Secondo il Codacons, il ponte dell’Immacolata riserverà sgradevoli sorprese agli automobilisti italiani
I Paesi dell’Opec, che si sono incontrati venerdì scorso a Vienna, non hanno raggiunto un accordo sull’ipotesi di porre un limite alla produzione di petrolio. Il risultato? Il prezzo dell'”oro nero” è calato significativamente raggiungendo il minimo storico da febbraio 2009. Per gli amanti dei numeri: il prezzo del Wti (West Texas Intermediate) di New York si è mantenuto sotto i 38 dollari al barile, mentre quello del Brent (che regola il mercato europeo) sotto i 41 dollari al barile.
Le posizioni dei Paesi esportatori sono contrastanti. L’Arabia Saudita, che detiene il primato mondiale, non sembra disposta a ridurre la propria produzione e Paesi come l’Iran hanno espressamente detto di essere orientati a incrementare l’offerta. Mentre il Venezuela propone di allentare i rubinetti, senza incassare però il sostegno degli altri Stati membri. Un disaccordo che si è tradotto nella possibilità, per i Paesi Opec, di continuare a produrre un massimo di 30 milioni di barili al giorno.
Si dirà: è una buona notizia. Se il prezzo del greggio scende, allora anche quello della benzina al rifornimento sarà destinato a calare. Non proprio perché, come è ormai noto a tutti, il costo del carburante che serve a far circolare le nostre vetture non dipende esclusivamente dal petrolio, ma anche dalle famigerate accise. E infatti, come ha fatto notare il Codacons, nonostante gli andamenti internazionali lascino prefigurare risparmi alle pompe, gli automobilisti italiani potrebbero addirittura spendere di più. “I cittadini che si sposteranno in auto per il ponte dell’8 dicembre – ha avvertito il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi – dovranno mettere in conto una maggiore spesa per i rifornimenti di carburante pari a complessivi 30 milioni di euro. I listini di benzina e gasolio, infatti, appaiano oggi gravati da un sovrapprezzo pari a 6 centesimi di euro, determinato dai mancati ribassi dei prezzi rispetto alle quotazioni in picchiata del petrolio. Una vera e propria ‘stangata’ che inciderà sul ponte dell’Immacolata per la maxi-cifra di 30 milioni di euro solo di costi diretti”.
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