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Reddito di Cittadinanza: tra crisi di Governo e problemi al sistema informatico ecco cosa sta succedendo

Tra crisi di Governo e problemi al sistema informatico ecco cosa sta succedendo con il Reddito di Cittadinanza. La misura economica per i più deboli zoppica nella sua fase più importante.

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La seconda fase del Reddito di Cittadinanza zoppica, a causa sia della crisi di Governo che di altre problematiche, come quella connessa al sistema informatico, indispensabile per mettere in comunicazione i vari soggetti interessati nel progetto del sussidio economico. Anche la questione navigator, personale indispensabile ai Centri per l’Impiego resta accesa.

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Reddito di Cittadinanza: cosa sta succedendo?

La seconda fase del Reddito di Cittadinanza è ormai avviata, tuttavia non mancano i problemi di carattere tecnico organizzativo. In vista di tali problematiche, la parte più importante del progetto, quella che prevede la ricerca attiva del lavoro ai beneficiari del sussidio economico, appare abbastanza complessa. Come ben spiega Alessandra Servidori, docente universitaria di politiche del welfare e strumenti contrattuali al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, la situazione non fila liscia come si sperava.

In particolare, i Centri per l’Impiego devono cercare i beneficiari per la sottoscrizione del Patto per il lavoro, ma non c’è personale a sufficienza per riuscire a stare dietro a tutte le domande. Inoltre, i navigator stessi devono ancora essere formati, non sono dunque totalmente indipendenti nel loro lavoro. Ed ancora, ci sono dei problemi con il sistema informatico che purtroppo non riesce a scambiare i dati tra il Ministero del Lavoro, i database regionali e la ricerca dei beneficiari stessi.

Reddito di Cittadinanza e crisi di Governo

A rendere la seconda ed importante fase del Reddito di Cittadinanza ancora più problematica è anche l’attuale crisi di Governo. Questa si fa risentire su tutta la vita politica, economica e finanziaria del nostro Paese. Il peso di questa crisi improvvisa, interessa non solo la questione collegata al Reddito di Cittadinanza, Navigator, Centri per l’impiego, ma anche il fronte rinnovo dei contratti, l’incertezza delle varie misure fiscali, il contrasto al tanto temuto aumento dell’Iva. Ma anche il numero dei navigator e la loro preparazione sembra essere non sufficiente al fabbisogno ed al carico di lavoro nei Centri per l’Impiego. Insomma, come la docente stessa afferma, si tratta di un mix di fattori che stanno mettendo in dubbio il destino del nostro Paese.

I problemi al sistema informatico

Anche il sistema informatico che dovrebbe garantire lo scambio dati tra i vari attori del Reddito di Cittadinanza ha dei problemi tecnici. Questo non riesce a scambiare i dati tra il Ministero del Lavoro, i vari database regionali e la ricerca stessa dei beneficiari del sussidio, per il loro reinserimento nel mondo del lavoro. E’ abbastanza evidente che se ci sono dei problemi al sistema informatico, saltano o comunque si rallentano determinati step connessi al programma Reddito di Cittadinanza.  Nell’attuale situazione, sembra essere complesso anche contattare i beneficiari del sussidio economico a causa dei famosi problemi di natura tecnico-organizzativa. La Servidori afferma ancora una volta che serve una politica forte e compatta per poter costruire un futuro italiano di tutto rispetto.

I controlli “anti furbetti”

Intanto, la caccia ai furbetti del Reddito continua. La Guardia di Finanza dispone di circa 600 mila nominativi dei beneficiari, forniti dall’Inps stessa. Su questi, verranno selezionati alcuni profili su cui effettuare dei controlli approfonditi. Il tutto ha come scopo smascherare i furbetti del sussidio economico, ossia quelli che ne beneficiano pur non avendone diritto. Lo stesso Pasquale Tridico, presidente Inps si è ritenuto molto soddisfatto dei risultati di verifica e controllo che si sono effettuati e che comunque continueranno ad essere svolti. Dall’altra parte c’è una notevole percentuale di beneficiari del sussidio economico, che hanno rinunciato a questo per vari motivi, come ad esempio gli oneri derivanti dal Patto per il Lavoro ed Inclusione sociale.

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