Procrastinare vuol dire rimandare ovvero farsi vincere dalla tentazione di fare domani (o dopodomani o mai) quello che potremmo fare oggi. Si tratta di un’abitudine che può causare seri problemi, soprattutto al lavoro. Se non rispettiamo le scadenze o non onoriamo gli impegni presi, il capo o i clienti potrebbero non perdonarcelo. E additarci come degli “scansafatiche”, con cui è meglio non avere a che fare.
Ma cerchiamo di non essere troppo catastrofici: a tutti può capitare di sentirsi scarichi o demotivati. L’importante è che questi momenti di scoraggiamento o di forte affaticamento non si protraggano troppo nel tempo. E che non diventino la prassi destinata a portarci all’insuccesso. Chi più procrastina, meno produce. E più rischia di doverne poi pagare le conseguenze. Meglio non temporeggiare troppo e non convincersi che aspettare sia la scelta migliore. Perché – a conti fatti – non lo è quasi mai.
Indice
Procrastinare ha un costo
Damon Zahariades è un autore americano che ha dedicato molti studi alla produttività. In uno dei suoi testi più noti, “The Procrastination Cure”, ha approfondito il tema della procrastinazione, precisando come questa possa impattare negativamente tanto sulla vita privata quanto su quella professionale. Secondo Zahariades, infatti, chi sceglie di procrastinare deve assumersi la responsabilità di quello che (non) fa. E prepararsi a pagare un prezzo che può rivelarsi particolarmente alto. Rimandare può avere effetti negativi sulle nostre relazioni (se scegliamo di non chiarire una piccola questione col partner o con un amico, un semplice fraintendimento potrebbe generare una rottura traumatica), sulle nostre finanze (se continuiamo a non chiamare l’idraulico per una piccola perdita in bagno, il problema potrebbe farsi ben più serio ed oneroso), sulla nostra salute (trascurare i campanelli d’allarme lanciati dal nostro corpo potrebbe rivelarsi la scelta più infelice della nostra vita) e sulla nostra professione.
Perché la gente tende a procrastinare
Ma cerchiamo di essere chiari: chi procrastina non è necessariamente un pigro. “Se è vero che la pigrizia spesso conduce alla procrastinazione – ha annotato Zahariades nel suo libro – è altrettanto vero che certi procrastinatori cronici non sono affatto dei pigri. La pigrizia è un’indisposizione a fare le cose, la procrastinazione è il ritardo con cui si agisce”. Detta in parole povere: i pigri scelgono di rimanere con le mani in mano, i procrastinatori si limitano, invece, a rimandare. Perché? Ci sono varie ragioni che possono spingere le persone (e i lavoratori, nello specifico) a temporeggiare all’infinito. Secondo l’esperto:
- alcune persone procrastinano perché, al contrario, hanno paura di fare bene e temono che i risultati raggiunti possano procurare altro lavoro, altra fatica e altri oneri che non sono disposti ad assumersi;
- alcune persone scelgono di procrastinare perché hanno paura di fallire. Pensano di non essere all’altezza del compito che devono svolgere e lo “scansano”, per evitare di dover fare i conti coi loro limiti e con le loro presunte incapacità;
- alcuni soggetti tendono a procrastinare perché sono dei perfezionisti e preferiscono non agire anziché rischiare di fare le cose in maniera imprecisa;
- alcune persone rimandano semplicemente perché si distraggono troppo facilmente. Si tratta, il più delle volte, di persone volitive, ma poco organizzate, che hanno bisogno del sostegno di qualcuno che le segui da vicino.
Come interrompere l’abitudine a procrastinare
E veniamo al nocciolo della questione: appurato che possono esserci vari motivi che spingono le persone a procrastinare, esistono dei rimedi utili a correggere questo comportamento? E’ possibile evitare che diventi un’abitudine destinata a complicarci la vita, dentro e fuori dall’ufficio? Ovviamente sì. Nel suo libro, Damon Zahariades profila tre scenari possibili e suggerisce altrettante soluzioni.
Collaborazione
Se tendiamo a procrastinare i nostri incarichi perché ci sembrano noiosi e ripetitivi, proviamo a coinvolgere qualcun altro. La collaborazione coi colleghi può fare miracoli perché può dare il via ad una sana competizione che, di norma, stimola a fare bene ed a rispettare le scadenze. Chiedere aiuto a qualcuno non è un tabù. Anzi: se non siamo in grado di gestire bene i nostri tempi, lanciamo un segnale di SOS al collega più solerte e diligente dell’ufficio, che saprà darci il pungolo di cui abbiamo bisogno. Ma c’è di più: secondo l’esperto americano, possiamo aiutarci anche da soli. Come? Promettendoci una ricompensa, a lavoro ultimato. Per correggere la malsana abitudine a procrastinare, basta pensare al gelato che gusteremo (o al paio di scarpe che ci regaleremo), appena avremo onorato l’impegno. Con la giusta motivazione, procrastinare non ci sembrerà più così conveniente.
Fare prima ciò che preferiamo
Se facciamo fatica ad iniziare qualcosa forse è perché non ci ispira o stimola a sufficienza. Proviamo a dedicarci ad un progetto che ci coinvolge di più ed impegniamoci a portarlo a termine. Evitiamo di fare violenza su noi stessi e non costringiamoci a svolgere un incarico che proprio non ci alletta (a meno che non sia del tutto inevitabile). Potrebbe essere solo una questione di tempo: se eviteremo di starcene con le mani in mano e faremo qualcosa di ugualmente importante ed utile per l’azienda, potremmo recuperare la voglia di portare a termine l’incarico che avevamo precedentemente snobbato.
Procedere un passo alla volta
Se, infine, ci sentiamo bloccati perché pensiamo che il capo ci abbia assegnato un incarico troppo oneroso e non sappiamo da dove cominciare, proviamo a non pensarci troppo su. Ed iniziamo ad agire. E’ l’unico modo per evitare che la paura di non farcela ci paralizzi del tutto e ci porti a procrastinare all’infinito quello che è, invece, necessario fare. Basta non farsi prendere dal panico e procedere un passo alla volta, ripentendosi che solo chi sceglie di non agire è destinato al fallimento certo.
“La procrastinazione è, senza alcun dubbio, la nostra forma di auto-sabotaggio preferita”, sostiene l’autrice americana, Alyce P. Cornyn-Selby. Cerchiamo di non praticarla troppo spesso perché la frustrazione per aver scelto di non agire (nei tempi giusti) potrebbe procurarci seri problemi. E condannarci ad una vita di rimpianti.
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