Un paradiso nel cuore dell’Italia che coniuga alla perfezione gli aspetti naturalistici, con un patrimonio culturale e storico non indifferente.
li Parco Nazionale dei Monti Sibillini, istituito nel 1993, si sviluppa su un’area complessiva di circa 70.000 ettari, interessando le regioni Marche e Umbria, le provincie di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Perugia e i territori di competenza di ben 16 comuni (Amandola, Arquata del Tronto, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Fiastra, Montefortino, Montegallo, Montemonaco, Norcia, Pieve Torina, Preci, San Ginesio, Ussita, Valfornace e Visso): 13.200 sono i residenti, che vivono nelle località del Parco.
Indice
Caratteristiche del territorio
Si tratta di un territorio affascinante e molto variegato, che presenta al proprio interno un imponente massiccio montuoso, caratterizzato da ben 20 cime superiori ai 2.000 metri, di cui la più alta e conosciuta è certamente il Monte Vettore (2.476 m) e, a corona, di una serie di graziosi borghi di origine medioevale e da interessanti insediamenti religiosi, quali: pievi romaniche, santuari e monasteri.
Insomma un paradiso nel cuore dell’Italia che coniuga alla perfezione gli aspetti naturalistici, con un patrimonio culturale e storico non indifferente. Per scoprire le origini della denominazione “Monti Sibillini” è necessario fare un passo all’indietro di molti secoli e scavare fra storie e leggende medioevali, secondo le quali in queste zone montane viveva in una grotta la Sibilla, un personaggio a metà strada fra una megera e una fata, che prediceva il futuro ai più arditi che avevano il coraggio di salire fino al suo anfratto. In più, seguendo una leggenda con connotati più demoniaci, si evince che la relegazione in una caverna fu motivata dal fatto che la Sibilla fosse oppositrice della Vergine Maria. Un altro aspetto che ribadisce le sfumature misteriose di questi luoghi è legato al bellissimo lago di Pilato (di cui approfondiremo il percorso di trekking per raggiungerlo), che, secondo un’altra leggenda, viene dipinto come luogo infestato da demoni, in cui fu scaraventato il Governatore romano dopo che fece crocifiggere Gesù.
L’ambiente montano dei Sibillini si presenta fino ai 1500 metri (slm) del tutto simile ad altre zone appenniniche, caratterizzate da boschi di roverella, carpino e orniello alle quote più basse e a salire da tipiche faggete. Quando però l’escursionista sale, come magicamente, si trova in un contesto affascinante, composto da praterie e, più in su, da imponenti massicci rocciosi, che quasi gli fanno dimenticare di essere nel centro Italia e lo proiettano in un contesto dolomitico, popolato da una fauna molto variegata che va dal lupo all’aquila reale, dal falco al camoscio e al cervo.
Per chi desidera visitare l’area dei Sibillini l’Ente Parco Nazionale ha attivato un interessante piano di fruizione dell’area con percorsi in auto, bici e moto (Grande Vi” e i 6 itinerari giornalieri), di trekking fra i quali il più affascinante è certamente il Grande Anello dei Sibillini (120 km) da coprire in 9 giorni, oltre a 17 Sentieri escursionistici e 18 Sentieri Natura. Non mancano indicazione per gli appassionati di Mountain Bike, per i quali è stato predisposto il Grande Anello in Mountain Bike (160 km): tutti gli itinerari dei Sibillini sono raccolti in pratiche guide disponibili presso gli uffici turistici o presso la sede del Parco a Visso.
Una ferita molto profonda a questo territorio, purtroppo, è stata inferta dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, con le principali scosse datate 24 agosto e 30 ottobre: un evento che ha fortemente condizionato la fruibilità dei borghi medioevali (vale la pena ricordare gli ingenti danni al centro storico di Visso, cuore del Parco e alla suggestiva Castelluccio di Norcia), ma anche dei sentieri, resi parzialmente impraticabili da vari smottamenti. A distanza di 5 anni la situazione è certamente migliorata e l’area presenta un buon livello di accessibilità per i turisti: simbolo di questa rinascita post-terremoto è certamente la nuova sede del Parco a Visso, completata all’inizio del 2021 e attiva da fine aprile, una costruzione ecosostenibile in legno di 700 mq, che prende il posto di quella storica resa inagibile dal sisma.
Alcune escursioni nel Parco: il lago di Pilato e le gole di Infernaccio
Certamente l’escursione più suggestiva è l’ascesa verso il lago di Pilato, ben 1000 metri di dislivello partendo dal piccolo paese di Foce, a qualche chilometro da Montemonaco, nei quali è possibile apprezzare le variegate sfaccettature naturali della zona: dagli ampi pascoli dei Piani della Gardosa, all’impegnativo sentiero in salita nel bosco per raggiungere la Valle del Lago, luogo meraviglioso dove dapprima accompagnano l’escursionista verdi pascoli e successivamente le imponenti pareti rocciose, fino a raggiungere il lago (1919 metri slm), sovrastato dall’imponente massiccio del Pizzo del Diavolo. Non è raro trovare, anche in estate, nell’ultima parte del tragitto e anche ai bordi dello specchio d’acqua che presenta una originale forma simile a un paio di occhiali comunicanti, alcuni nevai, residuo degli inverni passati. Per gli amanti della fauna acquatica è interessante ricordare che il lago di Pilato è l’habitat di un piccolo crostaceo di colore rosso sopravvissuto all’era post-glaciale unico al mondo: si tratta del Chirocefalo del Marchesoni.
