Chi abbiamo di fronte quando affrontiamo un colloquio di selezione? L’errore più comune è quello di considerare l’interlocutore genericamente il selezionatore (o la selezionatrice). Questo è certamente riduttivo in quanto esistono diverse tipologie di selezionatori del personale ed ognuno di essi avrà modalità di selezione ed obiettivi differenti.
Non sto parlando degli aspetti psicologici e caratteriali ma più tecnicamente della “funzione” e del ruolo di quel selezionatore: a che titolo mi sta colloquiando? Che obiettivo ha? Ha il potere di decisione finale? Conosce il mio settore? Sta valutando le mie competenze professionali o la mia affidabilità? Queste le domande che bisogna porsi per poter di conseguenza affrontare un proficuo colloquio.
Ho individuato quattro differenti tipologie di selezionatori, analizziamole:
Indice
Colloquio con il selezionatore dell’agenzia per il lavoro
Chi è? Lavora per una agenzia per il lavoro (società di selezione o società di somministrazione personale) ed ha avuto incarico dal suo cliente (una azienda) di selezionare una o più figure idonee a ricoprire una determinata mansione.Che obiettivo ha? Certamente di accontentare il cliente! Ciò vuol dire che ha interesse a presentare una rosa di candidati che siano in linea con le richieste e che non facciano fare brutta figura alla sua agenzia, sia per quanto riguarda le competenze richieste sia per quanto riguarda le attitudini.
Come affrontare il colloquio? Per questo tipo di selezionatori è diffuso sentire la lamentela (specie per figure più specializzate): “non sa nulla del mio lavoro e della mia mansione, come fa a selezionarmi?”. Bene, in realtà questa fase della selezione non prevede l’entrare nel merito dell’aspetto prettamente tecnico del lavoro proposto. Per intenderci se siete un ingegnere elettronico non potete pensare che in una agenzia ci sia un selezionatore ingegnere elettronico che parli con voi (così come per un contabile o un commerciale lingue estere o un magazziniere). Per questo ci saranno i colloqui successivi in azienda.
Quindi? In questa fase è bene in primis dimostrare serietà e puntualità. Poi anche convincere di essere adeguati alla mansione, senza magari andare nel “linguaggio tecnico” ma raccontando in maniera chiara e comprensibile le precedenti ed attuali esperienze ed i risultati raggiunti. Importantissimo è anche dare spontaneamente delle “referenze” ed insistere sui risultati ottenuti in mansioni ed aziende analoghe a quella oggetto del colloquio. Dimostrare entusiasmo è poi fondamentale. Infine nulla vieta di dire apertamente, nei modi e nei tempi giusti: “E’ la mansione idonea per me, mi permetta di fare il colloquio in azienda e non le farò fare certamente cattiva figura”.
Colloquio con il selezionatore dell’ufficio del personale dell’azienda
Chi è? È il dipendente dell’azienda (media o grande che ha comunque un ufficio del personale interno) che si occupa della ricerca e selezione del personale e/o anche della gestione delle risorse umane e della formazione.
Che obiettivo ha? Selezionare le persone più adatte alle ricerche aperte da presentare al proprio capo (titolare, direttore generale, direttore di stabilimento, etc…) o ai colleghi dei reparti specifici (infatti difficilmente questa fase di colloquio è quella “finale”).
Come affrontare il colloquio? Anche in questo caso difficilmente si potrà entrare nel “tecnico”. Questa fase ha l’obiettivo di valutare le attitudini caratteriali e psicologiche dei candidati. Ma anche di valutarne le ambizioni, la fedeltà, le capacità di integrarsi con i team specifici. Capito questo si può impostare il colloquio di conseguenza. Puntualità ed entusiasmo sono le parole chiave, come anche il dimostrarsi “brillanti” nell’esporre le passate esperienze (o studi o comunque “curriculum”). Essendo questi selezionatori dipendenti dell’azienda (e non fornitori come nel precedente caso delle agenzie) c’è anche un aspetto in più molto importante e da non sottovalutare: i valori, le mission ed i prodotti/servizi aziendali. Dimostrarsi interessati ed “appassionati” (dipende poi chiaramente dai casi specifici) a quello che “fa l’azienda” può davvero fare la differenza. Studiare bene le pagine web, i profili Linkedin, far parte delle pagine Facebook dell’azienda e poterne parlare nel colloquio (magari con commenti, suggerimenti ed esperienze) può qualificarvi come un candidato non “casuale” ma che davvero è interessato/a a quella azienda ed il cui colloquio merita di essere approfondito.
Colloquio il referente di reparto / ufficio specifico
Chi è? E’ colui/colei che gestisce il settore specifico nel quale vi candidate e che sarà il futuro capo.
