Da oggi, martedì 1 marzo, potremo entrare in farmacia con un semplice codice a barre. La tradizionale ricetta rossa va, infatti, ufficialmente in pensione e al suo posto arriva la ricetta elettronica. Che piace a molti, ma non a tutti visto che la federazione nazionale dei medici di famiglia – che pure ha riconosciuto i vantaggi della digitalizzazione della prescrizione medica – non ha mancato di sollevare qualche polemica.
In pratica: da oggi, per ritirare i farmaci prescritti dal nostro medico curante, non dovremo più portare con noi la ricetta cartacea. Perché? Perché a conclusione della visita, il dottore provvederà a compilarne una elettronica dal suo computer, archiviandola in un sistema informatico condiviso coi farmacisti. Si tratta della versione digitale della vecchia ricetta rossa, con tanto di numero associato al codice fiscale del paziente e l’indicazione di eventuali esenzioni. Ma non usciremo dallo studio con le mani completamente vuote: prima di congedarci, il medico ci consegnerà infatti un promemoria cartaceo con un codice a barre che permetterà al farmacista (anche in caso di guasto del sistema o di mancanza di rete Internet) di risalire alla nostra prescrizione. Fin quando il sistema non sarà perfezionato.
I vantaggi? Sembrerebbero parecchi. Innanzitutto in termini di praticità e di economicità. Secondo le prime stime, infatti, la mancata stampa delle “vecchie” ricette cartacee potrebbe farci risparmiare qualcosa come 3,8 miliardi di euro all’anno. Senza considerare che l’avvento della ricetta elettronica dovrebbe mettere al riparo dal rischio delle falsificazioni e degli abusi conseguenti al furto dei ricettari medici. Il passaggio online garantirebbe, insomma, una trasparenza assoluta dei passaggi. Non solo: con il codice a barre che il medico ci metterà in mano, potremo ritirare le nostre medicine ovunque (e non più solo nella regione di residenza). E il progetto è che, a questa prima fase di “rodaggio” nel corso della quale sono stati coinvolti soli i farmaci, faccia seguito dal 2017 una seconda che permetterà di prescrivere anche le visite specialistiche da fare in ospedale o negli ambulatori.
Tutti contenti dunque. Non proprio: “Dietro i vantaggi della materializzazione – ha dichiarato Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana Medici di Famiglia ) – si cela un rovescio della medaglia. Qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf, vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket, adesso anche quelli di erogabilità, appropriatezza e quant’altro dovremo verificare. E in più il medico – ha aggiunto Milillo – non potrà più contare sul supporto dell’assistente di studio nella velocizzazione delle procedure di ricettazione e ci saranno complicazioni anche nelle procedure di coinvolgimento del sostituto medico che, per il momento, dovrà continuare ad utilizzare la ricetta rossa. In conseguenza di ciò – ha concluso il segretario della Fimmg – il rischio è che tutti gli oneri ricadranno sul titolare, con un aggravio di lavoro che significa tempo tolto alle visite e attese più lunghe per gli assistiti”.
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