L’ufficio studi della Cgia di Mestre ha rilevato un significativo aumento delle denunce di estorsione. Mentre si fatica ancora a parlare di usura
Aprire una propria attività imprenditoriale può essere il coronamento di un sogno. Che però, in tempi più o meno stretti, può trasformarsi in un vero e proprio incubo. Si pensi al caso di un giovane imprenditore, che trova il coraggio di avviare un’attività in un territorio storicamente difficile. Col passare dei mesi, potrebbe sperimentare sulla propria pelle la difficoltà di andare avanti e di far crescere i profitti della sua azienda. E non per colpa della crisi o del mercato competitivo, ma dell’estorsione. Dell’argomento si è recentemente interessato l’ufficio studi della Cgia di Mestre (Associazioni artigiani e piccole imprese), che ha dedicato uno studio al fenomeno estorsivo e all’usura. Svelando che, dal 2010 al 2015, le denunce da parte dei titolari delle imprese italiane sono aumentate del 64,2%.
I dati dello studio sull’estorsione
Partiamo da un dato che aiuta a comprendere la dimensione del fenomeno di cui stiamo parlando. Stando a quanto certificato da Transcrime, il centro di ricerca interuniversitario coordinato dalla Cattolica di Milano, il fatturato complessivo dell’estorsione organizzata in Italia oscillerebbe tra i 2,7 e i 7,7 miliardi di euro all’anno. Cifre da capogiro, che dimostrano quanto il fenomeno sia fortemente radicato e quanto si riveli redditizio per i criminali che lo praticano. A danno dei titolari di imprese che, però, hanno imparato a denunciare con maggiore frequenza. L’indagine dell’ufficio studi della Cgia di Mestre ha preso in esame il periodo che va dal 2010 al 2015, rilevando che, in questo arco di tempo, le denunce per estorsione sono aumentate del 64,2% (passando da 5.992 a 9.839). Ma cerchiamo di entrare un po’ più nel dettaglio.
La regione che ha fatto registrare la crescita percentuale più importante è la Valle d’Aosta: +466,7% (che in valori assoluti scomoda, però, numeri molto piccoli: 3 denunce rilevate nel 2010 e 17 nel 2015). A seguire, il Trentino Alto Adige, con un aumento del 188% (da 50 a 144 denunce); l’Emilia Romagna, con un aumento del 172,8% (da 290 a 791 denunce), l’Umbria, con un aumento del 156,9% (da 65 a 167 denunce) ed il Friuli Venezia Giulia dove, nel periodo preso in esame, le denunce sono aumentate del 125,4%, passando dalle 63 rilevate nel 2010 alle 142 del 2015. Percentuali ben più piccole, invece, sono state registrate nelle regioni del Sud: in Calabria, le denunce sono aumentate solo del 17,7% (passando dalle 311 del 2010 alle 366 del 2015). E non si sono registrate grosse variazioni neanche in Campania, dove l’aumento delle denunce per estorsione ha superato di pochissimo il 25%, né in Abruzzo (+35%) né in Sicilia (+38%).
“Il fenomeno estorsivo – ha spiegato il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo – è un tipico reato praticato dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso ai danni degli imprenditori. Oltre ad acquisire illecitamente del denaro con la violenza e le minacce, l’obiettivo principale è quello di controllare il territorio. Il fatto che, nelle regioni del Nord, siano in forte aumento le denunce per estorsione, segnala ancora una volta che questi gruppi criminali organizzati si sono diffusi in modo capillare in tutto il Paese ed, in particolare, nelle regioni più ricche”.
I dati dello studio sull’usura
Ma torniamo al caso del nostro giovane imprenditore vessato dagli estorsori. Se le cose dovessero mettersi veramente male e non disponesse dei supporti economici necessari per rimanere a galla, non è escluso che – in preda al panico ed alla disperazione – possa decidere di rivolgersi a degli strozzini. Anche di questo, si è occupato l’ufficio studi della Cgia di Mestre. “Con le sole denunce effettuate all’Autorità giudiziaria – ha dichiarato il segretario della Cgia, Renato Mason – non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura. Le segnalazioni, purtroppo, sono molto esigue. Tuttavia, l’attenzione non va assolutamente abbassata, perché come sanno gli addetti ai lavori è molto difficile che le vittime trovino la forza per denunciare i propri strozzini. Oltre al perdurare della crisi e la conseguente stretta creditizia, sono soprattutto le scadenze fiscali o la necessità di fronteggiare piccoli imprevisti di spesa a spingere molte micro imprese nella morsa degli usurai, spesso per importi molto contenuti che non superano qualche migliaio di euro”. Ma di che numeri stiamo parlando? L’elaborazione della Cgia di Mestre (effettuata su dati Istat) ha rilevato che le denunce di usura, nel 2010, si sono fermate a 374 e, nel 2015, hanno guadagnato una sola unità (375). Mentre il boom di segnalazioni (se così si può dire) si è registrato nel 2009 (464 denunce) e nel 2013 (460).
Alla luce di quanto rilevato, in tanti potrebbero scoraggiarsi e rinunciare al progetto di avviare un’impresa. Non sarebbe la scelta giusta. L’Italia ha bisogno dell’intraprendenza e del coraggio di uomini e donne che non esitano ad investire sulle idee, sull’innovazione e sul territorio. L’aumento delle denunce di estorsione testimonia un importante cambiamento culturale: i titolari di imprese stanno imparando ad alzare la testa e cominciano a dire sempre più frequentemente “no” ai criminali che li minacciano. Con l’ausilio delle forze dell’ordine e delle tante associazioni nate per contrastare il fenomeno (tra tutte, segnaliamo “Addiopizzo”), le cose possono volgere al meglio. Rinunciare al proprio sogno imprenditoriale sarebbe una sconfitta, destinata a trasformarsi in un amarissimo rimpianto.
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