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Lavorare il 25 aprile non è obbligatorio: la sentenza a Pordenone

La sentenza del giudice del lavoro di Pordenone: lavorare il 25 aprile non è obbligatorio anche se è stata data la disponibilità da parte del lavoratore.

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Nei giorni in cui la polemica (non nuova) sul lavoro festivo ha preso piede (in particolare ci riferiamo allo sciopero di alcuni lavoratori dell’outlet di Serravalle), a Pordenone una sentenza del giudice del lavoro ha messo nero su bianco la non obbligatorietà, appunto, del lavoro festivo. Anche se, come è ovvio, la sentenza in questione si riferisce al caso specifico, è importante sottolineare come nonostante fosse stata data la disponibilità a lavorare il 25 aprile da parte di un dipendente, tale disponibilità non possa comunque tramutarsi in un obbligo. Ma partiamo dall’inizio:

lavorare il 25 aprileAttraverso un contratto individuale, un lavoratore (così come altri) si era dichiarato disponibile al lavoro festivo, rendendo edotta di questo l’azienda datrice di lavoro. Quest’ultima, a sua volta, stando a quanto riportato dalla Filcams Cgil, che ha seguito il caso, richiedendo al primo di presentarsi sul luogo di lavoro il 25 aprile, applicò una sanzione al lavoratore dopo il suo rifiuto. Da questa spinosa situazione è partito un ricorso al giudice del lavoro di Pordenone, che ha recentemente sancito la non obbligatorietà, nel caso specifico, di lavorare il 25 aprile, accogliendo così le ragioni del sindacato (che si riserva altre valutazioni dopo che verrano rese note le motivazioni della sentenza).

La questione dirimente è appunto la “disponibilità”, che non può trasformarsi automaticamente in un obbligo. In parole povere, dichiarare di essere disponibili a lavorare in un giorno festivo, non equivale al fatto che l’azienda possa costringere il lavoratore a farlo partendo proprio dalla disponibilità data da quest’ultimo in sede di contratto.

La vicenda, risalente al 2014, è stata portata alla ribalta delle cronache dal noto quotidiano locale veneto “Il Gazzettino”. La diatriba sul lavoro festivo in alcuni settori (come ad esempio quello della vendita al dettaglio), non è certo nuova e fin dalla sua nascita ha sempre diviso l’opinione pubblica: c’è infatti chi considera i giorni festivi come “sacri”, da dedicare alla famiglia e agli affetti, e chi sostiene che con turni ben strutturati (ovvero che non siano sempre gli stessi ad andare al lavoro di domenica e più in generale nei giorni festivi) la cosa sia perfettamente affrontabile. Una terza posizione è quella di chi dice che, in tempi di crisi come quelli attuali, non bisognerebbe “lagnarsi” troppo per queste cose. Insomma, pur di lavorare, va bene anche la domenica, o Pasqua e Natale. E voi cosa ne pensate?

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