In vista di una possibile crisi e caduta di governo, la preoccupazione maggiore è rivolta al destino delle misure a favore dei cittadini che sono state varate nel corso dei mesi, così come tutte quelle che sono ancora allo studio. Cos’ è realmente a rischio?
Se la tensione tra M5S e Lega resta alta, la crisi dell’esecutivo non è un’ipotesi così remota e lontana. Le sorti del governo sono in bilico mentre la preoccupazione sale. Una delle apprensioni maggiori è rivolta alle sorti del Reddito di Cittadinanza e delle altre misure che sono state varate dal governo o che sono attualmente allo studio. Vediamo di capire meglio la situazione.
Indice
Il destino delle misure varate dal governo in caso di crisi
I difficili rapporti tra Lega e M5S sono ormai all’ordine del giorno, con la mancanza di accordi su differenti questioni. Proprio negli ultimi giorni si sta parlando di possibili nuove elezioni, a fronte della crisi dell’esecutivo e della possibile caduta del governo stesso. A questo punto una delle maggiori preoccupazioni dei cittadini è relativa al futuro delle tante misure a favore del popolo varate nel corso dei mesi, oltre alle altre misure e proposte che sono ancora allo studio. La maggiore preoccupazione è rivolta al futuro del Reddito di Cittadinanza, la misura fortemente voluta del M5S, partita lo scorso aprile. Potrebbe decadere tale sostegno per i più deboli, con un’eventuale caduta del governo?
Il Reddito di Cittadinanza è a rischio?
Ad essere preoccupati per le sorti di una delle più significative misure varate nel corso degli scorsi mesi, sono soprattutto i beneficiari del sussidio economico. Tuttavia per avere dei chiarimenti a riguardo, basta dare uno sguardo al decreto legge n.4 del 2019 che disciplina il Reddito di Cittadinanza stesso. Qui si può leggere come la misura abbia un carattere strutturale ed a tempo indeterminato. Infatti, nel documento stesso è riportata la data di avvio della misura ma non la data di fine. Inoltre, come ben sappiamo, il Reddito di Cittadinanza può essere rinnovato se le condizioni Isee del beneficiario non sono cambiate nel corso dei mesi.
Stando a quanto riportato dal decreto legge, il Reddito di Cittadinanza, la più famosa tra le misure varate dal governo, anche in caso di crisi resta attivo con le attuali modalità. L’unico modo per l’eliminazione del sussidio economico è la creazione di una legge specifica per abrogarlo oppure un referendum popolare di carattere abrogativo.
Il salario minimo legale
L’introduzione del salario minimo legale è ancora allo studio, dunque non si può parlare di una vera e propria misura attiva. In caso di crisi di governo, un destino diverso potrebbe ricadere su tale proposta. Tale progetto sembra destinato a rimanere sulla carta, dato che non ha ottenuto una maggioranza favorevole, ma ha contro le parti sociali, la Lega e tutta l’opposizione. In caso di crisi politica, il salario minimo legale fissato a 9 euro l’ora, sembra essere la prima vittima tra le misure. Ricordiamo che attualmente, il disegno di legge sul salario minimo, presentato a luglio 2018 dalla senatrice Nunzia Catalfo è ancora fermo in Commissione Lavoro.
Le norme sui rider e gli aiuti alle aziende in crisi
Per quanto riguarda le norme sui rider e gli aiuti alle aziende in situazione di crisi, c’è bisogno del via libera definitivo del governo. Attualmente è previsto che l’azienda titolare della piattaforma digitale, deve farsi carico della copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro e le malattie. Per quanto riguarda il trattamento economico dei rider, nel decreto legge è affermata la possibilità di adoperare il cottimo misto, cioè un determinato importo pagato come lavoro a cottimo ma in misura non prevalente, il tutto in aggiunta ad una retribuzione a tempo.
Inoltre, il medesimo decreto contiene al suo interno alcune garanzie nei confronti dei capi di Arcelor Mittal, attualmente impegnati nell’attuazione del piano ambientale dell’ex Ilva, misure per salvare lo stabilimento della Whirlpool con sede a Napoli, ed altre misure a sostegno delle imprese in situazione di crisi. Tuttavia, il testo stesso deve ancora essere approvato, altrimenti tutto rischia di rimanere inapplicato ed inattivo.
Tagli alternanza scuola-lavoro
Ricordiamo che tra le misure varate dal Governo, c’è anche il taglio dei fondi e delle ore connesse all’alternanza scuola-lavoro. La formazione on the job è diventata ormai obbligatoria dal 2015. Originariamente le ore dedicate a tale formazione erano 400 negli istituti tecnici e professionali, 200 ore nei licei, ma dopo i tagli apportati si è passati a 90 ore nei licei, 150 negli istituti tecnici e 210 ore negli istituti professionali. Dall’altra parte i finanziamenti stessi sono scesi da 100 a 50 milioni di euro. Le imprese stesse chiedono un ripensamento ed una modifica a tale misura, almeno per gli istituti tecnici. Per garantire questo c’è bisogno di accordi politici vari che in caso di crisi diventerebbero molto più complessi.
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