Una delle categorie di lavoratori che è stata colpita dalla crisi sanitaria ed economica da Coronavirus è quella dei freelance. Figure autonome spesso sono poco tutelate e sottopagate che devono trovare un modo per rialzarsi e superare questo momento critico. Il bonus professionisti da solo potrebbe non bastare per salvare gli autonomi. Ecco il perché.
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Chi sono i freelance?

I freelance sono dei lavoratori indipendenti, ossia dei professionisti che operano in totale autonomia e non sono alle dipendenze di nessuno. Il freelance è colui che presta il suo servizio per differenti aziende, clienti o enti, non è dipendente e spesso possiede una partita Iva. Negli ultimi anni questi stanno aumentando sempre di più in Italia, racchiudendo differenti professionisti come: organizzatori di eventi, giornalisti, pubblicitari, designer, fotografi, consulenti, film maker, wedding planner e tanti altri. Secondo i dati Istati 2017 ci sono circa 5 milioni 363 mila autonomi. Tuttavia identificare il numero preciso di freelance è davvero impossibile, considerando l’alta eterogeneità della categoria. Un settore in crescita, ma spesso i professionisti autonomi sono anche quelli meno tutelati e sottopagati.
Insomma, se da una parte ci sono dei fattori positivi, come la maggior liberà nella gestione ed organizzazione del lavoro, dall’altra ci sono aspetti meno positivi, come la mancanza di tutele al pari dei dipendenti ed un carico di responsabilità maggiore.
La pandemia da Coronavirus ha costretto alla chiusura tante attività. Anche se il lockdown è finito e siamo entrati nella Fase 2, i problemi non sono terminati. Dopo l’emergenza di carattere sanitario ora dobbiamo fare i conti con la crisi economica. Tra le tante categorie interessate dalla crisi, rientrano senza alcun dubbio i freelance ed i liberi professionisti. Per tale motivo, il decreto Cura Italia ed il decreto Rilancio hanno messo in campo una serie di misure pensate per sostenere ed aiutare le realtà colpite dalla crisi economica. In particolare parliamo del bonus autonomi, partite Iva, lavoratori del turismo e dello spettacolo. Questo, per i mesi di marzo ed aprile è stato di 600 euro, mentre per il mese di maggio è previsto un aumento, portando il bonus a 1.000 euro. I professionisti che avevano ricevuto il sostegno nel mese di marzo, automaticamente lo hanno ricevuto anche per il mese successivo e per maggio. A fare domanda sono stati circa 3 milioni ed 800 mila soggetti.
Il bonus professionisti potrebbe non bastare
Dall’Associazione consulenti del terziario avanzato (Acta), arriva il grido d’allarme. Il solo bonus professionisti potrebbe non bastare per risollevare le sorti dei freelance. Come accennato, si tratta di una categoria particolare, molto ampia e dai confini non facilmente definibili. Il bonus professionisti, secondo Anna Soru, presidente Acta, presenta delle problematiche relative alle modalità di accesso. Infatti, per beneficiare del sostegno economico, i professionisti devono dimostrare di aver avuto nei primi due mesi del 2020, un fatturato del 33% inferiore a quello dei primi due mesi del 2019. Dimostrare questo per i freelance diventa più complesso, in quanto spesso non c’è un’immediata corrispondenza tra il lavoro effettuato ed il pagamento. Il compenso può essere ricevuto mesi prima oppure mesi dopo la fine dei lavori effettuati. Questa particolarità che è tipica del lavoro da freelance, non ha permesso ad alcuni professionisti di accedere al bonus. Inoltre questa categoria è stata esclusa dal rinvio dei pagamenti, dunque non sono presenti altre misure di sostegno.
Più tutele per i freelance
Sempre l’Acta sostiene che c’è bisogno di più tutele per i freelance e per i professionisti indipendenti. Parliamo di una categoria che ancora oggi ha difficoltà ad accedere alla malattia o maternità, oppure a godere di tutte le ferie dovute. Si tratta solo di un esempio, tanto per far capire quanto i professionisti spesso sono lasciati soli, mentre la gran parte delle tutele è rivolta ai dipendenti. Tuttavia, sembra, che qualcosa si stia muovendo a favore dei freelance anche se in maniera lenta. In passato non c’era mai stata una vera e propria attenzione dei confronti di questa categoria, con la totale mancanza di ammortizzatori sociali. L’appello è quello di non abbandonare le categorie più deboli nel mercato del lavoro, dando loro attenzioni e protezioni varie.
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