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Chiedevano soldi per dare lavoro e sparivano. Arrestati

Vittime della disoccupazione, ma in questo caso il lavoro gli era stato offerto, peccato che era solo una truffa. Così due uomini si sono trasformati in ‘procacciatori d’affari’ ingannando centinaia di giovani e meno giovani. (fonte ‘La Stampa’). La tecnica utilizzata non era poi così tanto sofisticata: i due inserivano su internet annunci di lavoro …

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Vittime della disoccupazione, ma in questo caso il lavoro gli era stato offerto, peccato che era solo una truffa. Così due uomini si sono trasformati in ‘procacciatori d’affari’ ingannando centinaia di giovani e meno giovani. (fonte ‘La Stampa’).

La tecnica utilizzata non era poi così tanto sofisticata: i due inserivano su internet annunci di lavoro privati senza agenzie e molto allettanti, offerte appetibili che interessavano ambiti più disparati, come addetti mensa, autotrasportatori, manutentori negli ospedali e incaricati dei servizi di pulizie. Attraverso le promesse di impiego i due ‘imprenditori’ rendevano ancora più gustosa la torta, approfittando facilmente del periodo di crisi attuale e della piaga del lavoro che manca. Facevano firmare contratti di lavoro falsi, poi chiedevano un contributo da pagare in contanti per diventare soci dell’azienda. Dopo aver intascato la quota che era di circa 200/250 euro a seconda dei casi, sparivano facendo perdere le loro tracce.

Le vittime, in maggioranza giovani con poca esperienza lavorativa ma anche over 50 in maggioranza uomini, ex dipendenti in cassa integrazione, in mobilità o disoccupati. Disperati che avrebbero fatto qualsiasi lavoro pur di portare a casa il poco sostentamento che gli sarebbe servito per vivere.

Le indagini sono partite a giugno dopo la denuncia di una trentenne, che ha raccontato: “Avevo scritto su un sito che ero alla ricerca di occupazione, sono stata contattata da un’azienda che mi ha fatto una proposta, dicendo che era interessata al mio profilo per lavorare in una mensa. In un primo momento ho declinato l’invito, poi ho accettato, all’appuntamento per firmare il contratto, mi hanno richiesto il pagamento di una quota. Poi non ho più avuto notizie“. Alla donna non gli è rimasto nient’altro che una ricevuta scritta a penna, senza marca da bollo, del pagamento di 195,45 euro.

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