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Prestazione occasionale: cosa è, modelli e come gestirla

Cosa è la prestazione occasionale, quando può essere utilizzata, come gestirla e modelli da scaricare e compilare

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Il mondo del lavoro ha subito, nel tempo, molteplici trasformazioni, adattandosi di volta in volta ai nuovi stili di vita e alle nuove politiche relative alle disposizioni di legge che regolamentano i diritti e i doveri dei lavoratori. Le forme di prestazione della propria attività si sono evolute, sono diventate più numerose e hanno assunto caratteristiche molto diverse tra loro, sia dal punto di vista dell’effettivo svolgimento che da quello della normativa applicata.

Che cos’è la prestazione occasionale

La prestazione occasionale, come risulta dalla definizione che ne dà il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, si ha quando la prestazione lavorativa è caratterizzata da tre qualità: quella di essere, appunto, occasionale, saltuaria e di ridotta entità. Ti puoi facilmente rendere conto di quanto questa forma di attività sia interessante, poiché comprende varie forme di attività professionali che possono essere eseguite, legalmente, anche in concomitanza dello svolgimento di un altro lavoro e senza particolari obblighi fiscali. È però sempre necessario conoscere e rispettare i limiti e i vincoli imposti dalle normative di legge. Per prima cosa occorre fare una distinzione tra due forme lavorative che ti potrebbero sembrare simili, ma che hanno caratteristiche molto diverse tra loro:

  • il lavoro autonomo occasionale accessorio
  • il lavoro strettamente occasionale.
prestazione occasionale

Il primo tipo è relativo alle attività lavorative di tipo subordinato; pensa, ad esempio, a uno studente universitario che per mantenersi agli studi, ottiene un reddito con la consegna delle pizze a domicilio nel fine settimana. Nel secondo caso, invece, la prestazione lavorativa può anche essere di tipo intellettuale: pensa a chi, in via del tutto sporadica, aggiusta il pc dei vicini di casa, sistemando i problemi di programmazione e backup e riceve un pagamento per la propria opera. La differenza sostanziale tra le due prestazioni sta nella disciplina ad esse applicabile.

Il lavoro autonomo occasionale accessorio: Libretto Famiglia e PrestO’

Se, durante i fine settimana estivi, eserciti la funzione di giardiniere, tagliando la siepe del giardino dei tuoi vicini, il tuo si configura come un lavoro autonomo occasionale accessorio.
Questo tipo di prestazione lavorativa è stata disciplinata facendo una distinzione tra i committenti che possono essere:

  • persone fisiche, privati o famiglie
  • imprese, professionisti e PA.

Se sei un privato e hai la necessità di assumere un insegnante di matematica che aiuti nei compiti tuo figlio liceale, dovrai utilizzare uno strumento detto Libretto Famiglia. Si tratta di un insieme di titoli di pagamento, ciascuno dei quali ha un valore determinato e che possono essere acquistati da chi ordina il lavoro e dati in pagamento al prestatore d’opera. In pratica, ha lo stesso funzionamento di una carta prepagata, lo si può acquistare presso gli uffici postali o utilizzando i servizi telematici del sito INPS. Il valore lordo di ciascun voucher, per il 2019, è di 10 euro lordi, che corrispondono a 8 euro netti riscossi dal lavoratore.

I voucher INPS del Libretto Famiglia devono essere utilizzati per prestazioni di lavoro domestico di durata non superiore ad un ora.  Sei un professionista, ad esempio un medico, e il tuo studio ha bisogno di una pulizia estemporanea e urgente? Se hai meno di 5 dipendenti assunti con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, potrai utilizzare il contratto PrestO’, anche questo basato su buoni lavoro, acquistati dal committente e dati in pagamento della prestazione lavorativa. Le prestazioni pagate tramite PrestO’ 2019 hanno una tariffa di 9 euro netti all’ora e non possono essere di importo inferiore ai 36 euro giornalieri.

La ricevuta da fornire al committente in caso di prestazione occasionale

Se il lavoro che hai fatto è stato quello di scrivere, come freelance, un articolo per una rivista online, potrai consegnare al committente una ricevuta per prestazione occasionale, ottemperando al tuo dovere fiscale con il pagamento della ritenuta d’acconto.

Ogni volta che effettui una prestazione d’opera con la caratteristica dell’occasionalità e dell’importo limitato, devi fornire una ricevuta che attesti ciò che hai ricevuto in cambio del tuo lavoro. Questa ricevuta è non fiscale, cioè non è obbligatoria per legge, ma è una scrittura pro forma, utile a testimoniare uno scambio di denaro effettuato in pagamento di una prestazione lavorativa, ma priva di rilevanza fiscale. Ci sono, comunque, dei dati che devono essere obbligatoriamente presenti, affinché essa possa essere considerata valida. Devono essere presenti:

  • la data, che sarà quella in cui è stato effettivamente percepito il compenso
  • i dati anagrafici necessari a identificare il committente e il prestatore d’opera
  • l’importo lordo della prestazione lavorativa
  • la ritenuta d’acconto
  • l’importo netto
  • la marca da bollo; quest’ultima, per il 2019, deve essere di 2 euro se l’importo del lavoro supera i 77,47 euro e deve essere pagata dal committente.

La ritenuta d’acconto, così chiamata perché è un acconto sulle tasse, viene trattenuta dal committente del lavoro, che opera come sostituto d’imposta, e da lui versata all’Amministrazione finanziaria dello Stato in nome e per conto del lavoratore.

