Il 57% degli stranieri è arrivato nel Bel Paese per cercare un lavoro e il 59,5% lo ha trovato grazie all’aiuto di amici e conoscenti. Ma si tratta, quasi sempre, di un impiego poco gratificante e ottenuto con difficoltà
Cosa ci dicono i dati dell’Istat che certificano un aumento del tasso di disoccupazione tra gli stranieri residenti in Italia? Che il lavoro scarseggia per tutti, coinvolgendo anche le fasce sociali più deboli costituite da individui disposti a svolgere impieghi umili e spesso mal pagati. L’ultimo report dell’Istat, relativo al terzo trimestre del 2014, rileva infatti che il tasso di occupazione tra gli stranieri che vivono in Italia ha perso per strada punti percentuale importanti infoltendo inevitabilmente le fila dei disoccupati.
Rispetto al tasso di occupazione degli italiani sceso del 3,3%, quello degli stranieri è calato, infatti, dal 2008 al 2014, del 6,3%. Di più: il tasso di disoccupazione che, nel caso degli italiani, ha fatto registrare un incremento del 5,2%, tra gli stranieri è cresciuto del 7,1%. Il quadro non è insomma dei più confortanti, per quanto – è bene precisarlo sin da ora – le cose non sono andate male per tutti. In linea generale: il 57% degli stranieri arrivati in Italia lo ha fatto per cercare un lavoro e il 59,5% ci è riuscito grazie all’aiuto fornito da parenti, amici e conoscenti. Già, ma che tipo di lavoro? Il 29,9% del campione interpellato dall’Istat ha dichiarato di svolgere un impiego poco qualificato rispetto alle competenze di cui è in possesso e al titolo di studio conseguito nel Paese d’origine. Gli stranieri residenti nel Bel Paese si sono, insomma, dovuti accontentare e lo hanno fatto soprattutto le donne (4 su 10) polacche, ucraine, filippine, moldave e rumene.
E c’è di più: per il 36,2% degli intervistati, a ostacolare l’ottenimento di un posto di lavoro in Italia è stato il fatto stesso di essere straniero. Ma non solo: il 33,8% ha faticato a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, il 22,3% perché il proprio titolo di studio non è stato riconosciuto nel Paese ospitante e il 21,1% perché ha dovuto fare i conti con le ritrosie di datori di lavoro che si sono fatti condizionare dalle differenze socio-culturali. Ma come già accennato, le cose non sono andate male per tutti. I filippini arrivati in Italia per trovare un impiego, ad esempio, hanno fatto registrare un tasso di occupazione altissimo (pari all’81,1%), seguiti da peruviani, moldavi, ucraini e cinesi. E proprio la comunità cinese è risultata (tra tutte quelle straniere presenti nel territorio italiano) la più attiva dal punto di vista imprenditoriale: il 45,4% dei cinesi e il 43,4% delle cinesi hanno, infatti, aperto un’attività autonoma dedicandosi soprattutto (ma non solo) alla vendita di beni di ogni tipo. Il risultato finale? Il tasso di disoccupazione che – come abbiamo già detto – negli ultimi 6 anni, è andato crescendo anche tra gli stranieri che vivono in Italia (coinvolgendo soprattutto marocchini e albanesi), tra i cinesi e i filippini è risultato invece in calo.
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