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Lavorare con gli animali: la Case History di un allevamento di cani

Quali sono i passi da fare per avviare un allevamento di cani. Scopriamolo insieme attraverso questa interessante Case History

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Lavorare con gli animali è per molti un sogno nel cassetto. Aprire un allevamento di cani può essere un’attività veramente adatta a chi pensa di essere portato per lavorare con i quattro zampe, ma quali sono i passi da fare? Cosa ci vuole per aprire un allevamento? Quanto costa? Quanto lavoro c’è dietro? E’ un lavoro alla portata di tutti o ci vogliono doti particolari? Scopriamolo.

Lavorare con gli animali: intervista alla titolare dell’allevamento di cani Paola De Rosa

Per scoprirlo abbiamo intervistato Paola De Rosa, titolare dell’allevamento “Il sogno degli animali”. Vediamo cosa ci ha detto.

Il sogno degli animali

Lei è un’allevatrice, da quanto tempo e come è nata l’idea?

La mia passione è innata, fin da piccola amavo gli animali tanto da chiedere a mia mamma di avere un cane e di poter andare a cavallo. Quindi negli anni ho fatto degli studi di veterinaria, da lì ho optato per fare l’allevatrice prima a livello amatoriale, perché si inizia sempre così, un maschio e una femmina (io ho iniziato con i pastori tedeschi); dopodiché l’ho intrapreso come lavoro vero e proprio. Quindi ho fatto l’iter per diventare imprenditore agricolo a titolo principale, che è quello che dà la possibilità di fare poi l’allevatore professionista. Da lì è nato il tutto. Dalla prima cucciolata, ho preso altre due fattrici e ho proseguito, mi sono trasferita, ho aperto un allevamento vero e proprio con tante fattrici.

Di che dimensioni stiamo parlando?

Ho 20.000 metri di terra, dove ho 15-20 box dedicati alla pensione, vitalizia o stagionale. 10.000 sono dedicati all’allevamento. Tutti i box, sia da una parte che dall’altra, hanno uno spazio chiuso e uno aperto, in modo che anche un cane con problematiche possa gestirsi tranquillamente. Poi ho la parte delle sale parto, dove tengo anche i cani molto anziani o con problemi seri. Sono all’interno di una struttura riscaldata d’inverno e refrigerata d’estate. Siccome i box sono isolati, i cani possono essere gestiti senza problemi, sia quelli con problemi sia le mamme con i cuccioli.

Parliamo dei requisiti. Sosa ci vuole per fare questo lavoro, oltre immagino ad una passione sconfinata per gli animali? Ad esempio, è fondamentale aver studiato veterinaria?

No, quella è una strada che ho intrapreso io. Certamente però mi è stata utile perché su molte cose ho l’occhio più lungo, anche se poi quando ho necessità vado dal veterinario, anche perché io non pratico, non ho fatto l’abilitazione. E’ stata una cosa fatta per me.

Quindi non ritiene quegli studi propedeutici a questa attività?

No, assolutamente. Ci vuole un’esperienza vicino ad un altro allevamento, quello sì, perché le nozioni principali si apprendono con la pratica. L’apprendista impara guardando. Io ho fatto esperienza anche nei canili perché ho fatto la volontaria. Anche nell’allevamento, la maggior parte del lavoro riguarda l’accudimento, quindi si pulisce, si cura il cane e bisogna avere l’occhio lungo perché se ha qualche problema prima lo si capisce meglio è, soprattutto nei cuccioli nei primi 10 giorni di vita, quando bisogna fare certe cose. Io ho la fortuna di avere vicino a me una veterinaria che si occupa di neonatologia, questo mi aiuta tantissimo perché mi ha insegnato ancora di più delle piccole finezze, di cosa fare al momento. La cagna non fa tutto da sola, bisogna aiutarla.

Quanto costa aprire un allevamento?

Solo per l’acquisto del terreno e del fabbricato ho speso 100.000 euro. Altrettanti per costruire i box. Ci sono tutte le normative da rispettare, io prima di costruire sono andata all’ASL veterinaria e ho chiesto: “Voglio fare questo, come lo devo fare?”. Quando l’ho costruito era già tutto a norma, poi ovviamente, nel tempo, le normative sono cambiate. Quindi magari alcune cose che ho fatto io ora sono diverse. Ho iniziato qui nel 2006, quindi quattordici anni fa.

A livello di gestione invece i costi maggiori quali sono?

Sicuramente le spese veterinarie. L’alimentazione che è la cosa principale perché un buon alimento fa stare in salute i cani.

Bisogna dar loro da mangiare cose specifiche e di qualità…

Esatto, mangimi di qualità, soprattutto quando sono cuccioli. E’ molto importante sia per loro che per la mamma, nella fine gravidanza, nell’allattamento. Aiutarla con integrazione di vitamine, oltre ad un mangime specifico per le mamme in allattamento e anche per i cuccioli. Questo fa tanto la differenza, i cuccioli crescono proprio in modo diverso e soprattutto in salute. Un cucciolo che sta bene cresce esponenzialmente rispetto a uno che non sta bene. Ovviamente questo previene altre spese veterinarie. Spendi di più prima ma non spendi dopo perché il cane sta male. Poi alcuni cani hanno delle patologie e devono mangiare cose specifiche.

Ma lei vende anche cani con patologie?

