Il lavoro agile, anche noto come smart working, ha avuto il suo boom nel corso degli ultimi mesi, a causa della situazione di emergenza sanitaria da Coronavirus. Con le regole restrittive molti lavoratori hanno potuto lavorare da remoto. Non sempre il lavoro agile rappresenta un vantaggio per i lavoratori e per gli stessi datori di lavoro.
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Smart working e benessere dei lavoratori
Oggi lo smart working ha registrato un’impennata rispetto gli anni passati. Questo è stato dovuto soprattutto alla situazione di emergenza sanitaria Coronavirus, che ha costretto tanti a rimanere a casa. Cosi, per rispettare le norme sul distanziamento sociale, molte realtà, hanno optato per il lavoro agile. Operare da remoto, rappresenta per le aziende e per i datori di lavoro, meno spese da sostenere. Tuttavia, si tratta di una forma di lavoro che comporta vantaggi anche per i dipendenti? Interrogativo lecito, a cui è importante dare una risposta chiara. Se da una parte è assicurata una maggiore flessibilità, dall’altra si è notato che lavorare da casa in molti casi comporta l’aumento dello stress. Ed ancora, spesso mancano efficaci forme di vigilanza e possono insorgere problemi di privacy.
L’incremento dello smart working
Nel corso degli ultimi mesi, il lavoro agile ha subito un’improvvisa impennata. Questo è stato dovuto alla situazione di emergenza sanitaria Coronavirus che ha interessato il nostro Paese e non solo. Il Governo è stato costretto a mettere in campo delle norme particolarmente restrittive che garantissero il distanziamento sociale. Dunque, molte attività sono state chiuse, mentre altre hanno optato per lo smart working, permettendo ai propri dipendenti di lavorare da casa. Una nuova modalità di operare, che non necessita la presenza del dipendente in ufficio. Questo, adoperando le nuove forme di tecnologia, è in grado di lavorare da qualsiasi parte del mondo, il tutto avendo a disposizione una connessione Internet ed un computer.
Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica. Infatti, secondo gli studi condotti dagli esperti, il lavoro agile spesso comporta dei fattori negativi per i dipendenti. Parliamo in particolare di maggiore stress ed altre problematiche connesse alla salute mentale e quindi all’equilibrio psicofisico e psicosociali.
I rischi connessi al lavoro agile
Un primo rischio ed aspetto negativo connesso al lavoro agile, cosiste nella possibilità di sviluppare maggiore stress. A spiegarlo lo stesso Umberto Candura, il presidente dell’Associazione nazionale medici d’azienda e competenti (Anma). Il lavoro agile ha comportato anche quella che viene comunemente definita la smaterializzazione dei luoghi di lavoro. Infatti, la particolarità di questa metodologia professionale è proprio quella di poter operare da qualsiasi posto, dal salotto di casa, al treno, dall’ufficio alla spiaggia fino ad arrivare alla hall d’albergo. Inoltre, ad oggi non esiste un efficace sistema di controlli su possibili abusi subiti dai lavoratori in smart working. Purtroppo al momento, l’Ispettorato del lavoro non possiede un nucleo di vigilanza digitale.
Inoltre, i lavoratori agili, possono essere più degli altri le vittime perfette del tecnostress che deriva da iperconnessione. Per evitare tutto questo, bisogna pianificare a puntino le mansioni ed i compiti dello smart worker, prendendo precisi accordi con la propria azienda.
La sovrapposizione del lavoro e della cura dei figli
Altro aspetto direttamente connesso allo smart working, consiste nellla tendenza all’isolamento. Chi lavora da casa, non deve recarsi in ufficio tutti i giorni, e dunque perde quei contatti con i colleghi, che non sempre sono da considerarsi un fattore positivo. Ed ancora, il maggiore stress deriva anche dal fatto che lavorare da remoto, rappresenta per molti una reale sovrapposizione tra lavoro domestico e di cura dei figli. Insomma, il dipendente, soprattutto se donna, si trova a dover sostenere contemporaneamente più lavori: quello per l’ufficio, quello domestico, prendersi cura dei figli. Inevitabilmente tutto ciò porta a pressioni e forme di stress che a lungo termine possono incidere sul benessere dei lavoratori. Insomma, sì allo smart working, ma questo deve essere organizzato nei minimi particolari, garantendo tutele sia per i lavoratori che per l’azienda stessa.
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