“L’informatica non riguarda i computer più di quanto l’astronomia riguardi i telescopi”: la bella citazione dell’olandese, Edseger Wybe Dijkstra, può aiutare a sgomberare il campo da un fraintendimento diffuso, che tende a far coincidere la disciplina con l’utilizzo professionale del computer. Niente di più riduttivo: il computer rappresenta solo un mezzo attraverso il quale gli informatici cercano di centrare obiettivi ambiziosi, che riguardano l’automatizzazione efficiente di informazioni da elaborare. La premessa – un po’ macchinosa forse – serve solo a spiegare che avere dimestichezza coi computer non basta. Studiare per una laurea in Informatica significa intraprendere un percorso faticoso ed avvincente, ricco di spunti e di opportunità. Che non può prescindere certo dalla conoscenza approfondita delle potenzialità del “cervello elettronico”, ma implica anche molto altro.
I percorsi universitari
I corsi di laurea in Informatica sono strutturati come tutti gli altri. Chi sceglie di avviarsi in questa direzione, può puntare su una laurea triennale (di primo livello) o scegliere di proseguire con una magistrale che dura altri due anni. La laurea triennale in scienze e tecnologie informatiche prevede un piano di studi fitto e impegnativo, che scomoda materie come calcolo numerico, algebra, progettazione di algoritmi, ingegneria del software, ma anche calcolo delle probabilità, matematica discreta (intesa come finita), architettura degli elaborati e laboratori, fisica e grafica computerizzata. Anche le lauree magistrali offrono un buon ventaglio di scelte: chi vuole perfezionare la propria formazione può, infatti, optare per l’indirizzo in Informatica (pura), in Intelligenza artificiale e sistemi interattivi, in Informatica e networking, in Informatica internazionale, in Informatica per la comunicazione o in Sicurezza informatica (solo per citarne alcuni). Il consiglio è sempre quello di consultare i siti dei vari atenei che – da Udine a Catania – aggiornano costantemente le loro offerte didattiche, in risposta alle esigenze espresse dal mercato occupazionale. L’idea è, infatti, quella di licenziare persone che dispongano delle conoscenze e competenze necessarie a trovare agevolmente lavoro, partendo dal presupposto che la laurea in Informatica continua ad essere una delle più richieste.
Dati presenti e previsioni future
Cosa devono aspettarsi i laureati in Informatica? Che la strada che conduce al lavoro sia, per loro, spianata? Rispondere con fermezza non è ovviamente possibile, ma le indagini condotte da AlmaLaurea sull’argomento possono aiutare a farsi un quadro della situazione. Lo studio, relativo al 2015, ha interpellato 1.915 dottori in Informatica, ad un anno dalla loro laurea triennale, scoprendo che il 35% di loro risultava iscritto ad un corso di laurea magistrale. Il 60,6% dichiarava, invece, di lavorare, il 28,7% di non lavorare e non cercare (magari perché impegnato ad approfondire gli studi) e il 10,8% di non lavorare ma cercare. Tra gli occupati, il 28,4% spiegava di proseguire il lavoro svolto prima della laurea e il 56,2% di aver iniziato a lavorare dopo aver conseguito il titolo. Precisando, tra l’altro, che il tempo intercorso tra la ricerca del lavoro e il primo “ingaggio” si aggirava intorno ai 3 mesi. Di più: ad esplicita domanda sui guadagni, i neo-laureati triennali in Informatica intervistati da AlmaLaurea rispondevano di mettere in tasca mediamente uno stipendio netto di 1.224 euro. E affermavano di considerare la loro laurea molto efficace per il lavoro che svolgevano nel 57% dei casi, abbastanza efficace nel 33,2% dei casi e per nulla o poco efficace nel 9,8% dei casi. Segno che ciò che avevano studiato era tornato loro quasi sempre utile.
