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Le aspirazioni dei giovani italiani? Lavoro sicuro, facile e vicino a casa

Questo emerge da alcune interviste ai manager dei principali jobseekers italiani. I giovani, soprattutto neolaureati, non sono disposti a spostarsi da luoghi vicini alla famiglia d’origine, figuriamoci se all’estero. Cercano il classico posto fisso che, negli ultimi anni, è costituito da aziende molto grandi tipo Barilla, Ferrero o Ferrari. Fino a qualche anno fa avremmo …

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Questo emerge da alcune interviste ai manager dei principali jobseekers italiani. I giovani, soprattutto neolaureati, non sono disposti a spostarsi da luoghi vicini alla famiglia d’origine, figuriamoci se all’estero. Cercano il classico posto fisso che, negli ultimi anni, è costituito da aziende molto grandi tipo Barilla, Ferrero o Ferrari. Fino a qualche anno fa avremmo detto le banche e qualche anno prima il classico posto statale.

Purtroppo questi dati che vengono dal “privato” sembrano concordare con la tesi del nostro ministro Brunetta che definisce i giovani Italiani “mammoni”.

 

Il problema serio è che in Italia il mercato del lavoro è costituito principalmente da piccole e medie imprese che sicuramente non offrono le garanzie delle grandi aziende a cui i ragazzi aspirano. La mentalità con cui sono cresciuti i ragazzi che entrano oggi nel mondo del lavoro è quella del posto stabile e duraturo sul quale costruire una famiglia (prendere un mutuo ad esempio?) e non sono disposti a mettersi in gioco con lavori precari e gavette estenuanti.

Di contro il sistema scolastico italiano non forma giovani preparati al mondo del lavoro, come ha notato (direi finalmente) il nostro ministro del welfare Sacconi. Al termine del percorso di studi si è solo “culturalmente idonei” ma con deboli competenze.

Dalla parte delle aziende la crisi ha accentuato la tendenza a “spremere” le risorse. Non c’è il tempo di formarle gradualmente ma si viene gettati nella mischia anche se si è alla prima esperienza. Gli stipendi sono quelli che sono, per non parlare dei contratti sempre precari.

Questo è il quadro generale. Sicuramente è necessario trovare un punto di incontro che non è più solo materialmente tra domanda e offerta di lavoro ma è diventato un problema sociale che coinvolge tutti nel profondo. Da un lato istituzioni, aziende, istituti di credito e mondo accademico che devono modificare il proprio status quo per andare incontro alle nuove esigenze del mercato e dall’altro ogni individuo che è chiamato a cambiare le proprie aspettative e le proprie convinzioni per adattarsi a questo nuovo scenario del mondo del lavoro.

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