I commercianti non vedono solitamente di buon occhio i pagamenti elettronici. Riusciranno le nuove direttive Ue a far cambiare loro idea?
I pagamenti con bancomat e carte di credito sono, da qualche giorno, regolati da nuove disposizioni volute dalla Commissione europea. La novità più importante riguarda il tetto sulle commissioni di interscambio che gli esercenti devono corrispondere alle banche ogni qualvolta un cliente chiede loro di pagare con “moneta elettronica”. Ma a cambiare sono anche le regole sul tipo di pagamento. I motivi? La volontà di Bruxelles di rendere le transazioni elettroniche più trasparenti e i consumatori più consapevoli. Riusciranno le nuove regole comunitarie a vincere l’annosa idiosincrasia tra i commercianti e i Pos?
Le direttive della Commissione europea, entrate in vigore lo scorso 10 giugno, stabiliscono un nuovo tetto massimo sulle commissioni di interscambio che gravano sui commercianti. I quali dovranno pagare alle banche non più dello 0,2% del valore di ogni singola transazione, quando accettano i pagamenti tramite bancomat; e non più dello 0,3%, quando “strisciano” le carte di credito. A spingere i commissari europei a intervenire su questo fronte è stato il desiderio di rendere tutto più trasparente. “Molti consumatori – ha commentato la responsabile europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager – utilizzano le carte di pagamento ogni giorno quando acquistano nei negozi o fanno shopping online. Per anni, le tariffe applicate dalle banche per i pagamenti con carta sono stati in gran parte tenute all’oscuro. Il nuovo regolamento europeo ha reso i pagamenti con carte più trasparenti. Questo significa una riduzione dei costi a beneficio di milioni di consumatori e rivenditori europei”.
Non solo: a cambiare sono anche le regole sul tipo di pagamento. L’acquirente potrà, infatti, scegliere il canale di pagamento che preferisce optando per quello che – a suo avviso – presenta il miglior rapporto costo/efficacia. Anche l’esercente potrà dotarsi del canale preferito (in Italia, ad esempio, ci sono PagoBancomat e Mastro), ma dovrà comunque rimettersi al volere del cliente. Che anche su questo avrà l’ultima parola. Il nuovo regolamento europeo potrebbe sortire effetti interessanti. I titolari di negozi e botteghe che hanno, fin qui, tradito scarsa simpatia per l’utilizzo del Pos potrebbero, infatti, ricredersi. Con grande soddisfazione dei commissari europei che – insieme ad altri osservatori accreditati – registrano, da tempo, la ritrosia di molti esercenti nei confronti dei pagamenti elettronici.
Pagare con bancomat e carte di credito non è, infatti, una cosa che entusiasma i commercianti. E a svelarne i motivi è stato, qualche tempo fa, uno studio condotto dal sito SOS Tariffe. L’indagine ha praticamente spiegato che attivare un Pos non è un’operazione indolore. Anzi: all’esercente tipo italiano costa mediamente più di 2 mila euro e frutta solo il 2% dei ricavi. Andando un po’ più nello specifico: il Pos tradizionale (collegato ad una rete fissa) implica una spesa che si aggira intorno agli 82 euro per il terminale e ai 25 euro per il canone mensile. Mentre il Pos mobile (gestibile con smartphone o tablet) grava per 75,77 euro e quasi 10 euro di canone mensile. A cui devono aggiungersi i costi connessi alle commissioni di interscambio alle banche che dovrebbero (finalmente) pesare di meno. Il totale? Stando ai calcoli fatti da SOS Tariffe, un negozio di abbigliamento che utilizza regolarmente il Pos tradizionale può arrivare a spendere 3.183 euro all’anno, quando accetta i pagamenti con bancomat; e 5.421 quando accetta le carte di credito.
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