Se siete in possesso della patente che vi permette di utilizzare la macchina ogni volta che lo desiderate (o ne avete bisogno) è, probabilmente, per merito dell’insegnante e dell’istruttore di guida che vi hanno spiegato come è opportuno comportarsi al volante. Ma cosa fanno esattamente e qual è il percorso formativo che hanno dovuto seguire per conseguire la necessaria abilitazione? La strada, per chi aspira a lavorare in un’autoscuola, non è affatto breve. Per arrivare a destinazione, occorre frequentare un corso di formazione propedeutico al superamento di uno specifico esame. Bisogna, insomma, procedere con prudenza e inserire le marce giuste, facendo attenzione a non incappare in “sinistri” che potrebbero rallentare la corsa.
Come si diventa insegnante di scuola guida
Partiamo col dire che le due figure vanno distinte. L’insegnante di scuola guida è la risorsa che, all’interno della scuola, si occupa della preparazione teorica degli studenti. E che, nel corso di lezioni collettive (organizzate, di solito, in modo da andare incontro alle esigenze dei frequentanti), spiega loro le norme che regolano il Codice della Strada e li istruisce sui segnali stradali e sulle dinamiche che devono essere rispettate in una situazione di traffico più o meno regolare. L’insegnante di scuola guida è, in pratica, colui che fornisce agli allievi gli strumenti teorici necessari per superare il famoso esame di guida. I frequentanti avranno la strada spianata, se potranno contare sulla disponibilità di un insegnante chiaro, empatico e comunicativo.
Ma come si diventa insegnante di scuola guida? Bisogna, innanzitutto, frequentare un corso di formazione propedeutico all’esame, come previsto dall’articolo 2 del Decreto Ministeriale n.17 del 26 gennaio 2011. Il conseguimento dell’attestato di frequenza consentirà di candidarsi all’esame organizzato dalla Provincia di residenza o dalla Città Metropolitana in cui si vive. Per partecipare all’esame occorre:
- aver compiuto 18 anni;
- essere in possesso di un diploma di istruzione di secondo grado
- non avere condanne penali e non essere dichiarato delinquente abituale
- essere in possesso di una patente di tipo B
- aver partecipato al corso di formazione di cui sopra
E veniamo all‘esame in sé che consiste di una prima prova scritta in cui i candidati dovranno rispondere a 80 quesiti in 40 minuti, con un margine di massimo due errori. Chi supera questa prima fase, potrà accedere alla seconda prova scritta che prevede lo svolgimento di tre temi su argomenti scelti da un’apposita commissione. Si passa poi alla prova orale durante la quale l’aspirante insegnante di scuola guida verrà interpellato sugli argomenti studiati per partecipare all’esame (tra i tanti: elementi di diritto pubblico, amministrativo e comunitario; elementi di diritto penale; procedure penali in caso di incidente; organizzazione della circolazione stradale e segnaletica stradale; illeciti amministrativi previsti dal Codice della Strada con relative sanzioni). L’ultima prova da superare è quella pratica nel corso della quale il candidato dovrà simulare una lezione in aula su un argomento scelto dalla commissione.
Come si diventa istruttore di guida
Quanto all’istruttore di guida è la risorsa che, all’interno dell’autoscuola, si occupa della preparazione pratica degli studenti. Ovvero colui che insegna materialmente a guidare e a sapersela cavare nel traffico. Le lezioni pratiche di guida sono solitamente individuali, ma possono coinvolgere anche più studenti contemporaneamente. Nel corso di esse, l’istruttore – che siede a fianco dell’allievo e dispone di doppi comandi – fornisce tutte le indicazioni del caso a chi spera di ottenere presto la patente. Spiega come si avvia correttamente il motore; quali sono i comportamenti da tenere, quando ci si mette al volante; insegna a inserire e scalare le marce e a posizionarsi correttamente sulla strada (dando o prendendo la precedenza, a seconda delle situazioni). Inutile dire che, chi aspira a svolgere questo lavoro, deve essere dotato di una straordinaria pazienza (potrebbe capitargli, infatti, di incappare in studenti che farebbero meglio a circolare a piedi), avere ottime capacità comunicative (deve essere in grado di fornire indicazioni chiare) e buone capacità relazionali (deve, ad esempio, mantenere la calma, quando i “piloti in erba” entrano nel pallone).
Ma come si diventa istruttore di guida? Esattamente come nel caso dell’insegnante, occorre frequentare un corso di formazione propedeutico al superamento dell’esame. E conseguire l’attestato di frequenza che consentirà di presentarsi alla prima sessione utile. Per partecipare all’esame occorre:
- aver compiuto 21 anni
- essere in possesso di un diploma di istruzione di secondo grado
- non avere condanne penali e non essere dichiarato delinquente abituale
- essere in possesso delle patenti A, B, C + E e D oppure delle patenti B, C + E e D oppure B, C e D speciali
- aver partecipato al corso di formazione previsto dal Decreto Ministeriale del 26 gennaio 2011
Anche in questo caso, occorre procedere per fasi: la prima prova scritta prevede (come per gli insegnanti) la somministrazione di 80 quesiti a cui bisogna rispondere entro un tempo massimo di 40 minuti. A seguire la prova orale nel corso della quale il candidato verrà interrogato su alcuni argomenti oggetto dell’esame (tra i tanti: definizione dei veicoli, elementi strutturali e loro funzionamento; elementi di fisica, utilizzo dei diversi dispositivi del veicolo, norme di comportamento sulle strade, elementi di primo soccorso, stato psico-fisico dei conducenti, tempo di reazione, alcol, ecc…) e la prova finale durante la quale al candidato verrà chiesto di simulare una lezione pratica di guida.
Si tratta, insomma, di un percorso abbastanza impegnativo. A conclusione del quale, agli insegnanti e agli istruttori di guida verrà concessa la possibilità di lavorare in un’autoscuola come dipendenti (impiegati full time o part time) o come lavoratori autonomi (in questo caso, sarà necessario aprire una Partita Iva). Per guadagnare quanto? Dipende. Un autonomo guadagna mediamente 8/10 euro nette all’ora, mentre lo stipendio dei dipendenti è regolato dal Contratto nazionale del Lavoro.
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