Il franchising sta attraversando un periodo di straordinaria floridità, che trova la sua fonte rigenerativa nella crisi congiunturale che sta attraversando l’economia dello stivale. Con la chiusura dei negozi tradizionali, infatti, l’alternativa diffusione degli shop in franchising sta generando particolare beneficio alle catene della grande distribuzione capillare, e ai singoli gestori degli spot inaugurati con questa recente formula contrattuale.
Il franchising, alla prova delle criticità internazionali, si sta pertanto rivelando uno strumento in grado di adattarsi meglio alle difficoltà, fungendo da vera e propria leva per nuove attività professionali e nuova occupazione collegata. A parlarne è stato, negli ultimi giorni, Bernardino Quattrociocchi dell’Osservatorio permanente sul franchising, che sulle pagine dell’inserto Lavori In Corso de La Stampa ricorda come nel corso degli ultimi cinque anni il numero di punti vendita in franchising presenti sul territorio nazionale sia rapidamente passato da 52.725 a 54.096 (+1.371 unità), con un conseguente volume d’affari che è balzato a quota 22,3 miliardi (+1,2 miliardi). L’occupazione derivante è inoltre incrementata da 182mila risorse a oltre 188mila addetti (+6mila), con un aumento delle reti italiane all’estero che ha portato i punti vendita fuori dai confini nazionali a quota 7.342, con un incremento di oltre 2.200.