Come si calcola la ritenuta d’acconto

Il valore della ritenuta d’acconto è il 20% dell’imponibile. Facciamo un esempio: supponi di dover pagare una ragazza che ha fatto la babysitter per i tuoi bambini in 4 weekend. Le sue spettanze sono in totale di 600 euro. Dovrai calcolare il 20% di 600, cioè 600 x 0,20 = 120. Pagherai alla tua babysitter 600 – 120 = 480 euro e verserai i 120 euro della ritenuta d’acconto al Fisco, utilizzando il modello F24, entro il giorno 16 del mese successivo al pagamento della prestazione.

Prestazione occasionale come si calcola

Prestazione occasionale modello

Prestazione occasionale estero

Come noto, l’attività di lavoro autonomo occasionale può essere svolta sia nei confronti di soggetti committenti che risiedono in Italia, sia nei confronti di soggetti committenti che risiedono in altri Paesi. In linea di massima, non vi sono sostanziali modifiche della disciplina, anche se – come intuibile – bisognerà fare un po’ di attenzione alla corretta compilazione del modulo di prestazione occasionale estero, tenendo in considerazione che non sempre va applicata la ritenuta d’acconto.
In particolare, l’attuale normativa fiscale applicata in Italia prevede che il committente estero debba applicare ritenuta d’acconto solo se questi è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi in Italia, poiché – ad esempio – ha una stabile organizzazione in Italia.

Se invece il committente estero è un privato, oppure è un’azienda che non deve presentare dichiarazioni dei redditi in Italia, non sarà tenuto a agire come sostituito di imposta in Italia e, pertanto, non andrà applicata alcuna ritenuta a titolo d’acconto.

Prestazione occasionale in inglese

La prestazione occasionale è detta: occasional services o anche: occasional collaborations. Molto spesso chi lavora per un committente estero si trova dunque nella necessità di disporre di un modello di prestazione occasionale in inglese, da presentare al proprio committente non italiano. In realtà, non vi è nessun obbligo di presentare al committente estero un modulo di ricevuta nella sua lingua, potendosi ben applicare il modulo italiano. Una via di mezzo potrebbe essere la – consigliata – alternativa di predisporre un modello di prestazione occasionale bilingue, in italiano e in inglese.

Una corretta definizione in inglese per prestazione occasionale, da scrivere sulla ricevuta, potrebbe essere:

Occasional professional services in accordance with the Italian Presidential Decree 917/86 and subsequent amendments and additions. VAT exempt in accordance with the Italian Presidential Decree 633/72 and subsequent amendments and additions.

Fiscalità e previdenza nel caso di prestazione occasionale

Per ciò che riguarda la fiscalità, una prestazione lavorativa di forma occasionale rientra nella categoria dei redditi diversi. Il suo ammontare, come si ricava dal TUIR (DPR 917/86) l’articolo 67 comma 1, lettera l, deve essere indicato nel quadro D del modello 730 (rigo D5) o nel quadro RL (rigo RL15) del modello Redditi persone fisiche. C’è un caso particolare in cui si può essere esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi ed è quello in cui il reddito annuale percepito è minore di 4800 euro. In questo caso puoi evitare di presentare la dichiarazione poiché la detrazione IRPEF abbatte del tutto l’imposta dovuta. Tuttavia può essere conveniente che tu proceda ugualmente a presentare la dichiarazione perché le ritenute applicate in sede di pagamento del compenso possono andare a costituire crediti d’imposta a tuo favore.

La soglia dei 5000 euro e i contributi previdenziali

Da non confondere con l’importo relativo all’esonero dalla presentazione della dichiarazione dei redditi è il tetto di 5000 euro, che spesso viene menzionato quando si parla di prestazione occasionale. Questa soglia costituisce il valore di franchigia per il versamento dei contributi previdenziali. In altre parole, se il compenso annuale che hai percepito non supera i 5000 euro, non sei obbligato all’iscrizione alla Gestione Separata INPS, né al pagamento dei contributi previdenziali. È importante ricordare che tale importo è al netto delle ritenute applicate e comprende la somma di tutti i compensi ottenuti in un anno, anche da committenti diversi. Nel caso in cui tu superi questa soglia, solo sulla quota eccedente i 5000 euro, dovrai pagare i contributi previdenziali, come stabilito dall’articolo 44 del D.L. n. 269/2003, convertito dalla Legge n. 326/2003. I 2/3 dei contributi da versare nella Gestione INPS sono a carico del datore di lavoro e il terzo restante è a carico del lavoratore.

Prestazione lavorativa occasionale e Partita IVA

Sovente circolano voci sulla necessità di aprire una partita IVA qualora si superino i 5000 euro annui: non è vero. Abbiamo detto che questa soglia è solo quella che determina l’obbligo di versamento dei contributi previdenziali. Supponiamo che, in un anno, tu abbia ricevuto 3000 euro netti da un committente, 1500 da un altro e 1500 da un terzo. Poiché hai superato i 5000 euro annui, devi iscriverti alla Gestione previdenziale INPS e, sia tu che i committenti, dovrete ottemperare al pagamento delle quote spettanti di contributi, calcolati sulla parte eccedente i 5000 euro. L’obbligo di apertura della partita IVA non dipende dal totale dei compensi ma sorge quando l’attività lavorativa perde la caratteristica di occasionalità e diventa continuativa e abituale.

Il legislatore ha, in questo caso, privilegiato il fatto che gli obblighi fiscali più pesanti debbano essere imposti solo a chi esercita un’attività lavorativa in modo stabile. Supponiamo, ad esempio, che, sotto le feste o nei fine settimana, tu svolga l’attività di babysitter. Se annualmente superi il tetto dei 5000 euro, sarà necessaria l’iscrizione alla Gestione INPS, ma non l’apertura della partita IVA. Quest’ultima, invece, diventa necessaria se la tua attività diventa abituale, essendo svolta in modo continuativo, e ciò si verifica anche nel caso in cui i tuoi compensi non superino il limite anzidetto.

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