email pervenuta a La Posta di Bianco Lavoro Buongiorno, dopo aver letto il vostro articolo sul “ruolo” della laurea nel trovare un lavoro, mi sono deciso a scrivervi ed a condividere con voi un’esperienza che mi è capitata diversi anni fa, indice secondo me di una mentalità italiana quanto meno originale. Ho lavorato per …
email pervenuta a La Posta di Bianco Lavoro
Buongiorno, dopo aver letto il vostro articolo sul “ruolo” della laurea nel trovare un lavoro, mi sono deciso a scrivervi ed a condividere con voi un’esperienza che mi è capitata diversi anni fa, indice secondo me di una mentalità italiana quanto meno originale.
Ho lavorato per dieci anni guidando quasi ogni tipo di mezzo leggero o pesante che fosse, pure quelli senza servosterzo, che ormai praticamente non esistono più. Ai tempi avevo ed ancora ho, tutte le patenti necessarie ovviamente, oltre all’esperienza. Poi, a 28 anni, ho deciso di laurearmi, anche perché di posti fissi non se ne trovavano. Lo scopo? Ma ovviamente quello di migliorare la mia posizione sociale. In tre anni e lavorando part-time ho preso una laurea triennale umanistica. Sottolineo di non aver mai smesso di lavorare, perché sapevo bene che sarebbe stato controproducente. Il famoso “pezzo di carta” l’ho raggiunto poco dopo i trenta.
Ma niente, nessun lavoro stabile nemmeno con la laurea, anzi la situazione era addirittura peggiore. Fa nulla, mi dico, è un periodo così, ma prima o poi mi servirà. Nel frattempo ho dieci anni di esperienza e la sfrutto e poi ho anche una laurea; se non mi prendono come impiegato, mi prenderanno come autista da qualche parte. Ero comunque contento, perché avevo fatto qualcosa in più degli altri, mi ero laureato. Secondo me, se prima avevo fatto l’autista e poi avevo preso una laurea (per giunta lavorando), il giorno che mi fossi presentato ad un colloquio di lavoro e avessi fatto presente questo mio percorso, accettando comunque ogni tipo di mansione, mi avrebbero accolto a braccia aperte.
Al primo di questi colloqui, capii che ero semplicemente un idiota. Mi presentai per un posto di fattorino presso un’azienda di media grandezza attiva nel Nord-Italia, dove vivo da sempre. A ricevermi fu direttamente il titolare della stessa azienda. Un uomo sulla quarantina, molto gentile e disponibile. Gli spiegai tutto quanto fatto fino a quel momento, le esperienze che avevo, quali veicoli avevo guidato, che tipo di patenti avevo, che conoscenza avessi del territorio e via dicendo. Andava tutto bene, avevo fin troppe competenze in quel senso (almeno stando a ciò che mi disse). Andava tutto bene, davvero, a parte la laurea. “Ma lei che ha una laurea perché vuole fare il fattorino?” Risposta: “non m’interessa avere per forza un lavoro da laureato, m’interessa più che altro mantenermi, in passato ho fatto il padroncino e ho lavorato anche 15 ore al giorno, non avrei problemi a rifarlo”. Risultato? Il titolare iniziò a farmi capire in modo piuttosto chiaro che la cosa non si poteva fare. “E ma sa, lo stipendio è basso, 1100 euro più o meno (io ne prendevo la metà al momento del colloquio, come se poi lo stipendio medio italiano fosse così distante da quella cifra) e poi i sindacati, un fattorino con la laurea”.
I sindacati, mi chiesi, che significa? Io voglio lavorare e basta cosa, c’entrano i sindacati? Perché dovrebbero metter bocca se a me va bene la situazione? Non capii mai il vero perché, se veramente lo “spauracchio” dei sindacati influì sulle decisioni dell’azienda, o quella fosse solo una scusa. Accadde però, come ormai mi aspettavo dalla seconda parte del colloquio in poi, che non mi assunsero. Da quel momento non inserii mai più la laurea in un cv per posti di lavoro, per così dire, non adatti al titolo di studio che avevo. Ai tempi non potevo immaginare ne esistessero di tali, pensavo invece che fosse giusto esistesse il contrario, vale a dire impieghi per cui la laurea è richiesta, ma non certo che un pezzo di carta potesse “escludermi” da alcuni lavori. Ora continuo a darmi da fare con lavoretti precari, spero che la situazione migliori presto.
Adamo – Bergamo
Risponde la Redazione di Bianco Lavoro
La ringraziamo davvero di aver condiviso con noi questa esperienza e non possiamo che augurarle un grosso in bocca al lupo per il suo futuro. Dalla lettera si evince molto chiaramente che lei ha voglia di fare, non demorde ed ha importanti punti di forza su cui puntare. C'è davvero poco da aggiungere se non che possiamo garantirle che la strategia di “tagliare” la laurea dal CV per mansioni in cui non è necessaria è davvero molto diffuso, anche se (come lei stesso pare aver capito) se ci fosse una cultura del lavoro e del recruiting più evoluta, forse non sarebbe necessario.
Non neghiamo che ci lascia perplessi la faccenda dei sindacati… in realtà crediamo (o meglio “speriamo”) che si sia trattato di una scusa buttata lì per tagliare corto.
Ad ogni modo i commenti sono liberi ed invitiamo tutti i nostri lettori a dire la loro e magari raccontare esperienze affini.