Che obiettivi ha? Selezionare le migliori e più congeniali persone per il suo ufficio, reparto o comunque area di interesse
Come affrontare il colloquio? Si tratta della fase di colloquio più “ambita”, dove cioè si può parlare la “propria lingua”! Difficilmente in questa fase qualcuno guarderà se incrociate le braccia o vi toccate i capelli, ma si entrerà (finalmente) nel merito del lavoro, delle mansioni e delle responsabilità. Attenzione, si tratta dei referenti che saranno i futuri capi e spesso questa è la fase “decisionale”, per cui è importante non solo fare bella figura dimostrando entusiasmo e puntualità ma anche facendo capire chiaramente che riuscirete a facilitare il lavoro ed integrarvi con loro ed il resto della squadra. Un errore che spesso si fa in questa fase (proprio perché si parla il linguaggio della propria professione) è contraddire l’interlocutore su aspetti specifici o avere aria di sufficienza quando si parla della mansione (della serie “so tutto io!”). Dimostrarsi professionali e preparati ma al contempo umili e con voglia reale di aumentare il proprio bagaglio professionale può fare la differenza. Molto importante è anche non fermarsi alla “teoria” ma raccontare nella pratica e tecnicamente come si è svolto il lavoro in precedenza. Teniamo inoltre presente che questo tipo di referente non è un “selezionatore di professione”, ma si presta alla selezione specificamente per le figure di sua responsabilità, per cui nel colloquio non aspettiamo le domande cui rispondere ma cerchiamo di impostarlo come una chiacchierata e di essere il più possibile pro-attivi.
Un accorgimento/avvertimento (sono poco diplomatico a parlare di questo e mi beccherò le critiche di selezionatori e referenti aziendali, ne sono consapevole, ma sono consapevole anche che non mi leggete per sentire le “solite cose”…): fate attenzione a chi vi trovate di fronte in questa fase, questo tipo di referenti vogliono sì le migliori risorse per la propria area, ma al contempo (senza generalizzare) possono aver paura di trovare persone più preparate di loro stessi e che in qualche modo gli possano “soffiare” le responsabilità o addirittura il ruolo di referente verso la direzione/proprietà. In questo caso anche il fattore “età” gioca (purtroppo) la sua parte, se il candidato è molto più giovane del referente aziendale il problema solitamente non si pone, ma se i due sono coetanei o il candidato è addirittura più anziano del selezionatore le “paure” di quest’ultimo saranno maggiori. Questa non è ovviamente una regola generale, ma è bene essere consapevoli anche di questa eventualità, capire se si sta verificando e comportarsi di conseguenza. Come? Dipende ovviamente dai casi specifici, ma in linea generale si può cercare di dimostrarsi da subito professionali ma al contempo in condizione di imparare ancora molto dai propri superiori.
Colloquio con il titolare o direttore generale
Chi è? Il numero uno della società, colui/colei che ha le decisioni finali praticamente su tutto
Che obiettivi ha? Assumere personale serio e professionale con il miglior rapporto tra quando costa e quanto può produrre.
Come affrontare il colloquio? In questo colloquio ci si deve comunque giocare il tutto e per tutto! Solitamente se si è arrivati al colloquio con il numero uno vuol dire che si sono già ben superati colloqui precedenti, se non si fanno particolari errori quindi le possibilità sono buone. Solitamente il numero uno vuole assicurarsi di assumere una persona valida e fedele all’azienda. Come detto in riferimento all’ufficio del personale, anche in questo caso (e forse in maniera maggiore) dimostrare interesse per l’azienda e per i prodotti/servizi aziendali può fare la differenza. Informarsi in anticipo (su Linkedin, tramite Google e sui social network) circa la persona con cui abbiamo a che fare è certamente un must! Importante anche capire che stiamo parlando con chi vede il candidato come un investimento ed è questo il momento giusto per parlare di stipendi, bonus e benefit… Il manager vuole certamente risparmiare, ma risparmiare non vuol dire spendere meno, ma avere il miglior rapporto spesa/beneficio, tenetelo quindi a mente… è il momento giusto per vendersi al meglio.
Ovviamente queste di cui ho parlato sono “macro-categorie”, le fattispecie possono essere poi centinaia, per cui questo contenuto non sarà fine a stesso, ma i commenti sono aperti, li leggerò tutti e possiamo discutere di altri casi, esperienze e colloqui specifici.
E voi che tipo di selezionatori vi siete trovati di fronte? Avevate mai pensato di impostare il colloquio in maniera differente in riferimento alla funzione di ognuno di essi?
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