A fare molto meglio di noi la Svezia, la Danimarca e la Finlandia. Ma Piemonte e Friuli Venezia Giulia si distinguono in positivo
Constatare che l’Italia continua a posizionarsi al di sotto della media europea, in materia di innovazione, non è una notizia confortante. Nell’ultimo report confezionato dall’Ue – l’European Innovation Scoreboard 2016 – il Bel Paese compare, infatti, al 17° posto nella classifica a 28. Meglio di noi, i “giganti” svedesi, danesi, finlandesi, tedeschi e olandesi. Ma anche Paesi come il Regno Unito (che, nonostante la Brexit, compare ancora nello studio della Commissione), la Francia, l’Austria, il Belgio e il Lussemburgo. Per quanto vada precisato che, anche nel nostro Paese, qualche “oasi felice” è stata rilevata: il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia sono, infatti, regioni considerate (su scala europea) a forte propensione innovativa. Mentre la Sardegna si è distinta in negativo perché a “innovazione limitata”.
Come già detto, a primeggiare su tutti è stata la Svezia, seguita dalla Danimarca, dalla Finlandia, dalla Germania e dai Paesi Bassi. L’Italia fa, invece, parte del gruppo dei cosiddetti “innovatori moderati”: Paesi che, per intenderci, non sono riusciti a raggiungere risultati particolarmente esaltanti. Chi c’è in nostra compagnia? A precederci sono Cipro, Estonia, Repubblica Ceca e Malta, mentre a seguirci il Portogallo, la Grecia, la Spagna, l’Ungheria, la Slovacchia, la Polonia, la Lettonia, la Lituania e la Croazia. Fanalini di coda: la Romania e la Bulgaria “bollati” dall’Ue come “modesti innovatori”. Entrando un po’ più nello specifico, l’indagine – che ha preso le mosse da una serie di indicatori specifici – ha premiato la Svezia per la qualità della ricerca accademica, la Finlandia per le condizioni del quadro finanziario, la Germania per gli investimenti privati, il Belgio per la collaborazione tra pubblico e privato e l’Irlanda per le piccole e medie imprese che hanno scommesso sull’innovazione. Non solo: i Paesi Bassi e il Regno Unito, insieme a Malta, Lettonia e Lituania (che, come abbiamo visto, non si sono posizionate troppo bene nella classifica generale) sono i Paesi europei in cui si è registrata l’espansione innovativa più celere. Mentre la capacità d’innovazione dell’Italia è cresciuta, dal 2008 al 2015, solo dell’1,5%. A causa dei continui stop&go che non ci hanno permesso di fare avanzamenti particolarmente significativi.
“È mio desiderio – ha commentato il commissario Elzbieta Bienkowska che, a Bruxelles, si occupa di mercato interno, industria, imprenditoria e piccole e medie imprese – che l’Europa sia un luogo dove le pmi innovative e le start-up fioriscono e si sviluppano nel mercato unico. Ciò richiede uno sforzo concertato. A livello dell’Ue – ha continuato la Bienkowska – occorre semplificare il regolamento sull’Iva, adeguare le norme in materia d’insolvenza, rendere più accessibili le informazioni sulle prescrizioni normative e impegnarsi ad elaborare un quadro giuridico in materia di proprietà intellettuale che sia chiaro e tenga conto delle esigenze delle piccole e medie imprese. Dobbiamo inoltre continuare ad adattare il mercato unico, affinché servizi innovativi quali l’economia collaborativa vi trovino un proprio spazio”.
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