Il sentore è che si senta l’esigenza di aggrapparsi all’unico spiraglio disponibile per convincersi che le cose stiano andando meglio. A cosa ci riferiamo? All’ultima rilevazione dell’Istat sulla produzione nelle costruzioni che, come è noto, è uno dei settori che ha subito maggiormente i “contraccolpi” della crisi. Ebbene, nel mese di luglio, l’istituto di statistica ha certificato un aumento, rispetto al precedente mese di giugno, dello 0,3%, ma si tratta dell’unico avanzamento rilevato.
Rispetto a luglio 2014, infatti, la produzione nel settore dell’edilizia è calata di un ulteriore 0,6% e non è andata meglio nel trimestre maggio-luglio che ha perso 1,5 punti percentuale rispetto ai tre mesi precedenti. Per non parlare del dato relativo ai primi 7 mesi del 2015 (gennaio-luglio) che ha fatto registrare una contrazione del 2,3% su base annua. Eppure quasi tutti gli organi di informazione hanno scelto ieri di marcare l’accento sull’unico dato positivo (il +0,3% registrato su base mensile), che è comparso sui “titoloni” per diffondere l’ennesima stilla di ottimismo. Un ottimismo che – a ben guardare – potrebbe essere smorzato dalla semplice lettura dell’Anagrafe delle opere incompiute (di interesse nazionale) aggiornato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che restituisce la fotografia (poco esaltante) di un Paese fatto di scheletri di cemento e di grandi “cattedrali nel deserto” abbandonate all’incuria. O di strade che attendono di essere ultimate e segnano distanze incolmabili tra località poste a pochi chilometri tra loro.
I numeri sono impietosi: nel 2014, nel Bel Paese, si contavano ben 868 opere incompiute. La gran parte delle quali concentrate in Sicilia che detiene il record nazionale con 215 opere da completare. A seguire la Calabria (con 93), la Puglia (81), la Sardegna (67) e il Lazio (54). Mentre a distinguersi, in positivo, sono la Provincia autonoma di Bolzano, con 8 opere incompiute, la Valle d’Aosta (che ne ha solo una) e, soprattutto, la Provincia autonoma di Trento che non ha opere pubbliche da ultimare.
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