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Se il bail- in ce lo spiegano l’Abi e le associazioni dei consumatori

Un vademecum per conoscere fino in fondo lo strumento di cui (quasi) tutti parlano. E per capire chi rischia di dover mettere una pezza ai conti in rosso delle banche

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Di solito non vanno molto d’accordo, ma in tempi difficili come questi l’Abi e alcune associazioni a tutela dei consumatori hanno deciso di unire le loro forze. Con l’imminente avvio delle nuove regole europee sulle crisi bancarie, l’associazione dei banchieri – con il conforto della Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio e della Federazione delle banche, delle assicurazioni e della finanza – ha pensato, infatti, di interpellare Confconsumatori, Codacons, Adiconsum e Cittadinanzattiva (solo per citarne alcuni). Perché? Per stilare un efficace vademecum sull’ormai famigerato “bail-in” entrato di prepotenza nel “lessico familiare” degli italiani.

crisi bancarie
image by Aromant

La guida – consultabile online – prende le mosse dall’entrata in vigore, dal prossimo 1 gennaio 2016, del nuovo pacchetto di regole europee concepite per gestire le crisi delle banche. E si compone di 10 domande e risposte semplici e puntuali. Uno strumento agile – significativamente intitolato “In altre parole…tu e il bail-in” – che gli italiani potranno consultare per ottenere quelle chiarificazioni che non hanno trovato altrove. Spesso neanche nei mezzi d’informazione che continuano a ricorrere a formule poco comprensibili. Il primo punto spiegato nel vademecum riguarda la decisione – maturata a Bruxelles – di far pagare il conto di un’eventuale crisi alla banca stessa. E di ricorrere a una serie di strumenti tesi a evitare che risparmiatori e correntisti possano rimetterci i loro soldi. Si parte dal rafforzamento delle misure preventive a cui ogni banca europea dovrà attenersi fornendo, per esempio, un dettagliato piano di risanamento in cui dovrà spiegare cosa intende fare in caso di crisi.

Ma se la prevenzione non dovesse bastare, allora occorrerà avviare la cosiddetta procedura di risoluzione incardinata sul famoso “bail-in” (ovvero sul salvataggio interno). In pratica – come spiegato da Abi e dalle associazioni dei consumatori – se le cose dovessero prendere una brutta piega, gli azionisti dovranno contribuire a risanare i conti in rosso della banca secondo una ratio che chiederà di dare di più a chi detiene gli strumenti finanziari più rischiosi. Solo nel caso in cui il contributo degli azionisti risultasse insufficiente, allora verranno interpellati anche altri soggetti partendo dai detentori di titoli subordinati senza garanzia e continuando con i sottoscrittori di crediti non garantiti (come le obbligazioni) e con i possessori di conti superiori ai 100 mila euro. Ai depositi inferiori a tale cifra – viene sottolineato nella guida online – anche in caso di “bail-in”, non succederà assolutamente nulla.

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