L’antico mestiere dello “sciuscià” potrebbe tornare a fiorire a Palermo. Per iniziativa del presidente della Confartigianato, Nunzio Reina, che ha proposto di avviare un corso di formazione gratuito per 10 aspiranti lustrascarpe. Il corso, della durata di 15 ore, verrà tenuto da un esperto artigiano del settore, ben disposto a trasmettere il suo sapere ai candidati interessati a “riabilitare” questa antica attività. Che nell’Italia del Sud (e non solo) ha conosciuto il suo momento di massima fioritura nel Dopoguerra. L’idea finale è quella di creare una cooperativa (le cui spese notarili dovrebbero essere sostenute dalla Confartigianato di Palermo), incaricata di gestire 10 postazioni da collocare in punti nevralgici della città. Sul modello di quanto è già avvenuto in grandi centri come Roma e Napoli.
L’intento – come è facile intuire – è quello di scongiurare la definitiva scomparsa dell’antico mestiere del lustrascarpe. Senza rinunciare alla necessaria formazione, che Nunzio Reina vuole garantire attraverso la messa a punto di un corso ad hoc, tenuto dall’esperto artigiano, Pietro Caccamo, titolare di una storica bottega di Villabianca. Chi può frequentare il corso? Praticamente tutti (non ci sono limiti di età), purché risultino disoccupati. “La selezione è aperta a dieci candidati che potranno seguire il corso intensivo di quindici ore gratuitamente – ha spiegato Reina – Non chiediamo particolari requisiti, ma solo la disoccupazione e tanta buona volontà. Gli interessati potranno inviare il proprio curriculum da subito all’indirizzo mail: presidente@confartigianatopalermo.com”.
“Ho individuato dieci possibili postazioni in punti nevralgici della città – ha continuato il presidente della Confartigianato di Palermo – dove in passato c’erano postazioni per i lustrascarpe. Ad esempio, in via Maqueda, di fronte il teatro Massimo, sotto i portici di via Ruggero Settimo, in piazza Politeama. Voglio dare un’opportunità ai disoccupati della città. Il requisito maggiore – ha continuato Reina – deve essere una forte dose di volontà, unita alla consapevolezza di apprendere un mestiere dignitoso, col quale si può diventare professionisti”. Di più: “L’ispirazione mi è venuta a Napoli – ha aggiunto il numero uno della Confartigianato palermitana – dove i lustrascarpe sono tornati. C’erano fino a non molto tempo fa, anche all’aeroporto di Roma. Si potrebbe poi riprendere l’usanza di averli anche all’interno dei locali, ad esempio dai barbieri, come si fa negli Stati Uniti”.
In attesa che il Comune di Palermo si pronunci sulla concessione dell’autorizzazione che dovrebbe consentire la sistemazione delle 10 postazioni in città, il presidente Reina ha già individuato la persona che si occuperà di formare e istruire i 10 aspiranti lustrascarpe. “Ho dato la mia disponibilità ad insegnare le tecniche di lucidatura – ha dichiarato Pietro Caccamo – Per riuscire bene in questo mestiere, ci vuole tanta buona volontà, una buona conoscenza delle pelli e sapere come trattarle”. “Nel mio negozio – ha aggiunto l’artigiano – offro vari servizi e utilizzo macchinari specializzati. Chi si fa lucidare le scarpe spende dagli 8 ai 15 euro. In media, ne puliamo anche una ventina a settimana”. Come dire che, data la clientela tendenzialmente facoltosa (a Roma, ad esempio, c’è una cooperativa che lavora prevalentemente con i parlamentari), la possibilità di racimolare qualche soldino, mettendo a lucido le scarpe dei “signori” per strada, esiste eccome.
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