Home » Orientamento Lavoro » candidature e ricerca lavoro

E’ giusto investire in formazione se si è disoccupati?

E’ giusto o no formarsi quando si è disoccupati? In linea generali sì, ma alcune valutazioni bisogna comunque saperle fare.

Condividi questo bel contenuto


Sembrerebbe una domanda scontata, ma in realtà non lo è: quando si è disoccupati bisogna investire o no in formazione? Sono in molti a farsi questa domanda, principalmente per motivi economici ma non solo. Altre ragioni possono essere quelle che derivano dal fatto che chi fa formazione tenta costantemente di convincere gli utenti ad usarla, ma non è per niente detto che chi è disoccupato sia anche poco formato. Questo è un parallelismo che, detto così, non ha molto senso, anche se certamente la formazione è fondamentale per poter trovare un lavoro stabile. Ma come si risponde ad una domanda del genere? O per meglio dire, esiste una risposta precisa, univoca, certa?

Partiamo dal presupposto che la risposta “no”, è sbagliata. E partiamo anche da un altro presupposto, quello per il quale la risposta “sì” è sbagliata pure lei, ma di meno. E quindi? Quindi è ovvio che una risposta unica non esiste, bisogna quindi valutare ogni situazioni nel modo più giusto ed agire di conseguenza. Quando serve formarsi? E quante risorse investire? Si può farne a meno? La risposta alla terza domanda è “sì”, si può farne a meno, ma in molti casi le possibilità di trovare un buon lavoro rischiano di ridursi fortemente. E la cosa peggiore è che non ci si può accorgere di questo. Semplicemente accade, silenziosamente, sotto i propri occhi. Se qualcosa ci è sconosciuto, non ci accorgeremo di quel che sta accadendo, o meglio non sta accadendo. Per molto tempo potrebbe quindi non accadere nulla. Ovvero non avere alcuna risposta dalle aziende, e noi prenderemmo questo come un fatto del destino, mentre magari con una buona formazione quel fatto potrebbe letteralmente cambiare “da così, a cosà”. Le risposte alle altre due domande invece sono molto più complesse.

Tre domande fondamentali

Partiamo dalla prima: quando serve formarsi? Ci si forma principalmente per due motivi: per aumentare le proprie competenze in un determinato campo, o per allargarle e quindi in un certo qual senso anche riorientarle. Si può anche fare per entrambe le ragioni ovviamente. Nel primo caso chi è esperto in un determinato campo decide di aumentare le proprie skills proprio in quel campo. Ovvero non si discosta dalle sue competenze, le aumenta, va più a fondo, impara qualcosa di nuovo all’interno di un panorama che conosce già molto bene. Facciamo un esempio: un autista ad esempio sa guidare e normalmente sa anche come risparmiare gasolio. Esistono però dei corsi professionali che insegnano a guidare in maniera super-risparmiosa. Un autista rimasto disoccupato potrebbe decidere di frequentare questo tipo di corso per poi poter mettere sul suo curriculum il fatto di essere in grado di risparmiare carburante più di altri, vendendosi così alle aziende di trasporto come autista migliore, almeno per quanto riguarda i consumi. Ma in questo caso cosa dovrebbe valutare? Il costo del corso potrebbe non essere un grande problema se ad esempio questo autista disoccupato godesse di qualche sussidio statale come la disoccupazione, la Naspi e via dicendo.

Fondamentale è però capire se nel mercato a cui si fa riferimento, quella particolare skill sia o meno apprezzata. Quindi il nostro autista dovrebbe riuscire a capire se veramente serva frequentare un corso di risparmio sui consumi per avere una maggiore possibilità di trovare lavoro, il suo lavoro. Potrebbe essere così, oppure no. Ad esempio un’azienda che ha centinaia di mezzi potrebbe essere poco interessata ad avere un solo autista che risparmia. Certo è anche quella una caratteristica positiva, ma la tal grande impresa potrebbe invece preferirne altre di caratteristiche (come ad esempio la flessibilità oraria, o la disponibilità a stare fuori di notte). Se il nostro protagonista risparmia sui consumi, ma non può dormire in cuccetta perché vuole tornare a casa tutte le sere, ecco che quell’impiego probabilmente non sarà suo. Diverso potrebbe essere il caso di un posto di lavoro in una piccola azienda con pochi camion, dove anche un solo autista così esperto nell’abbassare i consumi di carburante potrebbe far risparmiare molti soldi al “padroncino”. Quindi un’altra operazione da fare è capire come è fatto il mercato in cui ci si vuole inserire ed in questo caso la domanda da farsi è: arrivano più offerte da proprietari di grandi flotte o da piccoli trasportatori? E di seguito: le grandi flotte saranno interessate a questa mia competenza se la dovessi acquisire? Avrò quindi sbocchi da entrambe le parti o no? Dovessi averlo da una parte sola, o prevalentemente da una parte sola, mi converrebbe comunque frequentare il corso alla luce dell’investimento di tempo, denaro e impegno che dovrò fare?

