I prezzi del cibo continuano ad andare giù, per il nono mese consecutivo. Il Fao Food Index di luglio si è, infatti, fermato a 164,6 punti, il valore più basso da settembre 2009, perdendo l’1% in un solo mese e il 19,4% rispetto all’anno scorso.
Si tratta di un dato non necessariamente negativo, se si pensa che i ribassi dei prezzi hanno consentito a un numero maggiore di consumatori di acquistare le materie prime per alimentarsi. Ma a subirne le conseguenze sono stati molti agricoltori – soprattutto i più piccoli dell’Africa e dell’Asia – che, in molti casi, sono riusciti a recuperare appena i costi delle loro produzioni. Se da una parte, insomma, i prezzi più bassi rendono più facile l’accesso al cibo; dall’altra, rischiano di impattare negativamente sul lavoro e sul guadagno di molte persone.
Nel dettaglio: la performance peggiore è stata quella dei latticini il cui indice, a luglio, è sceso del 7,2%. Cosa ha determinato questo tracollo? Stando agli analisti della Fao, le cause sarebbero da imputare al calo della domanda da parte della Cina, del Medio-Oriente e dell’Africa del Nord e all’abbondanza di produzione rilevata in Europa e in Nuova Zelanda.
Anche il prezzo degli oli vegetali, rispetto al mese precedente, è sceso a luglio del 5,5%, per effetto (soprattutto) dei ribassi che hanno interessato l’olio di palma (la cui esportazione non è andata benissimo) e, in maniera meno marcata, l’olio di soia. Segno più, invece, per il prezzo dei cereali che, rispetto a giugno, guadagna 2,1 punti percentuale, ma ne perde comunque più di 10 rispetto all’anno scorso.
Ancora: il prezzo dello zucchero è salito a luglio del 2,5% per motivi prevalentemente climatici, mentre il prezzo delle carni è rimasto sostanzialmente invariato. Più precisamente: il ribasso dei prezzi delle carni suine e ovine è stato compensato dal rialzo dei prezzi delle carni bovine, mentre il prezzo del pollame non ha subito alcuna variazione.
Il quadro emerso dalla rilevazione Fao ha messo in allarme molti analisti: “E’ una discesa molto prolungata – ha commentato Abdolreza Abassian dell’Onu – e sorprende anche quanto sia accentuata. Penso che vedremo un nuovo ribasso dell’Indice Fao. In realtà, non ci sono grandi possibilità di rialzo per nessuna materia prima”.
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