Così come imbattersi in un’offerta di lavoro vaga, confusa o difficile da comprendere. I candidati si convinceranno che la dirigenza non ha le idee sufficientemente chiare o che il posto non faccia al caso loro. Il consiglio è quello di scrivere annunci chiari (chi li legge deve capire cosa dovrebbero fare in azienda) e allettanti (i candidati dovrebbero essere invogliati ad entrare in azienda), senza rinunciare alla necessaria sinteticità. L’annuncio è, a tutti gli effetti, un biglietto da visita, che l’azienda deve curare nei minimi dettagli per “agganciare” le persone più interessanti e valide.

Gli errori durante il colloquio di lavoro

L’elenco degli errori commessi dai datori di lavoro, durante i colloqui, rischia di farsi troppo lungo. Partiamo da chi ha la cattiva abitudine di arrivare all’appuntamento in ritardo o da chi sembra pensare a tutt’altro e si limita a rivolgere domande svogliate al malcapitato di turno. E non è che l’inizio: alcuni datori di lavoro non sanno rispondere alle domande che i candidati fanno loro, a conclusione dell’intervista, ed altri si mostrano scortesi e scostanti. Il problema di fondo è che molti di loro pensano di occupare una posizione di potere, che permette di fare e disfare a loro piacimento.

Nulla di più sbagliato: occorre garantire il dovuto rispetto e la necessaria considerazione a tutti i candidati che si presentano in azienda ed impegnarsi a metterli nella condizione di poter dare il meglio di loro. Tutto qui? Non proprio: non è infrequente che certi datori di lavoro equivochino il senso dell’incontro con gli aspiranti dipendenti e – anziché indagare sull’esperienza, la formazione e le aspettative di chi ha inviato il curriculum – si dilunghino a parlare della loro presunta bravura e dei successi che hanno ottenuto in azienda. Sono i datori che amano pavoneggiarsi e perdono di vista lo scopo del colloquio di lavoro, che è quello di scovare risorse nuove, in grado di far prosperare la loro attività.

Gli errori dopo il colloquio di lavoro

E chiudiamo con gli errori che certi datori di lavoro commettono, dopo aver congedato i candidati dalle loro stanze. Il più frequente è quello che li porta a far perdere le tracce di sé ed a lasciare i poveri intervistati in un “limbo” di ansia e frustrazione. Occorrerebbe comprendere che mandare una mail in cui si comunica al candidato che non è stato selezionato, ma lo si ringrazia per l’interesse dimostrato nei confronti della propria azienda, non costa nulla. E che è buona norma rispettare le tempistiche che vengono comunicate. Cosa vuol dire? Certi datori assicurano ai candidati che riceveranno una risposta entro la fine della settimana, ma – ca va sans dire – non lo fanno. Anche questo denota una mancanza di rispetto e di tatto nei confronti di chi attende il responso. Se il processo di selezione va per le lunghe, è bene avvisare tutti i candidati con una breve comunicazione scritta. Nella quale basterà annotare che le tempistiche preventivate all’inizio non possono essere rispettate e che occorre pazientare ancora un po’. E’ una piccola dimostrazione di attenzione (anche questa a costo zero) che non potrà non essere apprezzata.

Il colloquio di lavoro è un banco di prova per tutti: lo tengano a mente quei datori di lavoro che non si mettono mai in discussione e rischiano di compromettere le performance di candidati validi e volitivi.

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