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Crollo consumi e fisco. Nel 2012 chiuse 253 imprese al giorno

Gli ultimi calcoli sull’andamento dell’economia reale diffusi da Confesercenti forniscono un quadro davvero preoccupante. Nel 2012, le famiglie hanno speso per i consumi 35 miliardi di euro in meno, nel 2013, ne spenderanno altri 10 (in meno). Il risultato, va da sé, è quello che un “abbassamento” di 45 miliardi di euro nella spesa delle …

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Gli ultimi calcoli sull’andamento dell’economia reale diffusi da Confesercenti forniscono un quadro davvero preoccupante. Nel 2012, le famiglie hanno speso per i consumi 35 miliardi di euro in meno, nel 2013, ne spenderanno altri 10 (in meno). Il risultato, va da sé, è quello che un “abbassamento” di 45 miliardi di euro nella spesa delle famiglie. Soldi che non entrano nel circuito dell’economia reale, o almeno non tramite i consumi, i quali sono una fonte primaria del suddetto tipo di economia. I dati talvolta saranno anche noiosi, ma aiutano molto a capire come e dove orientarsi. Il 5,2% in meno (i 45 miliardi di euro), corrispondono ad una riduzione di circa 2000 euro a famiglia.

Tale riduzione si ripercuote, anche se non è ovviamente l’unico fattore importante, sulla vita delle imprese. Nell’ambito di commercio e turismo, solo nel 2012 hanno chiuso oltre 64.000 imprese di commercio al dettaglio, e 27.691 operanti nel settore dell’alloggio e della ristorazione. Tempi duri quindi, anche per chi cerca lavoro nel commercio e nel turismo. La media aggregata tra i due comparti nel 2012 è stata di 253 imprese chiuse ogni giorno. E l’associazione stima che nel 2013 tale media arriverà a 281. Se individui e famiglie non comprano e non vanno in vacanza (visto che non possono permetterselo), le imprese (soprattutto quelle individuali, precisa Confesercenti), non possono fare altro che chiudere, per mancanza di clienti, e quindi di entrate. E ancora, la “morte” di decine di migliaia di aziende,  nel medio periodo pesa anche sulla popolazione fiscale (salvo che vi sia un ricambio e che questo ricambio sia in grado di sopperire alla scomparsa delle aziende che chiudono), vale a dire su quanti soggetti pagheranno le tasse.

Parlando di tasse, secondo Confesercenti  la drastica riduzione dei consumi sarebbe attribuibile proprio al fisco. In effetti, stima l’associazione, tra 2011 e 2012, le varie manovre dei governi Berlusconi e Monti, avrebbero inciso per oltre 40 miliardi. E nel 2013 si verificheranno altri aumenti, dovuti alla Tares (la nuova imposta sui rifiuti), all’aumento dei servizi pubblici locali, a quello dell’Iva (che dovrebbe raggiungere il 22% a meno che il governo entrante decida di bloccare il provvedimento). Dieci miliardi di euro in più per in prese e famiglie, da pagare al fisco e salvo riduzioni  (o cancellazioni e addirittura restituzioni) dell’Imu, il conto totale sarà di 34 miliardi. Tra il 2011 e il 2013,  l’aumento stimato  è di quasi 75 miliardi.

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