A dare una deadline è stata il ministro dell’Istruzione in persona che, interpellata sul nuovo concorso docenti annunciato negli scorsi giorni, ha dichiarato che il bando uscirà entro la prima settimana di febbraio. Di più: le prove scritte si svolgeranno tra il mese di marzo e quello di aprile e a seguire, secondo un calendario che non è ancora stato definito, si procederà con gli orali, nell’auspicio di arrivare alle nuove nomine (in ballo ci sarebbero 63 mila posti) entro il mese di settembre. In tempo per la ripartenza della scuola. Questo è quanto ha dichiarato ad alcuni giornalisti incontrati ieri a Torino Stefania Giannini, ma le cose andranno davvero così? E soprattutto, quali cambiamenti porterà nella scuola il nuovo concorso indetto per arruolare i docenti di domani?
Stando a quanto riferito dal ministro Giannini e dal premier Matteo Renzi nel corso di una recente conferenza stampa, grandissima importanza verrà destinata alla conoscenza della lingua straniera. Tanto che due degli otto quesiti che, verosimilmente, comporranno la prova scritta verranno formulati in inglese. Alla base della scelta ci sarebbe la volontà di potenziare la metodologia didattica Clil (Content and language integrated learning) che prevede l’insegnamento di materie non linguistiche in lingua straniera. In pratica: il docente di domani dovrà essere in grado, tra le altre cose, di spiegare la storia in inglese o di condurre un’intera lezione di matematica senza mai ricorrere all’italiano.
L’idea non piace affatto ai sindacati: “Non si può pensare di impostare la selezione delle prove del concorso sulla conoscenza approfondita di una lingua straniera, livello B2 – ha detto il segretario della Uil Scuola, Pino Turi – Per raggiungere lo stesso scopo, basterebbe inserire una prova in lingua facoltativa con punteggio aggiuntivo che favorirebbe i candidati in possesso di tali abilità, ma eviterebbe l’esclusione a priori di tanti docenti a cui non è mai stata chiesta la conoscenza delle lingua per divenire ed essere un bravo insegnante”. E non si tratta dell’unica obiezione sollevata: anche la Flc Cgil ha, infatti, espresso qualche dubbio sul concorso docenti di prossima partenza.
Nello specifico, il sindacato ha ricordato che ci sono ancora molti insegnanti che – pur essendo in possesso di tutti i requisiti richiesti – aspettano di stabilizzarsi e che il nuovo concorso (che riguarderà solo i turn over) non prefigura alcuna soluzione per loro. “Perché prima di procedere con un nuovo concorso non si stabilizza chi ha maturato il diritto nel rispetto della sentenza della Corte di Giustizia Europea? – hanno chiesto dalla Cgil – Perché non si sana l’illegittimità della mancata assunzione dei docenti della scuola dell’infanzia? Il ringiovanimento del corpo docente è necessario per la scuola pubblica, ma non può passare sulla testa di chi in questi anni è stato necessario al funzionamento delle scuole, di chi ha maturato esperienza e competenze nell’insegnamento e si vede gettato nel mare della disoccupazione”.
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