Nel secondo caso ci si forma per allargare le proprie competenze: ragionando ancora sul nostro autista potremmo risolverla così: si sa che gli autisti spesso sono anche un po’ meccanici, quindi investire in un corso di formazione per diventare meccanico o gommista, visto che si ha già qualche base, allargando quindi e di fatto ri-orientando le proprie competenze, potrebbe non essere per niente una cattiva idea. Bisogna quindi capire che cosa si vuole. Quell’autista vuole continuare a guidare, o smettere e fare altro? E’ molto importante sapere che cosa si vuole in riferimento ad una possibile formazione perché permette di capire esattamente come procedere. Nel caso in oggetto il ri-orientamento non è necessario, un autista può sempre tornare a guidare, ma ci sono volte in cui non si riesce proprio a ritrovare lo stesso lavoro che si è fatto fino a quando lo si è perso, e quindi la modifica in allargamento delle proprie competenze tramite appositi corsi di formazione diventa più che mai necessaria per trovare nuovi sbocchi. E’ importante capire che il ri-orientamento di cui sopra non può essere casuale. Deve comunque partire da una base di conoscenze piuttosto solida. Cominciare dal nulla lo si fa solo se è strettamente necessario, altrimenti è decisamente meglio iniziare da un qualcosa che più o meno si conosce già, anche a grandi linee, per poi approfondirlo.

Questi discorsi valgono per tutti i lavori possibili ed immaginabili: bisogna conoscere la fetta di mercato di riferimento e anche quelle adiacenti ad essa per poi analizzarle e capire se sia necessaria una formazione e soprattutto quale. Bisogna investirci un po’ di tempo, è chiaro. Studiare, capire, analizzare, valutare e poi prendere una decisione. Sembrano operazioni banali ed a volte superflue ed invece sono quelle più fondamentali che possano esistere, al punto che attraverso quelle si decide il proprio futuro lavorativo. Non sono certo quindi da sottovalutare, mai.  Se si entra nell’ottica giusta non è poi così difficile farlo, è necessaria però una certa costanza e soprattutto una certa voglia di fare, senza la quale non si va da nessuna parte.

Cerchiamo ora di capire quanto sia giusto investire per formarsi, ovvero rispondiamo alla seconda domanda. E’ chiaro che formarsi in linea generale serve, ma normalmente ha anche un costo. E’ difficile trovare corsi professionali gratuiti, per giunta aderenti al proprio campo di competenza. Il costo ovviamente poi non è solo quello meramente economico. Fare un corso di formazione serio (o anche più di uno), può voler dire restare impegnati anche per mesi. Quindi è chiaramente da valutare l’impatto economico sulle proprie finanze, ma anche l’investimento di tempo e la testa che bisognerà mettere in quel determinato corso. Come decidere quindi? Dal punto di vista economico è abbastanza facile: se non si ha altra scelta, ammesso che si abbiano i soldi necessari da spendere, si prende e semplicemente si fa il corso.

Ad esempio se il proprio lavoro scompare, si può decidere di fare un corso che professionalizza interamente ad un mestiere (ad esempio come quello di Oss, operatore socio sanitario). Se la scelta invece la si ha diventa tutto più complicato. Ammessa la disponibilità economica, quale corso scegliere? Di quale lunghezza? Che tipo d’impegno accettare a livello mentale? Qui la scelta è ardua e non esistono parametri precisi, ma in linea generale è meglio impegnarsi un po’ di più per fare qualcosa di più utile, che il contrario. Si può ben sacrificare qualche serata e anche qualche nottata se poi la cosa porterà a risultati positivi. Invece spendere meno per fare qualcosa di più corto ma meno appetibile nel mercato del lavoro, potrebbe farvi risparmiare tempo e denaro sul momento ma portare a poco nel lungo periodo, vanificando così la vostra iniziativa che diventerebbe nient’altro che una spesa. Potrebbe accadere anche nel caso di un investimento maggiore, ma dato che il mondo funziona a probabilità, il compito al quale siamo chiamati è quello di ridurre il più possibile l’eventualità di sprecare risorse. E quindi qualcosa di migliore, se si decide di fare qualcosa, è appunto migliore, e lo è in tutti i sensi. Ovvio comunque che tutto questo va rapportato agli impegni familiari di ognuno. Anche fare il passo più lungo della gamba è sbagliato. Iscriversi ad un corso che poi non si riuscirà a seguire, sapendo già che non ci si riuscirà, è una stupidata. Bisogna quindi saper mediare molto bene tra le varie esigenze che si hanno, prendendo come riferimento l’intera vita che si sta vivendo.

Ora per finire ritorniamo un attimo sulla questione del “si può farne a meno?”. Detto che nella vita si può rinunciare davvero a molte cose, il discrimine qui è capire a cosa si vuole rinunciare e a cosa no. Certamente si può fare a meno di formarsi, rischiando di non trovare mai un altro lavoro. Certamente anche formandosi si potrebbe non trovare lo stesso un qualsiasi posto. Ma è anche vero che più competenze si hanno, più ci si può vendere in modo efficace. Più ci si può vendere in modo efficace, più è probabile che a qualcuno venga voglia di comprare i tuoi servizi. Il problema di fondo è che se non si fa nulla, il tempo passa senza che ci si possa rendere conto del fatto che si stanno perdendo occasioni oltre che il tempo stessi. Questo avviene perché noi possiamo accorgerci solo di quel che accade, non di quel che non accade. Cioè se troviamo un lavoro ci accorgiamo di averlo trovato, ma se non lo troviamo non capiremo mai che non ne abbiamo trovato uno perché non eravamo abbastanza formati. Il discorso non è tanto quello di incoraggiare la formazione, ma quello di disincentivare l’immobilismo. Se si hanno le possibilità (e questo è ciò che si deve valutare al meglio) è comunque più intelligente fare qualcosa, come un corso di formazione, che non fare niente ed aspettare che accada una sorta di miracolo divino. Accadono forse anche quelli, però sono comunque piuttosto rari.

Cerchi un nuovo lavoro?

Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro

Condividi questo bel contenuto
× Eccomi!