Gole di Infernaccio
Un’altra meta molto suggestiva sono le Gole di Infernaccio, raggiungibili da Montefortino, seguendo le indicazioni per il borgo di Rubbiano: dal piccolo parcheggio sterrato parte l’escursione e dopo un breve tratto in leggera discesa ecco il primo spettacolo della natura, le Pisciarelle, una particolarissima cascata a goccia che si trova all’ingresso delle Gole, frutto di un particolare conformazione del vicino Monte Zampa, in cui l’acqua presente in abbondanza si disperde a valle formando questo particolarissimo fenomeno. Da qui il sentiero si inerpica nella gola naturale formata dal fiume Tenna, prima con un saliscendi un po’ impegnativo per poi addolcirsi in una comoda stradina contornata da altissime pareti. Quando la gola si allarga un po’ è possibile deviare in salita verso il grazioso Eremo di San Leonardo, oppure procedere verso la sorgente dello stesso fiume Tenna.
Santuari: Madonna dell’Ambro e Macereto
Sono tantissimi i luoghi di spiritualità sui Sibillini, tutti con una ricca storia alle spalle: ne segnaliamo due. Il primo è il Santuario della Madonna dell’Ambro, posto fra il Monte Priora e il Monte Castel Manardo, che oltre ad essere è il più antico delle Marche, è anche un importante luogo di devozione alla Madonna. Viene definito la piccola Lourdes dei Sibillini, per le notevoli coincidenze che lo avvicinano ai luoghi sacri francesi, prima fra tutte le apparizioni della Vergine alla pastorella Santina, sordomuta dalla nascita, a cui la Vergine in una grotta (proprio come a Bernardette), in cambio dei fiori che la piccola ogni deponeva in suo onore in una cavità di un faggio, le donò il dono della parola.
Il Santuario attuale, gestito dai Frati Minori Cappuccini, è del 1600 e incorpora la precedente chiesa dell’XI secolo (Santa Maria in Amaro, edificata sui luoghi dell’apparizione) oggi chiamata Cappella dell’Annunciazione, che custodisce un bel gruppo scultoreo del 1562 (Madonna in trono con Bambin Gesù) e alle pareti conserva il ciclo pittorico dedicato alla Vergine, opera di Martino Bonfini.
Il secondo è il Santuario del Macereto, un maestoso edificio religioso posto a circa 1.000 metri di altezza sul mare, a pochi chilometri da Visso: la chiesa, costruita fra il 1553 e il 1556, prese il posto di una piccola cappella precedente edificata alla metà del ‘300 sul luogo nel quale, secondo la tradizione, si inginocchiò un mulo che portava un’immagine della Madonna, senza volersi più alzare: gli abitanti del posto ritennero l’accaduto un segno divino e così nacque sul posto la devozione mariana. Oggi il Santuario, con la sua rivestitura in travertino che evidenzia la particolare forma ottagonale, è una delle massime espressioni dell’architettura del Rinascimento e, grazie alla sua posizione elevata su di un bellissimo altopiano, è certamente un luogo ideale per ritemprare lo spirito e favorire l’incontro fra umano e Divino.
Una meraviglia sui Sibillini: i Piani di Castelluccio
Uno splendido scenario a 1.350 metri sul livello del mare è ciò che si presenta a chi si avvicina ai Piani di Castelluccio, un enorme altopiano alluvionale di circa 15 chilometri quadrati, diviso in Piano Grande, Piano Piccolo e Piano Perduto, interessato da fenomeni carsici che nei secoli hanno procurato la formazione dei cosiddetti mergani, ovvero degli inghiottitoi che interessano il Piano Grande, drenano l’acqua piovana in falde sotterranee e alimentano alcuni piccoli fiumi della zona. L’aspetto che ha reso questi luoghi conosciuti e apprezzati è legato alla fioritura spontanea, che avviene ogni anno fra fine giungo e inizio luglio: in questo periodo la natura produce uno spettacolo meraviglioso, con il sorgere di papaveri, fiordalisi, margherite, lenticchie (produzione tipica della zona) e altre specie, che attribuiscono a questi immensi prati colorazioni e sfumature veramente suggestive.
Fra il Piano Grande e il Piano Perduto su una collinetta c’è Castelluccio di Norcia. Era un grazioso borgo di origine medioevale, il più elevato di tutto il comprensorio dei Sibillini: purtroppo è stato pesantemente danneggiato dal sisma del 2016 e, ad oggi, si presenta ancora in totale dissesto. Sono in via di approvazione i piani strategici di ricostruzione (a Castelluccio e anche in altri borghi della zona) messi a punto dalle amministrazioni comunali e dagli altri enti preposti, al fine di dare il via alla riedificazione dei centri storici. Il paese, nel quale sono comunque state riattivate dopo il sisma qualche struttura ricettiva, è il punto di partenza per gli appassionati della montagna, per le molteplici opportunità sportive che vanno dal parapendio al deltaplano, dall’escursionismo alla mountain bike, fino alle passeggiate a cavallo.
Tradizioni gastronomiche dei Sibillini
Le tipicità di questa zona risentono in maniera molto decisa della tradizione agricola e della pastorizia sviluppate nei secoli in questi territori. I prodotti più interessanti sono certamente i salumi (coppe di testa, lonze e salami e prosciutti), tipici della norcineria umbra, la già citata lenticchia di Castelluccio e diverse varietà di mele. Dalla pastorizia ovviamente deriva non solo l’ottimo pecorino, ma anche ricotte sia fresche che stagionate. Altre prelibatezze gastronomiche riguardano le produzioni di miele, i tartufi, i funghi, le castagne, i ceci e anche le trote (i cui allevamenti sono nel fiume Nera): non mancano le delizie per il fine pasto ovvero il Mistrà (liquore a base di distillati naturali di anice verde e anice badiana) e il Vin Cotto, bevanda liquorosa di antica tradizione marchigiana, che si ottiene dal mosto cotto, fermentato e invecchiato.
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