Allora, dipende: a me è capitato di dare via cani con problemi al cuore. Ovviamente lo dai via praticamente a zero e ovviamente devi dirlo al proprietario. A me è capitato con un Golden, ho fatto l’ecocardio, ho visto qual era la problematica, la signora ha pagato solo le spese pure. A lei andava bene. Ci sono cani che invece piuttosto preferisco tenerli qui in allevamento fin che vivono e non darli a nessuno. Dipende dalla patologia. Se è molto grave lo tengo io, se non compromette la vita del cane, viene ceduto con referto veterinario se al futuro proprietario va bene. Viene ceduto ad un prezzo inferiore perché gli standard della razza non sono perfetti.

Lei ha iniziato nel 2006, quanto tempo ci si mette per ingranare?

Se non hai già un nome dietro, ad esempio i genitori che avevano l’allevamento o comunque non sei nel giro, almeno un 4-5 anni ci vogliono, infatti parti con poco. Vendi tanto a privati che sono quelli che, in realtà, ti fanno anche tanta pubblicità all’allevamento se si sono trovati bene. Stessa cosa per la pensione. Molti sono miei clienti perché gli ho venduto il cane, molti arrivano dal passaparola. Fa tanto la disponibilità. Io quando consegno un cucciolo ci metto almeno un’ora. Gli spiego come va curato, preparo le pratiche burocratiche. Il cliente non deve fare più nulla dopo. E li seguo magari fino all’anno di età del cucciolo. E’ una cosa che fa parte dell’immagine. Se tu dai un certo servizio anche dopo che hai dato via il cane dimostri la tua serietà.

E’ vero che gli allevatori fanno sempre anche un altro lavoro?

Molti sì. Per ragioni economiche. Ma ci sono anche allevatori che amano una razza in modo particolare. Conosco un dentista che ama i pastori tedeschi e i suoi cani sono eccezionali, va a fare i campionati in Germania perché ama la razza. Lui vive del suo lavoro però porta avanti questa attività parallela. Dipende dall’allevatore. Tanti comunque mettono insieme la pensione, chi può la toelettatura, o c’è chi lo abbina all’addestramento. Di solito chi fa questo lavoro in modo esclusivo ci abbina qualcosa che è quello che permette di sopravvivere nei momenti di carenza di vendite. Non stiamo parlando di macchine, ci sono dei mesi dove hai tanti cuccioli e altri dove non ne hai. Si cerca di scaglionare i calori, quando far coprire le cagne, ma siccome sono esseri viventi e non macchine non sempre questa cosa va a buon fine.

Quali sono state le maggiori difficoltà, dove ha faticato di più per risolvere il problema?

Sicuramente all’inizio il farsi conoscere, far sì che la gente si fidi di te senza conoscerti è difficilissimo. Un’altra difficoltà è quella di tenere tutto in ordine. L’immagine è fondamentale. Non puoi far arrivare un cliente e far trovare il caos. Poi la perfezione con gli animali non esiste, ma nel suo disordine deve essere ordinato.

E quanto tempo bisogna dedicare al giorno?

E’ come un lavoro da privato. Chi ha un’azienda sa quando inizia ma non sa quando finisce. Non esiste un orario. Anche perché in questo lavoro gli imprevisti sono tantissimi. Cinque minuti prima va tutto bene, cinque minuti dopo il cane si è fatto male, uno ha l’occhio gonfio, l’altro ha litigato. Idem per i parti: quando la cagna deve partorire io incomincio il giorno prima, perché ci son tutti dei segnali. Quindi telecamere per controllare, non dormi. C’è stata una cagna che ha fatto 14 cuccioli dalle nove di sera alle 11 del giorno dopo e io sono stata tutto il tempo con lei e poi ho lavorato tutto il giorno.

Tutto questo a fronte di quale guadagno?

Dipende sempre dagli standard di quello che uno vuole avere. Io mi pago le mie cose, se voglio uscire esco, anche se non posso andare in vacanza perché con i cani non puoi, però nel limite del possibile ci vivi. Io dal 2006 ad oggi ho sempre lavorato. C’è l’anno che va meglio e quello che va peggio, ma sono riuscita sempre a pagare tutto.

Chi è la tua clientela?

Tanti sono veterinari. Perché i veterinari comunque vedono come tratti gli animali e quindi ti fanno pubblicità. Se il veterinario ha un cliente che ha bisogno di portare il cane in pensione te lo manda. I clienti sono i più svariati: da quello benestante che vuole una razza particolare che non conosce nessuno e poi magari il campagnolo che mi viene a fare l’erba che vuole il cagnolino da tenere in casa per la moglie. Quando mi chiamano quello che fa tanto è anche l’impressione che tu dai quando rispondi. Se dimostri serietà… a volte sono addirittura io che dico al cliente che il cane non lo può prendere, dipende dalle situazioni.

Che consigli darebbe a chi volesse aprire questo tipo di attività?

Non lo faccia (ride…). Allora, tanto fa la scelta della zona. La scelta della razza, non sempre uno può fare la razza che ama, il mercato a volte impone scelte diverse. Io ho iniziato col pastore tedesco ed era la razza che “tirava” di più in assoluto, adesso se devo fare un raffronto quelli che vendo di più sono i Golden. E’ poi importante far rispettare le regole e avere la conoscenza del cane e della razza che si va a proporre. Il fatto di avere una conoscenza delle razze ti rende più serio e questa serietà poi ti ritorna in pubblicità e di conseguenza in clientela. Comunque è un lavoro faticoso, da fare 365 giorni l’anno perlomeno per me che non sono abbastanza ricca da potermi permettere un aiuto. Anche se io farei comunque fatica a staccarmi, umanamente parlando, anche solo per una settimana.

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