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Crisi e lavoro: a Trieste persi 16mila contratti in cinque anni

Crisi: a Trieste la disoccupazione aumenta del 50% in cinque anni. Il bollettino Cgil: “situazione stabilmente grave”.

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La crisi del lavoro non risparmia nessun territorio italiano. Ne è testimone la situazione in cui si trova un territorio “di confine” come quello della provincia di Trieste. Secondo l’ultimo bollettino emanato dalla Cgil Friuli-Venezia-Giulia, dall’inizio della crisi del 2008 hanno perso il lavoro circa 8.000 persone a cui ora se ne aggiungono altre 1.400. La disoccupazione è cresciuta del 50%, mancano all’appello più di 16mila contratti rispetto a cinque anni fa e la formula del tempo indeterminato è in netto calo (-61% dal 2008). La prima metà del 2014 è stata tragica, con l’84% di nuovi avviamenti in meno rispetto all’anno scorso. Sindacati e enti locali sono concordi nel definire la crisi “stabilmente grave”. Le continue chiusure di attività produttive in provincia sono causa dell’esplosione della Cassa integrazione straordinaria. E sarebbe potuta andare peggio se non si fosse riusciti a salvare la Ferriera, operazione che ha garantito il mantenimento di 700 posti di lavoro.

I numeri della crisi

Disastroso il bollettino fornito recentemente dalla Cgil. Dal 2008 al 2013 il tasso di disoccupazione è cresciuto dal 4,5% al 6,7%, passando da 4.484 disoccupati a 6.615. Un aumento drammatico. Gli occupati sono scesi da 95.782 unità a poco meno di 91mila, la maggior parte dei quali impiegata nei servizi. La Cassa integrazione continua a versare in condizioni drammatiche con 2.263.446 ore a fronte del 1.904.739 del 2012. Nel 2013 le aziende chiuse sono state 1.069 e quelle aperte 1.103, ma dal 2007 ad oggi sono state perse 2.253 attività.

Anche il saldo tra le importazioni e le esportazioni, nonostante la vicinanza fisica con altre nazioni, è risultato essere sfavorevole. Le prime sono salgite del 10,6%, mentre le seconde scese del 12,4%. Il sindacato ha anche valutato le condizioni della popolazione residente, che pare in sofferenza. Infatti i crediti delle banche ritenuti inesigibili per evidente impossibilità del debitore di farvi fronte sono aumentati del 119% in quattro anni.

Agostino Bertolin

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