E i laureati magistrali? Ad un anno dalla conclusione degli studi, il 49,5% dei 541 informatici intervistati da AlmaLaurea dichiarava di aver partecipato ad almeno un’attività di formazione (soprattutto stage e dottorati di ricerca), il 72,8% dichiarava di lavorare, il 19,6% di non lavorare e non cercare e il 7,6% di non lavorare ma cercare. L’11,2% degli occupati continuava a fare il lavoro svolto prima di conseguire la laurea in Informatica, mentre il 57,6% aveva iniziato a lavorare a conclusione degli studi magistrali, guadagnando mediamente 1.414 euro al mese. Non solo: il tempo impiegato a trovare lavoro, una volta congedatosi dall’università, aveva superato di poco i 2 mesi. Oltre il 60,4% del campione interpellato, infine, affermava di considerare la laurea molto efficace nel lavoro svolto, il 31,3% la reputava abbastanza efficace, mentre l’8,3% (costretto presumibilmente a svolgere mansioni che avevano poco a che fare con il percorso di studi quinquennale portato a termine) la stimava poco o per nulla efficace.
Dati ancora più confortanti per i laureati magistrali intervistati a 5 anni dalla discussione della tesi finale: l’88,4% di loro lavorava, l’8% non lavorava e non cercava (nel 3% dei casi perché aveva scelto di proseguire gli studi) e il 3,6% non lavorava ma cercava. Tra coloro che dichiaravano di avere un impiego, il 63,6% aveva iniziato a lavorare dopo aver conseguito la laurea in Informatica impiegando 5,3 mesi per trovare lavoro. Sì, ma che tipo di lavoro? Stabile nell’80,2% dei casi e capace di procurare guadagni che superavano mediamente i 1.640 euro netti al mese. Il quadro tracciato da AlmaLaurea può essere completato con le previsioni elaborate da Excelsior, che vaticina buone opportunità per i “dottori” in Informatica. Il numero delle entrate nel mercato del lavoro – stimato in 18.900 nel 2013 – sarebbe, infatti, destinato a crescere per raggiungere le 28.300 unità nel 2017. E secondo molti analisti del settore, le offerte di lavoro supereranno le domande. Ovvero le aziende (o chi per loro) si metteranno alla ricerca di più informatici di quanti ne usciranno dall’università nei prossimi anni.
Tutte le possibilità lavorative
Sono dati che possono incoraggiare a valutare l’opportunità di scommettere su una laurea in Informatica. Tenendo conto delle considerazioni fatte all’inizio (la difficoltà del percorso di studi e la necessità di fare la scelta didattica giusta). Anche perché, a differenza di quanto comunemente si pensa, gli sbocchi lavorativi che possono aprirsi sono diversi. I laureati in Informatica si occupano, solitamente, di progettare e gestire sistemi informativi per imprese, banche, assicurazioni, enti pubblici e privati. O possono optare per la libera professione, fornendo assistenza e consulenza a chiunque ne faccia loro richiesta. Tra le professioni più gettonate ci sono il tecnico, il programmatore, l’analista e l’operatore informatico, ma anche il project manager, il database administrator (colui che si occupa di installare, configurare e gestire sistemi di archiviazione di dati più o meno complessi), l’It architect (che deve definire l’architettura del sistema informativo), il Web designer (colui che progetta e sviluppa i siti Web curandone molto la veste grafica), il Web master (che subentra al lavoro del Web designer e si occupa di gestire ed amministrare il sito accertandosi del suo funzionamento) e il Web developer o sviluppatore Web. Non solo: chi riesce a incorniciare una laurea in Informatica può aspirare a fare lavori tanto impegnativi quanto avvincenti. Qualche esempio? C’è chi ha trovato impiego nell’industria dell’animazione al computer e chi ha fatto fortuna progettando app per dispositivi mobile. Chi ha scelto di fornire il suo contributo alla sicurezza informatica (nel tentativo di neutralizzare gli attacchi di un hackeraggio sempre più strutturato) e chi progetta la realizzazione di soluzioni sofisticate nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Battendo ripetutamente le dita sui tasti di un computer che – come spiegato – rappresenta solo un prezioso strumento di lavoro.