Il made in Italy, si sa, è quasi sempre sinonimo di stile. Per questo, i prodotti realizzati dalle sapienti mani dei nostri artigiani finiscono, molto spesso, per essere “imitati”. A confermare il dato un’indagine dell’Uami – Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno, che si occupa di tutelare la proprietà di marchi, modelli e disegni – secondo cui l’Italia è il Paese europeo maggiormente esposto alla contraffazione di capi di abbigliamento, scarpe e accessori.
Con conseguenze più che pesanti per la nostra economia interna: l’imitazione non autorizzata dei prodotti made in Italy avrebbe, infatti, generato perdite per 8.968 milioni di euro all’anno. Come dire che le imprese italiane che realizzano regolarmente i loro prodotti hanno dovuto rinunciare all’8,5% delle vendite. E anche sul fronte dell’occupazione, le conseguenze sono state importanti, se è vero (come è stato certificato dallo studio) che il fenomeno della contraffazione ha determinato la perdita di 80.951 posti di lavoro lungo tutta la filiera (dalla produzione al commercio).
Si tratta, insomma, di un fenomeno che deve essere contrastato con tempismo ed efficacia. Come hanno fatto recentemente gli agenti della Guardia di Finanza di Albenga e Finale Ligure che hanno sequestrato, lungo le coste del litorale ligure, circa mille capi contraffatti, tra maglie, polo, scarpe e accessori vari. La loro operazione – denominata “Original Beach” – ha preso le mosse da una serie di avvistamenti e si è conclusa con l’arresto di 5 persone. A stringere le manette ai polsi sono stati gli agenti in costume da bagno, che si erano mimetizzati tra i turisti in vacanza per stanare i venditori “irregolari”.
Ma non sono solo loro a rischiare grosso. La Guardia di Finanza ricorda, infatti, che sanzioni pensanti – che vanno dai 100 ai 7 mila euro – sono previste anche per chi compra prodotti contraffatti. Acquistare una borsa “tarocca” di Luis Vitton o l’ultimo modello di occhiali che reca solo la firma di Prada potrebbe rivelarsi una mossa tutt’altro che conveniente. Oltre che poco lungimirante: i prodotti “abusivi” sono, infatti, quasi sempre realizzati con materiali scadenti, che possono causare problemi (in primis, fastidiose forme allergiche) alla salute di chi li indossa.
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