Non tutti sanno vendersi per bene e alcune persone fanno più fatica di altre a convincere i loro interlocutori. Spesso è una questione di carisma, che può essere però compensato con la pratica e l’applicazione. Se anche tu hai sperimentato la frustrazione di un colloquio andato male, non abbatterti; convincerti che non sei sufficientemente capace o competitivo non servirà a nulla. La vita – privata e professionale – è costellata di successi e insuccessi che occorre affrontare nel giusto modo, partendo innanzitutto da un’analisi attenta e obiettiva. Ecco cosa ti consigliamo di fare, dopo essere uscito dalla stanza del reclutatore che ti ha fatto chiaramente intendere di non essere il fortunato “prescelto” che entrerà in azienda.
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Cosa fare dopo un colloquio andato male
Per quanto potrà sembrarti banale (e consolatorio), si impara molto di più da un fallimento che da una situazione positiva. Ecco perché devi considerare il colloquio andato male un’opportunità importante, che ti aiuterà a mettere apposto alcune cose che non funzionano come dovrebbero. Una volta sbollentate la rabbia e la delusione, che sono comunque sentimenti che non devi reprimere, cerca di rimboccarti le maniche e di sfruttare a tuo vantaggio quanto successo. Senza ingigantire il problema o sottostimarlo, ma sforzandoti di inquadrarlo nelle giuste proporzioni. I consigli degli esperti sono sempre gli stessi: non abbatterti e analizza con attenzione quanto accaduto, cercando di trarre dei preziosi insegnamenti da poter mettere in pratica alla prossima occasione.
Salva il salvabile
Quando ci congediamo da un selezionatore che non abbiamo convinto, la nostra mente rimane come “inceppata” in un mood negativo che ci porta a rivivere e ricordare solo i passaggi più imbarazzanti dell’intervista. E’ un automatismo che devi impegnarti a combattere perché, per quanto il colloquio possa essere andato male, non tutto quello che avrai detto al tuo interlocutore sarà stato così insensato o inefficace. Fai uno sforzo di memoria e prova a mettere a fuoco (magari per iscritto) quante più cose possibili, evitando di soffermarti solo sulle domande che ti hanno messo in difficoltà. Quali sono stati i quesiti a cui hai saputo rispondere con prontezza? E quali le circostanze che ti hanno fatto sentire a tuo agio? Ripartire da un’analisi completa, che non contempli solo le gaffe o i tentennamenti, ti aiuterà a comprendere che il colloquio andato male non è stato poi così disastroso. Salva il salvabile e ricomincia da lì.
Mettiti nei panni del selezionatore
Per comprendere fino in fondo cosa è andato storto, devi fare lo sforzo di cambiare prospettiva provando a metterti nei panni di chi ha condotto l’intervista. Perché? Perché così potrai individuare e riconoscere le risposte che, con ogni probabilità, non l’hanno convinto del tutto. Quello che un reclutatore deve immediatamente verificare è se il candidato che ha di fronte ha tutte le carte in regola per ricoprire il ruolo che gli offre; ti sei impegnato a sufficienza per farglielo capire e sei riuscito a fugare ogni suo eventuale dubbio? Non solo: una volta testate le competenze tecniche, ogni selezionatore che si rispetti deve anche sondare il terreno che riguarda le cosiddette “soft skills” (o competenze trasversali); hai marcato l’accento sui tuoi punti di forza e sei riuscito a venderti bene, senza risultare superbo o presuntuoso? Scrutare da un altro punto di vista può rivelarsi illuminante e può aiutarti a comprendere dove hai “toppato”.
Fatti delle domande e datti delle risposte sincere
Una volta analizzata la vicenda, non resta che mettersi (fisicamente o metaforicamente) davanti a uno specchio e farsi qualche domanda. Sei davvero sicuro che l’intervista sia andata male per ragioni connesse alla tua formazione o alla scarsa esperienza? Potrà sembrarti strano, ma a volte siamo noi a sabotare le situazioni che viviamo perché il nostro subconscio ci comunica (in maniera obliqua) che non ci troviamo nel posto giusto. Il che, nel caso di un colloquio andato male, potrebbe tradursi nella possibilità di essersi candidato ad un’offerta di lavoro che non interessa poi così tanto. E a cui si decide di rispondere solo perché non si lavora da tempo e si avverte la necessità di rimettersi in carreggiata. A determinare l’insuccesso dell’intervista potrebbe essere stata, insomma, una motivazione sbagliata, che non ha nulla a che fare con le tue reali aspirazioni professionali. Pensaci su e cerca di darti delle risposte sincere. Il buco nell’acqua fatto oggi potrebbe aiutarti a comprendere cosa vuoi fare veramente nella vita. Per dare il meglio di te, devi essere animato dall’entusiasmo: la concorrenza è già così agguerrita che non puoi certo permetterti di arrivare al cospetto del selezionatore con l’aria di chi è lì per caso a tentare la sorte.
Accettare il fallimento è un’attitudine da vincenti
Quello che non puoi permetterti di fare, dopo un colloquio andato male, è piangerti addosso. Le cadute – che spesso procurano ferite dolorose – ci insegnano a guardare, con più attenzione, dove metteremo i piedi la prossima volta. E’ lo stesso al lavoro: che sia un’intervista che non sortisce i risultati sperati o un progetto che non soddisfa il capo, gli insuccessi devono essere vissuti per quelli che sono. Senza farne drammi che potrebbero portarci a dubitare eccessivamente di noi stessi. Quando cerchi di fare qualcosa, devi contemplare la possibilità di non riuscirci e inquadrare il tutto nelle giuste proporzioni, evitando di scivolare nello sconforto o nella disistima. Perché, come dice Alain Robert: “Accettare il fallimento è un’attitudine da vincenti”.
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