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Dipendenza da internet: un progetto raccoglie tutti i disturbi

Il giornalista inglese David McCandless nel suo progetto InterMental prova, con l’aiuto degli utenti, tutti i disturbi collegati alla dipendenza da internet.

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Li chiama, letteralmente “disturbi mentali” (mental disorders), riferendosi a quei comportamenti, perlopiù involontari o semi-volontari,  generati dalla dipendenza da internet, dalla connessione h24, dall’impossibilità di staccare un’ideale spina dal proprio smartphone o tablet. Il progetto, che ha preso il nome di InterMental, è stato pensato e realizzato da un giornalista indipendente inglese e raccoglie una serie molto articolata (ed in costante aggiornamento)  di disturbi connessi alla dipendenza da internet. Disturbi che, senza troppi giri di parole, portano a più di una riflessione. Ideatore di InterMental è David McCandless, autore, copywriter e designer di Londra.

Dipendenza da internet: cosa può causare?

dipendenza da internetTra i disturbi più comuni della dipendenza da internet, secondo McCandless, c’è la quella che l’autore chiama”infogestion” definita come quella situazione in cui “parti del corpo” (occhi, cervello) vengono utilizzate per ingurgitare continuamente informazioni, sovraccaricando il sistema di ricezione. Un disturbo questo,  paragonato all’indigestione che può portare a frequenti mal di testa e che se non curato può anche diventare cronico. Una altro disturbo da dipendenza da internet spiegato nel progetto è la Ampulsivity, ovvero lo stimolo a seguire gli impulsi senza avere alcun tipo di reazione contraria, comportamento questo che appunto può essere caratteristico di chi vive sempre “connesso”. A differenza degli impulsi dettati dalla vita reale che sono solitamente numericamente limitati e che non sempre sono perseguibili anche per ragioni meramente strutturali dovute alla realtà fisica.

Quel che viene identificato come Hollow Flow è invece un comportamento costante e ripetitivo, generato dalla continua connessione della propria vita reale al mondo dell’online, il quale causa il reiterare continuamente le stesse azioni, quasi involontariamente. Controllare i messaggi di posta  e chat, connettersi ai social, in una sorta di looop tremendamente difficile da interrompere.

Smart tick è invece quel “riflesso”, se così si può chiamare, che porta le persone a consultare internet appena esse dispongono di un momento di pausa. L’autore porta l’esempio di quando si è a cena e l’astante si assenta per qualche minuto, magari per andare in bagno. Ma si potrebbero facilmente trovare molti altri esempi: quando si è fermi al semaforo e non si riesce ad evitare di tirar fuori il cellulare per vedere se è arrivato un qualsiasi messaggio, o quando si sta aspettando l’autobus anche se lo si vede arrivare in lontananza.

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