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Sciopero Poste Italiane: venerdì di stop in tutta Italia

Alla base della mobilitazione, il no fermo delle sigle sindacali al tentativo di privatizzare l’azienda. E non solo

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Quella di domani, venerdì 4 novembre, è una data da segnare in rosso sul calendario dei cittadini italiani. Che troveranno tutti gli uffici postali chiusi, per via dello sciopero generale indetto dai sindacati di categoria Slc Cgil, Slp Cisl, Failp Cisal, Confsal Com e Ugl Com. La mobilitazione – che prevede l’organizzazione di manifestazioni e presidi in tutta Italia – ha lo scopo di attirare l’attenzione sulla privatizzazione dell’azienda contro cui i rappresentanti dei lavoratori si battono strenuamente. Poste Italiane non si svende – si legge in un comunicato diffuso dai sindacati – e, per il servizio che rende al Paese, deve rimanere a maggioranza pubblica”.

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Quello che le organizzazioni sindacali di categoria contestano fortemente al Governo è, infatti, la decisione di procedere con la cessione del 30% delle azioni di Poste Italiane in Borsa e di conferire il rimanente 35% alla Cassa Depositi e Prestiti. Con un’operazione che sancisce, di fatto, la definitiva uscita del Ministero dell’Economia dall’azionariato dell’azienda. “Nessuno più delle lavoratrici e dei lavoratori – si legge ancora nel volantino diffuso dai sindacati – ha diritto a chiedere al Governo che l’azienda non sia totalmente privatizzata, che sia mantenuta l’unicità aziendale, che si utilizzino gli utili di bilancio per continuare a migliorare i servizi e le condizioni di lavoro”. Ma “il Governo non ascolta – lamentano i sindacati – e mantiene efficace il Decreto che stabilisce la cessione dell’ulteriore quota del 30% di azioni ai privati e la cessione del rimanente 35% alla Cassa Depositi e Prestiti”. 

Il fermo no alla privatizzazione dell’azienda è solo il primo di una lunga serie di motivi che hanno spinto i rappresentanti dei lavoratori a organizzare lo sciopero generale di domani. Ciò che i sindacati chiedono, infatti, a gran voce (a nome dei dipendenti degli uffici postali) è che si scongiuri la perdita di migliaia di posti di lavoro, che vengano attuati gli investimenti previsti dal Piano industriale, che si riducano i fattori di stress sui lavoratori (stando a quanto riferito, il clima in azienda sarebbe tutt’altro che sereno, anche a causa del frequente ricorso a provvedimenti disciplinari che hanno costretto alcuni lavoratori a dimettersi) e che si garantisca un recapito di qualità e non a giorni alterni. Ma non solo: le organizzazioni di categoria chiedono anche che i contratti part-time vengano trasformati in full-time, che gli uffici (con personale al completo) restino al servizio dei cittadini e che venga avviato un piano di rilancio della logistica. La posta va recapitata tutti i giorni, come afferma anche l’Unione Europea – hanno tagliato corto i sindacati – e la riorganizzazione della divisione Poste Comunicazione Logistica deve essere fatta con investimenti mirati alla qualità del servizio, all’efficienza delle consegne, alla valorizzazione della straordinaria rete logistica dell’azienda”. “C’è un’enorme fetta di mercato da intercettare – hanno concluso i rappresentanti dei lavoratori – e solo piani mirati in quel senso garantiranno, in futuro, la solidità di Poste Italiane ed il mantenimento dei livelli occupazionali“. 

Il timore delle organizzazioni sindacali, in sintesi, è che la privatizzazione comporti una pesante razionalizzazione del personale e che venga compromessa la qualità dei servizi offerti agli utenti e la possibilità di far crescere l’azienda, sul fronte dello sviluppo e dell’innovazione. I cittadini italiani sono avvisati: quella di venerdì 4 novembre non è la giornata adatta per spedire pacchi, ritirare raccomandate o pagare bollette. Gli uffici postali, che rimarranno chiusi per tutto il giorno, rialzeranno le saracinesche sabato mattina.

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