Acquistare prodotti contraffatti è un’abitudine assunta da sempre più italiani che sottostimano l’entità del danno arrecato alla nostra economia. A fare il punto della situazione è stata Confagricoltura che, in collaborazione con la Fondazione Open, ha condotto uno studio approfondito sulla contraffazione alimentare e sul contrabbando di tabacco stimando una perdita (per il mercato lecito) di 4 miliardi di euro che impatta anche sul mercato occupazionale sottraendo 20 mila posti di lavoro.
Quello della contraffazione alimentare è un fenomeno ampiamente diffuso che, stando al sondaggio riportato da Confagricoltura condotto su un campione di mille aziende, ha interessato il 41,8% delle imprese italiane con almeno 10 addetti. Per non parlare delle realtà più grandi, quelle che danno lavoro ad almeno 250 dipendenti, che nel 75% dei casi sono state vittime di contraffazione. E non si pensi che si tratti solo di un danno legato all’alimentazione e, dunque, alla salute (consumare prodotti alimentari contraffatti significa portare a tavola cibi sui quali non si hanno garanzie in termini di valori nutrizionali), ma anche di un danno economico ingente.
Secondo il Censis, infatti, nel 2012, la contraffazione alimentare ha sottratto al mercato lecito italiano oltre 3 miliardi di euro e tolto il lavoro a 21 mila persone. E la vendita dei prodotti alimentari contraffatti ha fruttato circa un miliardo di euro, avviando un business che, nel nostro Paese, è secondo solo alla contraffazione di abbigliamento e di Cd/Dvd (che risultano ancora più remunerativi).
E veniamo al contrabbando del tabacco: l’Italia è il Paese leader in Europa per la sua produzione, ma in pochi lo sanno (il 77% degli intervistati ha dichiarato di non essere a conoscenza dell’esistenza di aziende che lo lavorano). Il fenomeno è in continua crescita: nell’ultimo anno si è assistito a un’escalation del 16% che in “piazze particolari” come la città di Napoli ha raggiunto addirittura il 40%. A “praticarlo” è spesso la criminalità organizzata che lo usa come “bancomat” per finanziare altre attività illecite, con conseguenze inevitabilmente negative sull’economia locale e nazionale.
Se le cose continuassero così, si stima che a fine anno gli introiti (illeciti) legati al contrabbando di tabacco ammonteranno a circa 1 miliardo di euro. Con un danno, per il settore che opera regolarmente, di 215 milioni all’anno e circa 7 mila posti di lavoro in meno. Per non parlare del danno erariale allo Stato che, se nel 2014 si è fermato (si fa per dire) a 770 milioni di euro, nel 2015 rischia di raggiungere i 900 milioni di euro.
“Nel settore del tabacco – ha detto il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi – i coltivatori che all’inizio degli anni Duemila erano oltre 27 mila, oggi sono scesi a meno di 4 mila (-85%). Il progressivo venir meno degli aiuti pubblici al settore, insieme al perdurare della crisi economica e soprattutto all’avanzamento del mercato illecito del contrabbando e della contraffazione, hanno determinato una situazione di arretramento della produzione del tabacco in Italia, il cui mercato cala ogni anno del 6%“.
Ma a mettere le ganasce alla crescita economica del Paese sono spesso gli stessi consumatori. Se è vero (come è vero) che quella di acquistare prodotti di contrabbando o contraffatti è diventata un’abitudine sempre più consolidata. “Per il 48% degli intervistati – ha spiegato il sondaggista Adrio De Carolis – contrabbando e contraffazione sono solo un modo per ‘tirare a campare’, mentre una percentuale ancora più ampia, circa il 60% dei nostri connazionali, rivela un’accettazione passiva dei due fenomeni, ritenendo che ‘essi siano spesso tollerati dallo Stato e che esistano da sempre e sempre ci saranno’. Questo nonostante poi i nostri connazionali dimostrino di avere piena consapevolezza della gravità della natura criminale del contrabbando e ritengano che a trarne vantaggio siano, per il 63% del campione, le organizzazioni criminali internazionali e, per il 53%, le organizzazioni mafiose italiane”.
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