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Presenzialismo, ovvero andare a lavoro anche con 40 di febbre

Spesso si discute di assenteismo, sottovalutando il fenomeno opposto: il “presenzialismo”, ovvero andare a lavorare a tutti i costi. Ecco un focus sul fenomeno e su come contrastarlo.

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Sappiamo tutti a cosa ci si riferisce quando si parla di assenteismo, ovvero il fenomeno per cui un lavoratore non si presenta a lavoro. Oggi invece approfondiremo il tema del presenzialismo, che è l’opposto dell’assenteismo. Per presenzialismo si intende, infatti, il recarsi al lavoro di un lavoratore nonostante non sia nelle condizioni di salute per poterlo fare.

Le cause del presenzialismo

Le cause del presenzialismo sono alquanto eterogenee. In primo luogo vi è la conformazione del nucleo familiare. Infatti, spesso entrambi i genitori lavorano e preferiscono impegnare i propri giorni di malattia per le situazioni in cui sono i figli – che durante l’orario di lavoro non avrebbero un genitore che si occupi di loro – ad essere ammalati, piuttosto che quando sono loro stessi a stare male. Ma ad influire sul presenzialismo sono soprattutto le aspettative e le richieste che il posto di lavoro esercita sul lavoratore. Infatti, qualora questi sia sotto pressione, può sviluppare un tale livello di stress da lavoro correlato da recarsi a lavoro anche in caso di malattia. Possono inoltre condurre al presenzialismo l’incertezza del proprio posto di lavoro e la “dipendenza da lavoro” anche detta “workaholism”, cioè il bisogno compulsivo di lavorare che alcuni soggetti sviluppano.

Presenzialismo: un’analisi del fenomeno

Mentre l’assenteismo si caratterizza per l’assenza del lavoratore dal luogo di lavoro, il presenzialismo è più difficile da riconoscere, in quanto comporta proprio l’atto di celare la malattia che invece l’assenteista talvolta simula. Nei casi più estremi questo disagio fisico emerge comunque. Tuttavia, spesso bisogna ricorrere ad altri indicatori per riconoscere il manifestarsi del presenzialismo, per esempio:
• Il lavoratore va in pausa più spesso;
• Le pause diventano più lunghe;
Minor produttività;
Scarsa comunicazione con il resto del personale;
Minor proattività del lavoratore.

Gli effetti

Il principale effetto del presenzialismo è il calo della produttività. Alcuni studi condotti negli USA hanno dimostrato che i costi connessi al presenzialismo in termini di produttività sono superiori a quelli che l’azienda dovrebbe sostenere se il lavoratore rimanesse a casa. Tanto più è debilitante la malattia che il lavoratore nasconde e tanto più la sua produttività calerà. Gli effetti negativi del presenzialismo però ricadono anche sul lavoratore stesso. In primo luogo i presenzialisti sono maggiormente esposti degli altri al rischio infortunio, ciò a causa dei cali di concentrazione che un cattivo stato di salute spesso comporta. Inoltre, non curare con il riposo una malattia rischia di aggravarne il quadro clinico in maniera anche grave.

I rimedi

In primo luogo va riconosciuto il presenzialismo per ciò che è: un problema che danneggia l’azienda. Successivamente bisogna valutare se le contromisure eventualmente messe in atto per combattere l’assenteismo non stiano favorendo inavvertitamente il presenzialismo. Quindi deve essere reso noto ai lavoratori, tramite i più efficaci canali di comunicazione aziendale, che l’organizzazione a cui appartengono non favorisce e anzi vuole scoraggiare l’assenteismo. Questo è importante in quanto implicitamente e inavvertitamente potrebbe essere passato il messaggio opposto. Un altro fattore su cui si può lavorare è il morale dei lavoratori. Infatti un morale basso è fortemente correlato con il presenzialismo, quindi migliorare questo parametro non permetterà solo la riduzione del fenomeno, ma anche un conseguente innalzamento della produttività.

Presenzialismo vs dipendenza da lavoro

È importante non confondere il presenzialismo con la dipendenza da lavoro. Mentre il primo consiste nel recarsi sul luogo di lavoro anche ammalati per le cause che abbiamo già citato, la dipendenza da lavoro è un disturbo ossessivo-compulsivo, un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro, che pone in secondo piano la sua vita sociale e familiare sino a causare danni a se stessa, al coniuge, ai figli”. Insomma, mentre nel primo caso è possibile sanare il fenomeno attraverso degli accorgimenti a livello organizzativo, nel secondo il disturbo risiede nella psiche dell’individuo.

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