L’ultimo Rapporto diffuso dall’Abi ha marcato l’accento sull’andamento dei prestiti concessi ai clienti delle banche che, secondo l’associazione, nel mese di settembre, hanno ricevuto (1.825 miliardi di euro) più di quello che hanno dato (1.681,3 miliardi di euro). Nei primi 8 mesi del 2015, i finanziamenti concessi alle imprese sono aumentati del 15,9% in un anno. E un discorso a parte meritano i mutui – per i quali si può parlare di un vero e proprio boom – che hanno fatto registrare una crescita annua dell’86,1%.
Stringendo la lente di osservazione al mese di settembre, però, i finanziamenti che gli istituti di credito hanno concesso alle imprese e alle famiglie italiane sono calate dello 0,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i prestiti erogati all’economia (che comprende anche la Pubblica amministrazione) sono aumentati di un modesto 0,3%. La situazione, da settembre 2014 a settembre 2015, non presenta insomma significativi cambiamenti. Mentre continuano a scendere i tassi di interesse: quello medio applicato al totale dei prestiti ha raggiunto il minimo storico attestandosi al 3,34%; il tasso medio sull’acquisto di un’abitazione è risultato pari al 2,66% (e ha contribuito a far salire la quota dei mutui concessi) e il tasso medio applicato ai finanziamenti alle imprese si è attestato al 2,05%. Ma il quadro non è così roseo come potrebbe sembrare. Anzi: il perdurare della crisi ha determinato un ulteriore aumento del livello di rischiosità dei prestiti. In pratica: i soldi che le banche concedono ai loro clienti, a tassi più o meno agevolati, non sempre tornano indietro. Come documentato dall’Abi che ha rilevato un incremento delle sofferenze lorde dei clienti (soprattutto degli imprenditori) passate dai 197,1 miliardi di euro di luglio ai quasi 198,5 miliardi di euro di agosto. Stesso trend per le sofferenze nette, passate dagli 84,8 miliardi di luglio agli 85,9 miliardi di agosto.
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